Capitolo XIII

273 14 1
                                    

Era possibile quello che stavo pensando? Possibile che Aonung stesse provando per me quello che Lo'ak provava per Tsireya? Possibile che i miei brividi in risposta non fossero paura? Rimasi sulla spiaggia, solo, fino a quando il sole non fu completamente oscurato, fino a quando le stelle non cominciarono a comparire sulla mia testa, un'infinità di punti lontani, luccicanti come i puntini sulla mia pelle, come il ricordo degli occhi di Aonung nella mia mente. Che la sfuriata contro Rotxo fosse stata causa mia? Mi sfiorai la collana, dove la sapevo macchiata di sangue. Possibile...? Non avevo mai visto una coppia di Na'vi dello stesso sesso interagire come interagivano mio padre e mia madre, costruire in qualche modo una famiglia insieme, ma d'altronde non avevo visto molte coppie Na'vi in generale. Mio padre, pensai, d'improvviso, che cosa avrebbe pensato mio padre? C'era qualcosa di male in quello che avremmo fatto? D'improvviso mi diedi una scrollata, mi liberai del pensiero. Avremmo fatto? Non avremmo fatto proprio niente. Poco importava quello che poteva provare Aonung nei miei confronti: a me non piaceva Aonung. Specie dopo la sfuriata di oggi: era arrogante, spocchioso perfino, prono all'ira, evidentemente permaloso, ribelle, scapestrato, imponente, prepotente, autoritario, violento, umile abbastanza da scusarsi, terribile abbastanza da dare motivi per scusarsi... La battaglia dentro di me infuriava. Per ogni qualità negativa che il mio cervello trovava, ce n'era una che mi faceva rizzare peli sulle braccia. Mi scossi di nuovo i pensieri di dosso. Probabilmente ero solo stanco e Aonung mi aveva fatto suggestione per il suo comportamento: per il pestaggio e per il modo in cui aveva tentato di scusarsi, questo non lo rendeva meno mio amico. Ci eravamo stretti la mano, quindi ormai eravamo quello: amici. Mi sorpresi a sospirare, così come aveva fatto lui quando gli avevo stretto la mano. Quindi mi alzai dalla spiaggia (l'eclissi era in corso da qualche ora) e mi avviai verso la nostra capanna.

Entrai in casa che la mia famiglia era ancora seduta al tavolo: stavano finendo di cenare. "Neteyam..." sentii il lamento di mia madre, che mi richiamava dall'ingresso. Mio padre si alzò di scatto dalla sedia e mi venne in contro: indietreggiai, finché non riconobbi la preoccupazione sul suo viso. Mi prese per le spalle e mi rigirò fra le sue mani come un bambino, cercando qualche segno sul mio corpo che indicasse una ferita. "Stai bene?" Mi scosse appena. Annuii. "Questo non è l'orario di rientrare, ti ho chiesto di comportarti da-" Sussurrava al mio orecchio, ma si interruppe prima di finire. Si avvicinò al mio collo. La collana. Immediatamente il pensiero mi balenò in testa: l'immagine del mio sangue che mangiava la cordicella, forse qualche ciondolo. Deglutii. Mio padre mi prese il mento con la mano, mi costrinse ad alzare la testa, scoprendo il collo. "È sangue questo?" Mi chiese, la voce severa. Con la coda dell'occhio vidi Lo'ak muoversi sulla sedia, a disagio. "Dev'essere ancora macchiata dallo scontro con gli avatar" Mentii, ma la mia voce tremava. Mio padre lasciò la presa sul mio viso, mi guardò accigliato. Sapeva che non si trattava del sangue degli avatar che avevo ucciso: avevo speso ore alle pozze dopo i combattimenti, ore a grattare via il sangue dal mio collo e dalle mie guance, con Lo'ak. Mio padre schioccò la lingua: "No." Fece un passo indietro, per guardarmi meglio, dall'alto. "Cos'avete combinato?" Incrociò le braccia sul petto. Si voltò per gettare un'occhiata a Lo'ak, che già aveva abbassato lo sguardo. Mia madre si avvicinò a me, mi prese il volto fra le mani e prese a studiarmi il collo: "Neteyam!" Quasi strillò. Mi dimenai, cercando di scrollarmi di dosso le sue mani, e cercai lo sguardo di mio padre, forse per impedire restasse troppo a lungo fisso su mio fratello: "Mi è solo uscito sangue dal naso" Spiegai. Dire una parte di verità fece si la mia voce risultasse calma. Finalmente, mio padre si voltò verso di me: "E perché?" Scrollai le spalle, guardandolo negli occhi. E mentii. "Non lo so" Solo quando mi ebbe voltato le spalle con uno sbuffo, gettai un'occhiata ai miei fratelli: Kiri cercava di distrarre Tuk, che però si mordicchiava le labbra, Lo'ak mi guardava con gli occhi sorridenti. "Datti una ripulita prima di mangiare" Mi ordinò mio padre. Mia madre ancora studiava il sangue, in piedi davanti a me, e sbottò: "Ma'Jake!" Chiamò, facendo voltare mio padre: "Non è successo nulla, Neytiri" Le disse. "I ragazzi dicono che non è successo nulla." Mia madre si voltò verso di me, scoccandomi un'occhiataccia, e si risedette a tavola. Mi lavai il sangue dalla collana e mi sedetti con loro. "Allora state facendo amicizia con i figli di Tonowari?" Mio padre, che chiedeva il rapporto del primo giorno di missione. Gettai un'occhiata a Kiri, alludendo con il sopracciglio alzato a Lo'ak, e lei ridacchiò. "Presumo questo sia un si" Nostro padre sorrise. Anche Tuk ridacchiava: "Lo'ak sta facendo parecchio amicizia" Disse la bambina, sempre ridendo. Scoppiai a ridere anch'io, Lo'ak che arrossiva: "Tuk!" Gridò, evitando con lo sguardo mio padre, che sorrideva. "Ah!" Esclamò. "La fortunata sarebbe..." Fortunata. Non fortunato. Il sorriso mi gelò sul viso. "Tsyreia, mi pare si chiami così?" Si voltò verso mia madre, che si copriva la bocca con la mano, ridacchiando: "Basta, Jake, lo metti in imbarazzo" Disse al compagno, accennando a Lo'ak. Il brivido di ghiaccio che mi aveva attraversato quando avevo sentito le parole di mio padre si scaldò appena, quando vidi la faccia di mio fratello: viola per l'imbarazzo. Risi di nuovo. Tuk, esaltata dalle risate che aveva provocato, parlò di nuovo. "Anche Teyam!" Fu un gridolino, ma immediatamente Kiri smise di ridere, mi guardò preoccupata, rivolgendomi lo stesso sguardo con cui mi guardò Lo'ak. Sentii addosso gli sguardi di tutti, mio padre che mi sorrideva: rimasi pietrificato. "E chi-?" Mio padre cominciò a chiedere, ma fu interrotto da una risata di Kiri: "Ma no, Tuk!" Disse, senza smettere un attimo di ridere. "Non è la stessa cosa!" Mi gettò appena uno sguardo, dando un colpetto a Tuk per farle capire di stare al gioco. "Noi siamo davvero amici" Risi, prendendo la palla al balzo. Sapevo che la mia risata era finta e che risultava finta. "Siete degli skxawng" Lo'ak sbottò, alzandosi dal tavolo di scatto. In parte, anche quello sembrò recitato. Mio padre si scurì in volto: "Hey!" Lo richiamò, ma ormai Lo'ak era già uscito dalla capanna e mia madre gli andò dietro. Kiri alzò le sopracciglia: "Il re del dramma" Commentò, sarcastica. Mio padre si passò una mano fra i capelli, sospirando. "Quindi" Riprese a parlare, cercando di alleggerire la tensione. "Hai fatto amicizia con...?" Si rivolse a me. Mi sentii impallidire. "Aonung!" Di nuovo, Tuk non riuscì a tenere la bocca chiusa. Mio padre sorrise. "Il figlio di Tonowari!" Io annuii piano, spostandomi un po' sulla sedia, a disagio. Gli occhi di Kiri si muovevano preoccupati da mio padre a me, da me a mio padre. "Sembra uno a posto" Dissi, giusto per deviare l'attenzione di mio padre dalla mia espressione, dal fatto che avessi smesso d'improvviso di mangiare: avevo lo stomaco completamente chiuso. "Bravo ragazzo." Sorrideva, nel dirlo. "Al contrario di Rotxo..." La battuta di Kiri non poteva far ridere mio padre, ma me si. Mi ripiegai sul tavolo. In effetti, Rotxo aveva passato l'intera giornata a ronzarle intorno, quando non se le stava facendo dare da Aonung. La scena del Na'vi che tentava di poggiarle il braccio sulle spalle fingendo di stiracchiarsi solo per essere rifiutato da Kiri, mentre ci riposavamo sulla spiaggia, mi balenò in mente. Risi ancora più forte, finché non cominciò a farlo anche Tuk. Mio padre si accigliò, sempre sorridendo: "E Rotxo sarebbe...?" 
"L'amico di Kiri!" Risposi io, incapace di controllare le risate. Anche mio padre finì per ridacchiare. Quando Kiri, alzando gli occhi al cielo, implorò di cambiare argomento, tirai un sospiro di sollievo: il pericolo era scampato.

THE ELDEST -atwow con gli occhi di Neteyam Sully-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora