Capitolo 40.

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Un'altra lacrima riga la mia guancia ed io mi affretto a spazzarla via, tirando sù col naso.

Non devo piangere. Non per lui, non per un sentimento che dovrà d'ora in poi essere custodito nella camera più remota del mio cuore.

<<Stai meglio?>> mi scosto, forse un pò troppo velocemente, dalla mora poiché quest'ultima inarca un sopracciglio.

<<Stasera ci sono>>

<<Ma...>> Pansy è visibilmente confusa, il mio repentino cambio d'umore, l'ha destabilizzata. La capirei, se davvero in cuor mio, sapessi che da un momento all'altro sto meglio, ma in realtà quella che sto mostrando è una delle tante maschere che mi perseguitano, quindi, mi limito a scrollare le spalle e a far finta di nulla.

<<A dopo>> il sorriso che mi tirava le labbra, scompare, appena mi allontano dal suo corpo, per rifugiarmi in stanza.

Ho bisogno di stare sola, ho bisogno di staccare la spina per qualche istante, ho bisogno di capire i miei pensieri, le mie emozioni. Ho bisogno di ascoltare, lontana da sguardi indiscreti, i miei sentimenti per poi rinchiuderli, nel mio cuore.

Un sonoro e profondo sospiro lascia la mia bocca poiché, appena entrata in stanza, noto che il cielo è divenuto cupo, colmo di nuvole grigie che lo dipingono.

Perdo qualche secondo ad osservare la volta celeste e, in quest'ultima, ad immedesimare i miei sentimenti turbolenti.

Una forte folata di vento, mi scuote i capelli e scaccia dalla scrivania i mille fogli che erano presenti. Chiudo, velocemente, la finestra e li raccolgo da terra, uno ad uno, notando nel mentre che la carta diviene completamente nera, proprio come il cielo che pochi secondi fa osservavo.

<<Alyssa Riddle che piange per un ragazzo? È divertente, sai?>> il sangue mi si gela nelle vene, infiniti brividi ricoprono il mio corpo ed io avverto, per qualche istante, la terra mancarmi sotto i piedi.

Ti prego, fa che io stia solo sognando, fa che lui non sia davvero qui.

Con un tremolio insistente alle gambe, mi alzo da terra, girandomi verso la voce udita.

Tutto ciò che in precedenza avevo raccolto dal pavimento giunge nuovamente lì, perché ora, dinanzi a me, ho l'ultima persona che mi aspettavo di rivedere:

Mio padre.

Lui è nell'angolo più buio della stanza. Vivo e vegeto.

<<Tu...come...>>

Come fai ad essere vivo?

<<Oh, andiamo, Alyssa! Sai meglio di me che non ti sei mai bevuta la storia della mia morte>> sghignazza, avvicinandosi.

<<Non... avvicinarti>> indietreggio, spaventata.

Il mio cuore batte freneticamente nella cassa toracica. Potrei svenire, anche in questo preciso istante.

<<Non voglio farti nulla, Alyssa...voglio solo chiacchierare con te>> ghigna, compiendo passi lenti e studiati nella mia direzione.

Forza Alyssa, fa qualcosa, cazzo.

Sfilo la bacchetta e, puntandogliela contro, urlo:

<<Ho detto di non avvicinarti!>> 

<<Pensi che una bacchetta puntata contro mi faccia paura? Non riesci neanche a tenerla ferma, le mani ti tremano>>

Alyssa, non ascoltarlo, ti sta manipolando.

<<Prova a compiere anche solo un altro fottuto passo e giuro che da quella cazzo di bocca usciranno solo grida, dovute al crucio che ti lancerò!>>

Per sempre tuo//Draco MalfoyWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu