23. Notti d'agosto al sapore di mare

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ALBA
Ischia, estate.




Kiss me hard
before you go,
summertime sadness.
I just wanna you to know
that baby, you the best...
I got my red dress on
tonight
dancin' in the dark
in the pale moolight
done my hair up, real big
beauty queen style,
high heels off, I'm feelin' alive.
— Summertime Sadness di Lana del Rey.














M'ero svegliata presto.

Il caldo mi aveva asfissiata per tutta la notte, il cielo era così lucente e celeste da far male agli occhi.

Riccardo si era addormentato prima di me, non aveva proferito parola, si era steso a pancia all'aria, si era coperto il viso con il braccio e respirava piano, fingendosi addormentato, quando, in realtà, sapevo stesse pensando.

Rimuginava, rimuginava, rimuginava.

Tutto ciò che faceva era rimuginare, su tutto, e lo sentivo, lo capivo. Fingeva di niente, come se io non lo conoscessi sul serio, come se non sapessi cosa gli passasse per l'anticamera del cervello o cosa gli smuovesse le iridi sotto le palpebre.

Mi ero rigirata nel letto, alla fine rimasi in intimo dal caldo, mi strofinai le mani sul viso e mi tolsi i capelli dalla guancia. Mi avvicinai goffamente al ventilatore lasciato a infeltrirsi di polvere nell'angolo della stanza, lo accesi al massimo.

Dopo essermi messa davanti alle pale per due minuti, mi rigettai sul letto. Riccardo aveva sospirato stanco, si era rigirato due volte prima di aprire gli occhi. Si stiracchiò e mi cercò, con il braccio a strofinarsi sul letto, per poi voltarsi sentendo che non ci fossi.

«Sono qui», ridacchiai, prendendogli la mano e portandomela vicino al viso.

Lui riabbassò il capo nel cuscino, rimanendo con la mano sulla mia guancia. Aveva fissato il soffitto per secondi interminabili, si era inumidito le labbra, «Sono stato un coglione», ammise, prima a se stesso e poi a me.

Mi tirai su per sedermi di fronte a lui, «È acqua passata.»

«No, ti ho trattata di merda.»

«Avevi delle ragioni plausibili», lo giustificai.

«Perché non sei incazzata con me?», si accigliò.

«Dovrei esserlo?»

«Non lo so», rispose, guardando oltre la finestra, «Mi dispiace, comunque.»

«Lo so.»

Riccardo spostò lo sguardo su di me, lanciò una lunga occhiata al mio corpo e mi carezzò il fianco nudo con le nocche, poi il ventre e in mezzo al seno. Arrivò fino alle mie labbra e le accarezzò con dolcezza, nascose un sorriso timido.

Si alzò a sedere di fronte a me, gli guardai i segni di inchiostro cosparsi sulla pelle, infilò la mano sotto i miei capelli, sulla mia nuca, per poi scendere a baciarmi sotto la mandibola, socchiusi gli occhi, sentendo il suo respiro vicino al mio orecchio.

«Facciamo una cosa da fidanzati.»

Io risi, mettendo una mano tra i suoi ricci. «Da fidanzati?»

Domani sarò albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora