11. Il monolocale

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ALBA
Ischia, estate.










Parole che cercano parole, che trovano parole
Che vivono per dare ma poi restano parole
Che non sappiamo dire
Che non sanno spiegare
Che tutto quanto è a capo, tutto è da ricominciare
È proprio questo che le rende inutili
È proprio questo che ci rende deboli
Perché ti voglio e posso solo perderti.
Complici di Enrico Nigiotti e Gianna Nannini.









Bollino rosso.
🔴

Allerta capitolo lungo.
⚠️











Era sabato sera.

Tornata alla Villa, il giorno prima, mi ero buttata nel letto e avevo preso il libro che stavo leggendo: Il vecchio e il mare di Hemingway, pescai tra il borsellino tutti i fiorellini raccolti, fin quando non trovai l'erica.

La presi e la infilai tra le pagine.

Avevo messaggiato con Riccardo la sera, prima di crollare in un sonno profondo. Mi aveva inviato una foto di Marvena che dormiva vicino a lui in una camera angusta, ma persino dalla foto capii possedesse una calorosità e intimità inaudita.

"Non ti sto tradendo, principessa, tranquilla."

Diceva la didascalia.

Ignorai la provocazione.

"Come va con i tagli? Li hai disinfettati?"

Attesi con ansia una risposta.

"Vanno bene. Non devi agitarti, non è la prima volta. Mi sono ridotto anche peggio."

Sospirai.

"Va bene, Rocky Balboa, non fare lo spavaldo adesso. Sono solo preoccupata. Non volevo che accadesse quello che è successo."

"L'ho deciso io. Non ti avrei lasciato fermarmi. Non sono un cane addomesticato."

"Lo avevo notato, Riccardo. Spero tu dorma bene."

"Con Marvena che si prende tutto il letto ne dubito. Magari penso a te e dormo meglio."

"Finiscila, Casanova. Salutami la piccola Marvena, Keesi e Franco."

"Non pensarmi troppo, bambolì. Te li saluto volentieri, a domani."

Il giorno dopo, rileggendo quei messaggi in mutande, decidevo cosa mettermi per la serata con Michele e i suoi amici.

Avevo già deciso in realtà, ma non ne ero convinta. Fu immediata la voglia di indossare il vestito dorato. Lo avevo preso, me lo ero misurato addosso come se fosse nuovo. Me lo infilai piano e me lo lasciai aderire addosso, mi sentii una bambolina, proprio come mi chiamava Riccardo.

I miei occhi spiccavano come dei rubini, sembravo cucita con la seta. Decisi di truccarmi senza troppo impegno, coprii la imperfezioni e misi un mascara. Mi guardai allo specchio a lungo; mi sistemai i capelli dietro le orecchie e guardai l'orologio che segnava l'orario in cui Michele doveva star per bussare alla porta di casa.

Domani sarò albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora