Seconda parte

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Annabeth's pov

- È ancora lì? - mi chiese Reyna raggiungendomi davanti alla biblioteca che avevano a Nuova Roma.

Erano passate due settimane da quando avevamo lasciato l'Inghilterra e quel ragazzo, Draco Malfoy, a cui si era affezionato e da allora Percy cercava un modo per trovare una tecnica o una magia per spezzare il legame di asservimento a cui avevano costretto il suo amico.
Dopo aver setacciato la piccola biblioteca che avevamo al Campo Mezzosangue, senza risultati, si era stabilito al Campo Giove e passava le ore nell'enorme biblioteca che avevano lì.
Il che era assurdo vista la concentrazione che Percy normalmente non aveva.
Eppure...

Mi sentivo in colpa per averlo trascinato via da lì e averlo obbligato ad abbandonare il suo amico ma la cosa che mi importava di più era mettere al sicuro il mio ragazzo. Se quello che avevano scoperto quei due era vero non avrei di certo permesso a qualcuno di toccare Percy solo per una stupida teoria.

- Meglio così - risposi alla domanda di Reyna - Almeno concentra le sue energie in qualcosa. Se non si fosse fissato con questa ricerca avrei avuto problemi a gestirlo -

- È diventato tanto irascibile? Lo sai io mi baso sui racconti di Hazel, Frank e Nico - mi chiese.

Storsi la bocca.

- Abbastanza. È sempre stato irascibile, impaziente, impulsivo e altro...ma, da dopo il Tartaro i suoi poteri hanno cominciato ad andare di pari passo con il suo cattivo umore. E sempre da allora, il suo cattivo umore è perenne -

Lei mi fece un sorriso tirato.

- Quanto è passato? -

- Nemmeno un anno ancora -

Mi mise una mano sulla spalla, per confortarmi.

- Dagli tempo...i residui di quello che avete passato lì a lungo andare spariranno -

- Lo spero - dissi - Solo che ora come ora, questa cosa del suo nuovo amico, lo innervosisce ancora di più -

- Ha provato a parlare con qualche divinità che può aiutarlo? - mi chiese.

Scossi il capo.

- Non parla nemmeno con suo padre, figurati con gli altri dei...sai, gli dà la colpa, per essere finito nel Tartaro, per aver dovuto affrontare quello che ha affrontato. C'è l'ha con Era che ci ha trascinato in quella storia, c'è l'ha con mia madre per avermi obbligata a cercare l'Atena Parthenos, c'è l'ha con suo padre che non ha nemmeno provato a tirarlo fuori da quell'incubo e c'è l'ha con tutti gli altri dei che non hanno mosso un dito quando siamo finiti là sotto nonostante tutto quello che abbiamo fatto per loro. Non chiederebbe il loro aiuto nemmeno se non avesse scelta -

Non aggiunsi che avevo il terrore che Percy potesse fare come Luke, sfogare la sua rabbia e la sua frustrazione dichiarando guerra agli dei. Se il mio vecchio amico era figlio di Ermes e per fare quello che aveva fatto aveva dovuto fare un patto con Crono, con il mio ragazzo sarebbe stato diverso...l'avrebbe fatto da solo, e l'avrebbe fatto maledettamente bene. Non dubitavo che potesse radere al suolo l'Olimpo con la sua sola forza.

Quindi era un bene, che si concentrasse su altro.

- Nico ha sempre detto che non è un bene farselo come nemico - disse Reyna - Quella gente in Inghilterra... -

Sbuffai e mi strinsi le braccia al corpo.

- Spero per loro che trovino una buona ragione per giustificare quello che hanno fatto - dissi - Se deciderà di fare qualcosa...non sarò io a mettermi in mezzo -

Dicevano che io ero l'unica in grado di gestirlo e calmarlo ma io avevo visto una cosa che gli altri non avevano visto: se si fosse arrabbiato sul serio, non l'avrebbero fermato nemmeno gli dei.

                                ***

Hermione's pov

Gridò, per l'ennesima volta e mi portai le mani alle tempie.
Non stavamo risolvendo nulla, non avremmo ottenuto nulla e ero stufa di star dietro alle follie del Ministero, di quel passo l'avrebbero ammazzato.

- Basta! - esclamai tirando giù la catena dal chiodo al muro.

Draco, che fino a quel momento era rimasto in piedi, con le braccia sollevate sopra la testa e legate alla catena, finì in ginocchio, accasciandosi poi al suolo con il respiro affannato.

- Signorina Granger cosa... - fece il Ministro e lo fulminai, zittendolo.

- Sono settimane che andiamo avanti così e non parlerà, si è capito. Lo stiamo torturando per nulla, prova dolore ma si rifiuta di parlare e secondo me l'asservimento non sta funzionando - dissi - È una mia responsabilità, una mia proprietà e adesso basta con questi metodi -

Mi chinai su Malfoy e gli liberai i polsi aiutandolo a mettersi seduto, facendolo poggiare contro di me. Aveva la testa china, il respiro affannato e il suo corpo tremava, colpa dei residui del dolore della tortura.

L'unica cosa che faceva quel dannato collare era fargli provare dolore, qualsiasi cosa mi venisse in mente quell'aggeggio lo trasferiva sul corpo di Malfoy, facendolo soffrire senza che nessuno lo colpisse. Avevo ordinato quello che mi era stato chiesto di fare ma senza successo.

Ogni giorno passavamo le ore in una cella nei sotterranei del Ministero, lo legavano e iniziavano con le domande, lui non rispondeva e mi chiedevano di dare ordini al collare.
Dopo un pò smettevano, me lo facevano portare via, alla casa in cui stavamo abitando con Ron, Harry e Ginny e lo lasciavo riposare in quella che era la sua camera.

Malfoy non mi parlava, non mi guardava se non per fulminarmi e guardarmi con disprezzo, e ogni giorno per farlo mangiare era un impresa.
Se non si era tolto la vita era perché non poteva, perché non glielo permettevo.

- E cosa suggerisce? - mi chiese il Ministro.

Non ci pensai due volte.

- Smettetela di credere alle leggende o trovatevi un altro modo per fare ciò di cui vi illudete - risposi acida - Lasciatelo perdere-

Poi mi smaterializzai, portandolo via da lì.

La dinastia di Serpeverde Where stories live. Discover now