Capitolo XVI

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Il pomeriggio restammo per conto nostro. Impedii a Lo'ak di riavvicinarsi con troppa avventatezza ad Aonung e Rotxo, che dal canto loro girarono l'intero pomeriggio per il villaggio con altri due ragazzi, facendo confusione fra gli adulti che lavoravano, passavano gridando tra le strette vie che collegavano le case, facevano avanti e indietro dalla spiaggia come facessero dei giri di ricognizione. Noi eravamo alla spiaggia, facevamo il bagno e giocavamo ad azzuffarci nel mare, sulla sabbia, chiacchieravamo di quello che ci era successo, anticipavamo il futuro, aspettando che Tuk tornasse dalla sua lezione privata con Tsyreia. Non osavo allontanarmi neppure da Kiri, con i Na'vi che giravano in gruppo a quel modo, tiranneggiati da Aonung e Rotxo. Sapevo ci sarebbero stati problemi.

Ora eravamo seduti sulla sabbia, in cerchio, mia sorella poggiata sulla mia spalla, Lo'ak davanti a me: riposava poggiato contro uno scoglio, guardava lontano, sul mare. Poco oltre i pontili c'erano Tsyreia e Tuk, sapevo guardava loro. "Ti sei preso una bella cotta, eh?" Gli chiesi, nessuna presa in giro nel mio tono. Lo'ak sorrise, portò il suo sguardo su di me. "Mi fa impazzire" Ammise. Riportò lo sguardo sul mare: "è come se mi avesse stregato" Sorrisi anch'io. Mi balzò alla mente Aonung, ma scacciai il pensiero, perché non c'entrava nulla con quello che stava dicendo Lo'ak. Kiri si alzò di colpo dalla mia spalla. "Mi fai vomitare, Lo'ak" Si alzò in piedi, stiracchiandosi. Lo'ak si voltò di scatto verso di lei: "Non tutti possiamo essere senza sentimenti come te, Kiri." Le rispose, imitando il suo tono. Kiri finse di essere offesa. "Non sono affatto senza sentimenti." Si mise a passeggiare per la spiaggia. "Da come hai risposto a Rotxo oggi non si direbbe" La ribeccai io, ridendo. Avevo adorato la reazione di mia sorella, sia ben chiaro, e il fatto che si tenesse lontana da qualcuno di rissoso e stupido come Rotxo mi dava solo sollievo, ma sapevo che la cattiveria della sua risposta non sarebbe rimasta impunita a lungo: Rotxo, come Aonung, si era rivelato vendicativo. Lo'ak si accigliò appena: "Cosa mi sono perso?" Chiese. Kiri già sbuffava. "Ti sei perso Kiri che rifiuta Rotxo prima che il poveretto possa trovare il coraggio di parlarle da solo!" Risposi. Kiri si lasciò cadere di nuovo sulla spiaggia, accanto a me: "Ti prego!" Quasi strillò, esasperata: "Il ragazzo mi ha chiesto di provare a cavalcare l'ilu da sola con lui!" Lo'ak rise, ed anch'io, mentre Kiri continuava: "è disgustoso!" Scossi la testa, continuando a ridere. "E poi scommetto che l'ha fatto per un solo motivo, su consiglio del suo amico..." Lasciò la frase a metà, solo voltandosi verso di me. Lo'ak rise ancora più forte. "Cosa?" Chiesi, ma lo sapevo. Parlava del modo in cui Aonung mi aveva preso le gambe, il modo in cui mi aveva carezzato la treccia e la schiena. Lo'ak alzò un sopracciglio: "Voleva palparla tutta, Teyam" Mi disse. "Come Aonung ha palpato te!" Strillò Kiri, ridacchiando mentre saltava di nuovo in piedi. Lo'ak prese a rotolarsi sulla sabbia, talmente rideva forte. "Kiri non urlare!" Saltai in piedi anche io, stressato: un paio di teste, sui pontili vicino alla riva, si girarono verso di noi. "Ti ha proprio toccato per bene!" Gridò Lo'ak, quasi in lacrime. Lo richiamai con un urlo. "Smettetela di urlare!" Altri Na'vi avevano preso a fissarci. "Ti piacerebbe Tsyreia ti toccasse così, eh?" Disse Kiri, il sopracciglio alzato rivolto verso Lo'ak, che finalmente smise di ridere, arrossendo appena: "Ci puoi scommettere" Rispose. "Ma vedrai che stasera lo farà" Mi ero distratto, a guardare i Na'vi sul molo, nel tentativo di identificarli, ma quella frase richiamò la mia attenzione: "Stasera?" Chiesi. Lo'ak annuii. "Tsyreia mi ha chiesto di vederci dopo l'eclissi, per fare pratica con il respiro"
"Dopo l'eclissi?" Lui annuii di nuovo. Persino Kiri schioccò la lingua. "Non ti è permesso stare fuori dopo l'eclissi, Lo'ak." Dovetti fare la parte dello stronzo. Ero contento per lui, contento che stesse riuscendo a legare con la Na'vi che gli piaceva, ma nostro padre lo avrebbe ammazzato, e con lui me. Lo'ak sbuffò: "E tu non dire a papà dove sono" Mi rispose. Risi, sarcastico: "Certo," Gli dissi, mantenendo il tono, "papà non mi ha mai fatto il culo perché non sapevo dove fossi" Scossi la testa. Lo'ak aveva quell'espressione che diceva che non avrebbe ascoltato: "Io stasera ci vado." Non avrebbe cambiato idea.
Feci un respiro profondo. "D'accordo" Gli dissi. Mi ricordai che quella sera, dopo l'eclissi, avevo un incontro anche io. "Diciamo a papà che sei con me." In quel modo, potevo prendermi la colpa del suo ritardo e riportarlo a casa senza che passasse guai. Lo'ak, che lo sapeva, si allargò in un sorriso. Guardai Kiri, che annuì disinteressata. "Tanto ho da fare anche io." Aggiunsi. Il sorriso di Lo'ak divenne un ghigno: "Con Aonung?" Schioccai la lingua, gli puntai l'indice contro: "Non abusare della mia pazienza" Lo ammonii, Lo'ak ridacchiò, alzò le mani: "Non sono fatti miei" Disse, rubandomi le parole di bocca. Mi risedetti, e Kiri mi imitò. "Grazie, Teyam." Sussurrò Lo'ak, sedendosi anche lui vicino a me. Gli presi la testa in mano e gli scompigliai appena i capelli. "Tranquillo" Gli risposi. Avrei preso un proiettile per loro: Kiri da una parte, Lo'ak dall'altra (e Tuk, ovviamente). Sospirai. 

