20. Ci viviamo

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ALBA
Ischia, estate.




But I can see us lost in the memoryAugust slipped away into a moment in time'Cause it was never mineAnd I can see us twisted in bedsheetsAugust sipped away like a bottle of wine'Cause you were never mine— August di Taylor Swift

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But I can see us lost in the memory
August slipped away into a moment in time
'Cause it was never mine
And I can see us twisted in bedsheets
August sipped away like a bottle of wine
'Cause you were never mine
— August di Taylor Swift.

















Mi svegliai nel letto alle undici e un quarto, circa.

Strofinai gli occhi contro il cuscino e sospirai trovando Riccardo al mio fianco. Sorrisi, la mia mano s'infilò tra i suoi capelli e si beò del contatto con i suoi ricci.

Ricordai quello che successe la notte prima: in spiaggia facemmo l'amore come se fossimo due ragazzini inesperti. Mischiammo la pelle agli ansiti e alla sabbia sotto i nostri corpi. Le mani a stringersi e le bocche a incollarsi, cercarsi. Le mie ginocchia a spingersi sui suoi fianchi e i miei talloni ad affondare nei suoi polpacci. Lo introducevo dentro di me, spingendolo con le mani sui glutei, lo baciai senza fiato e lui mi accarezzava, mi guardava e mi sussurrava dolci frasi che mi avrebbero fatto ricordare quella notte per tutta la vita: «Sei bellissima, Alba, da farmi sentire male.» E continuava, arcuavo la schiena e la delicatezza svaniva quando le sensazioni si concentravano nello stomaco. Gli ripetei di continuare, ma ogni mia parola moriva sulla sua bocca, tra i suoi baci. Gli graffiai le spalle e lui affondò con le labbra sul mio seno. Alla fine mi chiese se stessi bene.

Lo strinsi forte, lo abbracciai così forte che per un attimo pensai che ci stessimo spezzando in miliardi di frammenti. I respiri divenirono ansanti e il cuore vibrava così forte da farmi tremare, iniziai a piangere. Piansi piano, lacrime salate che scendevano senza motivo, senza meta, che solcavano il collo, io non respiravo quasi, e Riccardo non se ne accorse.

Non se ne accorse fin quando un singhiozzo mi fece sussultare, respirai irregolarmente, con il viso incastrato sulla sua spalla e le mie dita ad affondare nei suoi capelli.

Riccardo portò una mano sulla mia guancia, scivolando via dal mio fianco, «Ehi...», sussurrò, poggiando la fronte sulla mia, cercò il mio sguardo mentre io lo baciavo senza fiato, lacrime e saliva a mischiarsi incondizionatamente. «Che cos'hai? Ti ho fatto male?», sussurrò, accarezzandomi i capelli, accarezzandomi dovunque pur di rassicurarmi.

La sabbia era diventata calda e aveva preso la forma del mio corpo intrecciato al suo. Io negai, velocemente, sorrisi debolmente, cercai di togliermi quel torrente di lacrime dalle gote. «Non lasciarmi», sussurrai, presa da un altro singhiozzo.

Gli occhi di Riccardo s'illuminarono. «Che intendi?»

«Non ci voglio tornare a Roma», negai con il capo, «Non me ne importa di quello che puoi o non puoi darmi. Voglio solo stare con te...», mormorai, passando la mano sulla sua guancia. In quel momento mi resi conto che quelle lacrime erano di coscienza, mi ero resa conto che era diventato troppo importante, che gli avevo dato più di quanto avrei voluto. Pensarlo distante mi lacerava il cuore. «Ti prego non lasciarmi», sussurrai e lo abbracciai ancora, gli circondai le spalle morbosamente, gli cinsi il collo.

Domani sarò albaWhere stories live. Discover now