Capitolo XXXVIII

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Non ringrazierò mai Eywa abbastanza per quello che successe dopo.
Ci vollero meno di cinque minuti.
Kiri un attimo prima era svenuta, l'attimo dopo era in lacrime fra le braccia di Jake, ma sveglia.
Dire che tirai un sospiro di sollievo sarebbe riduttivo.
Quando Tuk si accorse che sua sorella era sveglia saltò giù dalle mie braccia e corse dentro. Cercai di fermarla ma sgusciò via troppo rapidamente e si fiondò nella capanna strillando: "Sei sveglia!" La sua voce rimbombò anche all'esterno. Norm mi aveva poggiato una mano sulla spalla, mi spiegava che Kiri aveva avuto solo un attacco epilettico e che sarebbe stata bene ma si interruppe di botto quando vide Jake uscire dalla capanna, Tuk in braccio, il volto piegato in un'espressione grave, difficile a dirsi se di rabbia o di semplice seccatura. Sicuramente non era felice.
Mi scrollai di dosso la mano di Norm e, quasi d'istinto, indietreggiai. Jake torreggiava su di me: lasciò giù Tuk, fissò gli occhi su di me. "Adesso tu devi sparire dalla mia vista" Mi puntò l'indice al petto, in una falcata mi fu abbastanza vicino da mettermi le mani addosso. Indietreggiai prima che lo facesse. Deglutii, continuai a fissarlo per un momento. Jake parlò prima di me: "Grazie di aver portato qui mia figlia," Disse, con un gelo nella voce che mi scosse più di quanto avrebbe potuto fare un grido. "Ora sparisci e non avvicinarti mai più a nessuno di loro." Aveva alzato l'indice al mio mento e questa volta io sostenevo il suo sguardo, la testa alta. Tuk si era andata a nascondere dietro di me. Ironia della situazione: mia sorella mi implorava di restare con la manina poggiata sulle mie, incrociate dietro la mia schiena, Jake mi spingeva via quasi ringhiando. "È l'ultima volta che te lo ripeto."
Tuk tremava dietro di me. Dietro Jake, mia madre faceva appena capolino dalla porta, voltata verso di noi, ancora dietro di lei si vedeva appena Ronal, intenta ad armeggiare con Kiri. Ebbi un fremito anche io: Neytiri mi guardava dall'uscio, gli occhioni gialli velati di lacrime, Tuk mi guardava dal basso, anche i suoi occhi arrossati. Il silenzio premeva perché rispondessi qualcosa. Qualunque cosa.
E in qualche modo trovai il coraggio di dire quello che pensavo.
"Tenermi lontano da loro non riuscirà a non farle più essere mie sorelle" Parlai tutto d'un fiato, il cuore in gola che martellava incessantemente. Guardai il volto di Jake incupirsi, ma prima che potesse parlare, una vocina dalle mie spalle si fiondò contro di lui. "Se non ci fosse stato Teyam Kiri sarebbe morta!" Tuk strillò. L'espressione di Jake da rabbiosa si fece sorpresa. "Teyam è il nostro fratellone e tu non puoi impedirgli di esserlo!" La bimba quasi sbatteva i piedi come in un capriccio, la si sentì, ancora nascosta dietro la mia schiena, tirar fuori la lingua e fare una pernacchia. Per poco non scoppiai a ridere in faccia a Jake. Certo, Tuk non aveva il coraggio o la fiamma di ribellione nel corpo di guardare suo padre in faccia, ma di sicuro non le mancava il fegato per sfidarlo.
Jake pietrificò. Senza dire una parola lo vidi avvicinarsi in una falcata, girarmi attorno con il braccio, spesso quasi quanto il mio intero busto, per afferrare il braccio esile di Tuk e tirarla via da dietro di me. Quasi la tirò su di peso ed io, d'istinto, strillai perché la lasciasse. E Jake lo fece quasi immediatamente, ma spedendo la bambina dall'altra parte del pontile: "Lei non è tua sorella. Forse non sono stato chiaro..." Una falcata lo portò a pochi millimetri dal mio viso, ma io non indietreggiai. "Sei stato chiarissimo" Gli risposi senza battere ciglio, mimando il suo tono, malgrado le gambe mi tremassero per la paura. "E quello che hai detto, per quanto chiaramente, era stupido" Se qualche settima prima mi avessero detto che avrei osato parlare così a mio padre avrei risposto che sarei dovuto essere scemo per rischiare la vita in quel modo. Eppure ora avevo una sfrontatezza nella voce che quasi faticavo a riconoscere.
"Quando sono nate loro erano già le mie sorelle e Lo'ak mio fratello." Continuai, aspettandomi uno schiaffo che però non arrivava. "Per far sì che io non sia più loro fratello..." Ridacchiai "Dovresti uccidermi" Guardavo negli occhi Jake e mi sembrava ci fosse realmente la possibilità che lo facesse. Eppure risi, pensando che anche da morto, in realtà, sarei rimasto il loro fratello maggiore. Morto, certo, ma pur sempre il loro fratellone. "Anzi non avresti mai dovuto farmi nascere" Jake fece per rispondere, la mano appena alzata oltre la testa, ma fu interrotto da Neytiri, sulla porta.
"Forse non avremmo dovuto, no"
Cinque parole. Appena sussurrate dall'uscio. Mi distrussero quanto le grida di mio padre. Mia madre. Che mi aveva dato la vita, che aveva parlato con Eywa per mesi, portandomi in grembo, che mi aveva conosciuto in ogni momento, in ogni movimento prima ancora che avessi preso conoscenza di me. Avrebbe preferito non fossi esistito affatto, piuttosto che vedermi così com'ero ora: felice, innamorato. Mi si annodò la gola.
Non avevo speranze di ritornare nella mia casa, alla mia famiglia. Non avevo speranza che mio padre, che Jake cambiasse idea, nell'amara consapevolezza che c'era l'inaggirabile testardaggine di Neytiri a sostenerlo.
Il mondo mi stava crollando addosso una seconda volta: neppure mia madre mi amava, neppure mia madre mi voleva.
Non importava nulla quanto sforzo facessi: quante volte salvassi la vita alle mie sorelle, quanto mi sacrificassi per Lo'ak, quante montagne spostassi e quanti mari attraversassi a nuoto. Nulla sarebbe mai stato abbastanza. Io non sarei mai stato abbastanza. Semplicemente perché ero io.
Dovetti ingoiare le lacrime. E alzai il mento. "Bene." Dissi. La mia voce tremava. Tirai su con il naso. "Non resterò dove non sono gradito" Gettai uno sguardo verso l'ombra di Neytiri, sull'uscio, ma non riuscii a distinguere la figura di mia madre, tanto mi si erano riempiti gli occhi di lacrime.
Udii Tuk protestare, ma la sua vocina mi parve distante, quasi ovattata. Mi parve piangesse. "No! Teyam è mio fratello, voi non potete-" Distinsi appena le parole.
Tutto mi era distante, distaccato, sprofondavo nella mia disperazione, annegavo nelle lacrime che mi riempivano gli occhi e il petto e la gola e che minacciavano ad ogni istante di rigarmi le guance.
Il mio orgoglio era sbriciolato, la mia dignità in fumo.
Scavalcai Jake, scavalcai Neytiri, Tuk mi si gettò alle ginocchia prima che potessi varcare l'uscio della capanna. Piangeva disperata. La abbracciai, qualcuno la tirò via dalle mie braccia prima che potessi tirarla su di peso e portarla via con me.
Quindi entrai nella capanna, ignorando il vociare intorno a me, che intanto si era fatto disordinato, confuso, infinitamente distante.
Mi chinai sul letto di Kiri: aveva gli occhi socchiusi e il volto stravolto dalla stanchezza, ma mi fissava, piegata dalla tristezza. Aveva sentito, aveva capito tutto quello che ci eravamo detti appena fuori dalla capanna.
Le potei dare solo un bacio sulla fronte, una carezza sulla guancia, prima che Jake irrompesse nella capanna e mi tirasse per il braccio.
Mi divincolai, spingendolo via con rabbia. E immediatamente mi voltai verso di lui con i pugni serrati. Se mi avesse toccato ancora in quel modo, sapevo si vedeva dai miei occhi, lo avrei colpito. Mi sarei fatto forse più male di lui, certo, ma non doveva permettersi di toccarmi così, se non voleva essere mio padre.
Avevo sopportato i suoi modi duri, i suoi schiaffi, i suoi spintoni, le sue strattonate solo perché era stato mio padre, perché mi aveva garantito tutto: la sicurezza, la protezione, la vita. Se non voleva più essere mio padre non aveva diritto a nulla di quello che gli avevo concesso io. Non glielo avrei più concesso.
Mi avrebbe affrontato, uomo a uomo.
Prima che potesse scoppiare lo scontro però mi sfiorò un'altra mano, delicata, umida: Ronal.
Mi accorsi di aver trattenuto il respiro fino ad allora. Boccheggiai. Ronal mi tirò con delicatezza lontano da Jake, allontanò Jake con la mano sospesa nel vuoto, facendogli cenno con gli occhi di non avvicinarsi più di così.
"Il ragazzo sta salutando la sorella" Disse, la voce immobile, incontestabile. Il suo pancione riempiva la distanza fra lei e Jake, si imponeva con la stessa forza con cui si imponeva lei. Jake non avrebbe potuto passarle sopra neppure se lo avesse voluto. Si imponeva con arroganza divina.
Sospirai di sollievo, specie quando mi accorsi che Jake non rispondeva.
Carezzai di nuovo il viso di Kiri e non appena sentii Neytiri entrare nella capanna mi staccai da lei, voltai le spalle anche a Ronal e uscii dalla capanna, faticando ad ingoiare le lacrime.
Sapevo che lì dove Jake aveva esitato Neytiri si sarebbe imposta con pari arroganza. Era il mio ultimo addio: alla mia casa e alle mie sorelle, l'ultimo saluto perfino a Lo'ak.
Ronal mi seguii fuori dalla casa, mi mise un braccio intorno alle spalle.
"Vedrai che andrà tutto bene, ragazzino" Me lo disse con il tono basso, quasi un sussurro. E solo da come la sua voce tremava capii che non ci credeva neppure lei.
Ma dovevo farmelo andare bene anche così.

THE ELDEST -atwow con gli occhi di Neteyam Sully-Where stories live. Discover now