La sera arrivò veloce, molto più veloce di quanto non mi fossi aspettato. Tuk ci fu riportata da Tsyreia, che andò via con Lo'ak. Kiri la prese in braccio, perché si lamentava di essere troppo stanca per camminare, e si avviarono verso casa: l'eclissi incombeva. Rimasi solo sulla spiaggia. E quando il sole scomparve, mi mancò il respiro. 

Sentii i suoi passi avvicinarsi: prima secchi sul pontile, poi soffici sulla sabbia. Cercai di tornare a respirare, senza riuscirci. Non mi voltai. Aonung comparve alle mie spalle, senza un suono, si sedette accanto a me: le sue mani scivolarono sui miei capelli, sulla mia schiena, in una carezza. Un brivido mi corse nelle ossa al suo tocco. "Sei venuto" Fu appena un sussurro al mio orecchio. Di nuovo, rabbrividii. Annuii: non avevo il fiato per fare altro. "Adesso" Mi disse, voltato verso di me, cercando il mio sguardo. Evitavo i suoi occhi azzurri. "Adesso puoi chiedermi quello che volevi chiedermi stamattina." Non si perse in troppi convenevoli. Si accorse che evitavo il suo sguardo.

Allora mi prese il viso: la sua mano sotto il mio mento. Il suo secondo e terzo dito premevano contro il mio ioide, il suo pollice si stendeva sul mio mento, mi sfiorava le labbra. Sentivo a malapena quello che stava cercando di dirmi, talmente il mio cuore batteva forte. Mi costrinse ad alzare lo sguardo su di lui. Sentii decine, centinaia, migliaia di kenten si agitarono nel mio stomaco. 

"Chiedimi tutto quello che vuoi" Mi disse: "Chiedimi qualsiasi cosa e sarà tua."

THE ELDEST -atwow con gli occhi di Neteyam Sully-Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz