22. Musica jazz, sigarette e amici di famiglia

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ALBA
Ischia, estate.






Sapevo che ti avrei perso
ma ho iniziato tutto quanto lo stesso
perché ho pensato:
"Meglio perderlo
che non vivermelo affatto"















Arrivammo di corsa alla Villa, intravidi mamma che apparecchiava e papà che l'aiutava. Non appena mamma sentì il rimbombo della moto di Riccardo corse ad aprire il cancello automatico, ci sfilammo i caschi in fretta e attraversammo il giardino senza respiro.

«Ragazzi, suvvia, è tardi!», disse mamma, battendo le mani.

«Colpa mia, colpa mia», alzò le mani Riccardo, «Scusate», disse poggiandosi alle ginocchia per riprendere fiato.

Papà strinse le labbra e scosse il capo, poi ridacchiò e indicò casa con un cenno del capo: «Avete dieci minuti per darvi una sistemata. Tu vedi di scendere giù presto che devi darmi una mano», disse, puntando Riccardo con il dito.

Senza fargli dire altro, mi portai dietro Riccardo, tirandolo per il braccio fino in camera. Chiusi la porta del bagno con un tonfo dopo esserci infilati dentro, «Forza! Togliti i vestiti!», dissi, accendendo l'acqua della doccia, mi sfilai il pantaloncino alla rinfusa.

«Eppure mo' abbiamo finito, eh.»

«Non intendevo quello. Sbrigati.» Mi slacciai il costume con rapidità, controllai se l'acqua fosse fredda mettendo la mano sotto il getto.

Ci infilammo sotto la doccia e lui sbottò un paio di volte perché era decisamente troppo fredda, «Non fare storie, passa lo shampoo. No, quello è il bagnoschiuma Riccardo... no, quello è l'olio per il corpo... Cristo, ma è lì!», dissi, ridendo e menandogli il soffione d'acqua in faccia.

«Che cazzo, c'hai tutta roba uguale per una sfaccimma di doccia?», sbottò, gli misi il bagnoschiuma sulle spalle.

«Sta' zitto, non credo sia il momento adatto per fare polemica», ridacchiai quando lui provò a capire la differenza tra olio di semi e olio di cocco.

Fece un'espressione contraddittoria e continuò a spalmarsi il sapone, poi, mentre mi sciacquavo lo shampoo, mi rubò un bacio, un altro e un altro ancora. Io risi e gli intimai di voltarsi, così da potergli fare lo shampoo anche a lui.

«Alba! Negli occhi!», strofinò il viso sulla mia spalla.

«Scusa», risi, dandogli un bacio sul collo e carezzandogli la nuca, «Scusa, scusa.»

Quando uscimmo, di corsa, m'infilai dell'intimo bianco quasi inciampando, lui si asciugò i capelli con l'asciugamano. Presi un vestito blu e un completo rosso. «Quale dei due?», mi affacciai al bagno con le ciocche rosse a grondare ovunque.

Riccardo assottigliò le palpebre. «Vestito.»

Posai il completo, rimasi il vestito sul letto. Aprii la porta di camera, appurai che non ci fosse nessuno in corridoio e sgattaiolai fuori fino ad arrivare ad una camera di fronte alla mia. Era una sorta di magazzino di vecchie cose dei miei.

All'interno ci trovai una camicia di lino e dei pantaloni beige. Corsi in camera richiudendoci dentro, glieli porsi, «Guarda qua che ti ho trovato», esordii fiera. Riccardo, ch'era a testa ingiù e in mutande, osservò il completo che gli stavo mostrando, non gli diedi il tempo di ribattere, «Non c'è tempo per trovare scuse, dai, che è tardi!»

Mi infilai il vestito, gli feci chiudere la cerniera lampo, io gli sistemai il colletto sbavato della camicia. Sorrisi soddisfatta, gli accarezzai un riccio.

Domani sarò albaWhere stories live. Discover now