Anima nera

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Hermione's pov

Il nulla.

Quando avevo agganciato il collare a Percy aveva sentito un dolore lancinante, un dolore che era partito dalla mia testa e mi aveva trapassata più volte da parte a parte in tutto il corpo. Immagini sfocate mi avevano invaso la mente mentre il dolore mi spingeva sull'orlo della pazzia. Avevo sentito nel petto angoscia, rabbia, tristezza e sete di sangue.

I ricordi più dolorosi di Percy Jackson erano più fisici ed emotivi che altro.

"Morirai provandoci" mi aveva detto Annabeth.

E ora lo capivo: non stavo semplicemente vivendo alcuni dei ricordi del suo ragazzo, ero entrata in qualche modo in contatto con la sua anima.

Poi all'improvviso era arrivato il vuoto assoluto, non vedevo più nulla e una calma che sembrava quasi micidiale mi aveva invaso i sensi.

E l'unica cosa che avevo capito in tutto quel caos che era Percy Jackson era che lui aveva un'anima nera, nera quanto una notte senza luna e senza stelle, nera quanto l'abisso più oscuro dell'oceano.

Poi una luce improvvisa mi spinse ad aprire gli occhi di colpo ma mi resi conto subito che ero ancora, da qualche parte, intrappolata nella mente di Percy perché davanti ai miei occhi apparve una spiaggia e un ragazzo seduto su un molo con le gambe in acqua.

- Non è una bella sensazione...sapere che hai visto quella parte di me, di solito la nascondo bene - disse il ragazzo voltandosi.

Quello davanti ai miei occhi era indubbiamente Percy Jackson, ma non quello che avevo conosciuto io, era più piccolo, lineamenti morbidi, fisico gracile e gli occhi erano privi di quella malinconia infinita di qualcuno che ha visto già tutto del mondo.

- Sono...nella tua testa...ne sei consapevole? - gli chiesi confusa.

Lui mi guardò con gli occhi più limpidi che avessi mai visto.

- Ne sei sicura? Non puoi sapere se questo è solo un ricordo o un brandello della mia coscienza- mi disse.

- Da quanto si fa conversazione con i ricordi? - chiesi confusa.

Lui ridacchiò per poi darmi le spalle e tornare a guardare l'oceano che si estendeva a perdita d'occhio davanti ai nostri occhi.

Indecisa su cosa fare lo raggiunsi e mi sedetti al suo fianco osservandolo di profilo.

C'era qualcosa di strano, innaturale.

- Io so cosa hai visto- disse dopo un pò - Ma non so cosa ti è rimasto più impresso -

Volsi lo sguardo all'oceano, indecisa se rispondere e soprattutto cosa rispondere.

- Sei arrabbiato con qualcuno - confessai alla fine - Ho sentito che hai voglia di distruggere ma che provi un senso di angoscia nel pensarlo -

- Non pensi che sarebbe più normale che provassi sensi di colpa? -

Tornai a guardarlo.

Chi ero io per giudicarlo? Di dirgli cosa era giusto e cosa no?
Io che mi ero sempre ritenuta una persona corretta, furba e intelligente avevo cominciato a fare una serie di errori, a partire dall'aver cancellato i ricordi ai miei genitori, fino all'aver ridotto Malfoy ad uno schiavo privo di libertà e volontà di scelta.
Non ero una buona persona.

- Non so ancora giudicare...non so cosa hai passato o vissuto-

- Ti sembra normale una persona che, a dodici anni, vuole uccidere il patrigno? Che ha spinto la madre a farlo? Che ha provato soddisfazione quando ha saputo che non esisteva più? -

Rabbrividii e quando si voltò a guardarmi incrociai gli occhi del Percy Jackson che avevo conosciuto: carichi di malinconia, di rabbia, di una quasi follia innaturale.

- Forse se lo è meritato? - mi azzardai a chiedere dubbiosa.

I suoi lineamenti si addolcirono e il suo sguardo tornò quasi limpido.

- Si...in effetti si - borbottò guardando in basso corrucciato.

Non resistetti all'impulso e gli presi una mano, stringendola.
Quello davanti ai miei occhi era un bambino, un bambino che aveva decisamente bisogno di qualcuno che gli tendeva una mano, qualcuno che lo abbracciava quando si disperava.

E avevo come l'impressione che anche il Percy Jackson adulto ne aveva bisogno.

Aprii la bocca per dirgli quello che pensavo ma sentii un dolore alla testa e bruciore agli occhi e l'immagine di Percy dodicenne cominciò a diventare sfocata e delle voci si sovrapposero.

- Hermione.... -

- Granger apri gli occhi, dannazione! -

- Hermione?! -

- Io l'avevo detto! -

- Chiama Will! -

Poi vidi tutto nero...

***

- Hermione?! -

Aprii lentamente gli occhi e sopra di me vidi il volto di Percy e quello di Malfoy.

Draco non mi diede il tempo di rendermi conto della situazione che mi mise un braccio sotto le spalle e mi sollevò, facendomi mettere seduta e facendomi poggiare al suo petto.

- Fa piano - lo ammonì Percy.

- Non dovrei preoccuparmi se avesse usato il cervello! - sbottò il biondo.

- Smettila Malfoy - lo rimproverò Harry inginocchiandosi di fronte a me - Stai bene? -

Mi sentivo stordita, confusa ma meglio di quello che pensavo vista la situazione.

Annuii per poi guardare il semidio al mio fianco.
Incrociai i suoi occhi preoccupati, per scendere sul suo viso fino a guardare il collare di metallo che aveva al collo; la pietra rossa, simbolo che il patto era stato stipulato, che su Malfoy brillava di luce accecante, su Percy era quasi spenta, di una luce flebile, smorta.
Eppure me lo sentivo, di averlo asservito.

- Stai bene davvero? - mi chiese.

- Credo...di sì - risposi.

- Se ti senti strana devi dirmelo d'accordo? - continuò.

- Sono solo...confusa -

Sembrò soddisfatto della risposta perché mi sorrise e rilassò le spalle per poi alzarsi.

Lanciai un'occhiata ad Annabeth che sospirò.

- Che facciamo adesso? - chiese Harry continuando però a guardarmi in modo strano.

- Adesso niente - disse Percy bloccando sul nascere la replica di Malfoy - Hermione ha bisogno di riposare, Draco la porti tu in camera o devo farlo io? -

Lui non se lo fece ripetere e mi sollevò tra le braccia.

Li guardai entrambi, stringendo le braccia attorno al collo di Draco: avevo letteralmente due schiavi al mio servizio...però, avevo come la sensazione che tra noi tre, quella ad avere il comando, non ero io.


La dinastia di Serpeverde Where stories live. Discover now