9. Il pescatore e la monaca - Pt. 2

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ALBA
Ischia, estate.






[...]
Come gocce d'asfalto siamo
Altro che gocce d'acqua
Ho le gocce per la felicità, ehi
Ti va di passarci una notte con me?
Tra le strette di mano e i giochetti di gambe
Mi va, sì, e ci passo serate
Ma resto in apnea, vedo quanto riesco a restare.
- Acqua di Mace, Rkomi e Madame.










Bussarono alla porta dell'oblò.

Eravamo tornati indietro da un'ora e mezza, avevamo attraccato al molo di Ischia Ponte. Avevo deciso di andare per ultima a fare una doccia e sistemai i costumi nel piccolo scomparto dell'armadio.

Mentre me ne stavo avvolta nel mio asciugamano con i capelli grondanti d'acqua, qualcuno venne a disturbarmi.

Mi strinsi l'asciugamano al petto col braccio, con un sospiro mi affacciai, era Riccardo. Non me lo aspettai, infatti trasalii un po' quando mi trovai a incrociare i suoi occhi.

Gli aprii, il mio cuore prese a martellare inaspettatamente. Lui mi sorrise con quell'imprevedibilità da brividi. Con Riccardo non sapevo mai che fare o come comportarmi, poiché le sue espressioni dicevano così tanto di lui e solo conoscendolo alla perfezione potevo carpire cosa passava per la sua testa.

«Ehi», inclinò il mento, scorgendo con gli occhi il mio fisico nascosto. «Disturbo?»

«Dovevo vestirmi. Cosa c'è?», replicai poggiandomi con la spalla alla parete e stringendo fortissimo l'asciugamano tra le dita, onde evitare una figuraccia e far vedere qualche lembo di pelle indiscreto.

«Ti porto con me», disse senza aspettarsi risposte od opposizioni, categorico.

Mi venne da ridere appena. «Come dici?»

«Vieni con me, adesso. Ti aspetto qua fuori», m'informò.

«Non me lo chiedi neppure? Devo e basta?», mi accigliai.

Lui strinse le labbra, schioccando la lingua dietro una smorfia. «Dovresti rifiutare?»

«Potrei», feci spallucce, «Magari ho altri programmi, con altri ragazzi, magari Michele mi ha chiesto—»

«Ti aspetto qua fuori, bambina. Non farmi aspettare troppo», tagliò corto, mi fece un occhiolino prima di richiudere l'oblò.

Aveva ragione. Non gli avrei mai rifiutato alcun invito. Nemmeno il più sciocco.

Asciugai i capelli ricci, li sistemai e mi stupii per quanto vennero ben definiti e profumati. Occupai molto tempo per capire cosa mettere, non mi aveva specificato dove fossimo andati, o meglio, dove mi avrebbe portata. Mi preoccupai eccessivamente del mio aspetto, forse inutilmente. Il risultato non mi sembrò poi tanto pessimo.

Misi il profumo e uscii dall'oblò. Riccardo era seduto sulla prua, quando mi sentì si voltò. Infilata tra le labbra c'era una sigaretta dalla punta incenerita e arancione, si affievolì quando se la tolse dopo aver aspirato delicatamente. I suoi occhi scesero su di me, il fumo lo avvolse in una nube salendo verso l'alto. Verso il cielo.

Mi lasciai studiare da lui. Poi sorrisi, «Vado bene?», domandai facendo una giravolta intimidita.

«Eccome», sorrise a sua volta. S'alzò, fece l'ultimo tiro dalla sigaretta per poi schiacciarla nel posacenere accanto a lui.

Domani sarò albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora