25. Il tempo passa

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ALBA
Roma, inverno.







If it's meant to be, it'll be.















«Tanti auguri a te!», cantarono.

Io sorrisi e guardai la torta che avevo davanti: Auguri Alba, in rosso, con un grosso ventitré sul dorso che mi urlava stessi crescendo e il tempo passava. 

Il tempo passa.

«Soffia, su!», mi incitò mia zia Monica. 

Guardai le fiammette gialle sopra alle candeline e soffiai, espressi un solo desiderio.

Applaudirono tutti, Gioele corse ad abbracciarmi mentre nonno Pietro mi prendeva in giro sulla mia veneranda età, dicendo fosse troppo giovane per avere una nipote così vecchia.

Papà si cimentò nel taglio della torta. Mi guardai attorno come se sperassi in qualcosa. Come se mi aspettassi di vedere qualcuno, ma non vidi nessuno. O meglio, non vidi chi speravo di vedere realmente.

Ero seduta sul divanetto in terrazza, dopo aver chiacchierato con i miei nonni, con il mio calice di vino bianco e i piedi scalzi. Scorrevo sui social tranquillamente; Roma, da casa dei miei, sembrava un dipinto futurista, con i grattacieli dell'aria periferica e l'ombra del centro storico a stonare sullo sfondo. 

Il cellulare vibrò tra le dita.

Mi uscì la notifica di una chiamata imminente: Bisnonna Silvia. Sorrisi, era una videochiamata. Risi pensando a quanto tempo ci avrà messo nel riuscir a capire come funzionasse.

«Ciao, nonna»,risposi non appena mi comparve davanti il suo viso stanco, ma felice. 

«Ciao, gioia mia, questa tecnologia mi sta uccidendo più velocemente della malattia», la sua voce era rauca, affranta, era da tempo ormai che rimaneva solo nel suo letto e non riusciva più a camminare. Al massimo si spostava in salotto, vicino al camino. «Tanti auguri.»

«Grazie», le sorrisi dolcemente, «Come stai?»

«Bene, diciamo bene», tossì, «Le mie giornate non sono diverse da altre. Mi manchi molto, mi mancate molto.»

«Anche a me manchi tanto, nonna.»

«Non avete intenzione di venirmi un po' a trovare?», chiese triste, sola. Mi sentii tremendamente in colpa: era a causa mia se la mia famiglia non si spostava da Roma. «Sono anni che non tornate.»

Era a causa mia.

Dopo ciò che era successo, avevo deciso di non tornare ad Ischia per un bel po', almeno fin quando non lo avrei superato. I miei, allora, mi assecondarono, capendo la mia volontà. Ma solo mamma e papà sapevano il vero motivo per il quale tornare a Ischia era l'ultima cosa che volessi, agli altri mi limitavo a dire che: "L'Università mi toglie tutte le forze"

Mi lasciai sfuggire un sospiro desolato.

Non sapevo mentire alla nonna. Io non le avevo mai detto niente, ma sapevo avesse capito tutto.

Domani sarò albaDär berättelser lever. Upptäck nu