17. Essere visti per chi siamo davvero

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ALBA
Ischia, estate.









A te che sei
anche quando credi
di non essere più.















Quella sera c'eravamo organizzate per andare a ballare. Non appena uscita dalla doccia, rientrai in camera in intimo e mi venne un colpo quando lo vidi seduto sul mio letto.

«Cosa fai qua?»

«Vai in discoteca, quindi?»

«Sì», ridacchiai confusa, «Problemi?»

«No, ma va, no», scosse il capo. «Voglio solo controllare la situazione.»

Alzai le sopracciglia e sospirai, scossi il capo, facendo finta di niente aprii l'armadio. Afferrai l'abito color menta, scollato dietro la schiena e intrecciato sul petto, mi fasciava bene i fianchi. Infilai le spalline, vidi Riccardo alzarsi e venirmi dietro. Prese i lacci che si legavano dietro alla nuca e fece un cenno col mento, indicandomi di alzare i capelli.

Fece un fiocco morbido, le sue mani scesero sulla mia spina dorsale ricoperta da lentiggini, poggiò i palmi sui miei fianchi per poi circondarmeli con le braccia. Fece aderire il suo petto su di me e il suo mento si poggiò sulla mia spalla, dolcemente mi guardò allo specchio. Sistemai i capelli sulle spalle, sembravano una cascata d'acqua riflessa al tramonto. Egli sospirò, percuotendo anche le mie scapole, «Mi sta bene?», domandai, lisciando le mani sulla pancia e sulle gambe.

Riccardo annuì. «Sei la ragazza più bella che io abbia mai visto», strinse le labbra, un debole sorriso gli si dipinse sul volto.

Incrociai i suoi occhi sul riflesso davanti a noi, piegai il mento per assumere la sua stessa posizione, la mia guancia contro la sua, sorrisi leggermente imbarazzata. «Perché mi dici questo?», mormorai.

«Perché è vero. Guardati», sussurrò, «Guarda i tuoi occhi, le tue labbra, il colore dei tuoi capelli e la tua pelle. Persino le tue ciglia sono belle. Sembri disegnata.»

«Ho molti difetti, invece», borbottai, distogliendo lo sguardo dal suo.

Lui negò, sorridendo, «Io non ne vedo.»

Scossi il capo, dondolai sulle punte dei piedi, guardai le sue mani intrecciate sul mio ventre. «Grazie, comunque. Nessuno mi aveva mai detto che fossi bella.»

«Come no?», disse scioccato.

«Mi avevano detto fossi "figa" o altri vezzeggiativi tipicamente volgari. Ho sempre pensato che chi mi diceva fossi "bella" non lo diceva per davvero, solo per cortesia. A parte la mia famiglia, ma è ovvio che almeno loro mi dicano sia bella, nessuno me l'aveva mai detto sul serio», ridacchiai, arrossata.

«Infatti non sei bella», negò seriamente, «Sei uno spettacolo, e te lo dico sul serio», mi diede un bacio sulla guancia. «Credimi, non sei figa, sei bellissima. Non accontentarti mai di questi complimenti superficiali, meriti di essere vista per quello che sei, principessa. Mi raccomando, cancella dalla tua vita le persone che fingono di guardarti.»

Si allontanò, afferrò il casco lasciato accanto al mio letto chinandosi velocemente. Notai mi avesse portato anche dei fiori, giacevano sul mio cuscino immobili, avvolti in una retina rossa. Erano delle splendide margherite. Prima che se ne uscisse dalla camera, mi affrettai a prenderlo per il polso, lo afferrai per poi tenergli una guancia e stampargli un bacio. Non sapevo cosa volevo dimostrargli con quel bacio, ma sperai dal profondo del mio cuore che capisse quanto quelle parole mi erano servite. Nessuno mi aveva pensata in quel modo, vista, guardata in quel modo. Mi ero sentita importante per qualcuno che non fosse la mia famiglia per la prima volta.

Domani sarò albaWhere stories live. Discover now