Capitolo XXXVII

386 16 2
                                    

Agii d'istinto, senza pensare a nient'altro che Kiri. La trascinai fino in superficie, e poi fino alla spiaggia. Scalciavo con i piedi e reggevo mia sorella, sdraiata sulla mia pancia. Sotto di noi, a sostenerci, Lo'ak, Aonung. Subito dietro Tsyreia che teneva la mano a Tuk. 
"Kiri svegliati" Gridavo di tanto in tanto. Kiri non rispondeva. Nuotavo più veloce, ma Kiri continuava a non rispondere, a non respirare. 
Finalmente arrivammo alla spiaggia. Gettai mia sorella sulla sabbia, la scossi, premetti sul suo petto, cercando disperatamente di farla tornare a respirare. Tsyreia mi imitò, ma le sue mani più esperte riuscirono dove io avevo fallito. Kiri tossì, sputò acqua sulla sabbia. 
Tirai un sospiro di sollievo.
Poi le convulsioni ripresero a scuoterla. "No!" Mi lasciai sfuggire un gridolino. Kiri riprese a tremare, a sbattere la testa e le spalle e le braccia e le gambe contro la sabbia, gli occhi serrati, la mascella tirata. 
Infilai un braccio sotto le sue gambe, l'altro sotto la sua schiena, e la presi in braccio senza pensare. Cominciai a correre sulla sabbia, gli altri subito dietro di me. Adesso non importava altro che far riprendere Kiri: non importava che non fossi più parte della mia famiglia, che mio padre non mi volesse in casa o vicino alle mie sorelle. Corsi a casa, a cercare aiuto. Kiri doveva riprendere conoscenza. 
Corsi per mezzo villaggio, senza rallentare o cedere per un istante, anche con il peso di mia sorella sulle braccia.
E finalmente raggiunsi la capanna di mio padre, con il fiato corto e i polmoni in gola. Irruppi nella capanna. 
Jake e mia madre erano seduti attorno al focolare, si scambiavano occhiate gravose e parlavano a voce sommessa. Quando mi videro trasalirono. 
Jake schizzò in piedi, fece per venirmi in contro, ma quando vide Kiri fra le mie braccia si pietrificò. "Aiuto" Riuscii solo a dire. "Kiri sta male" Jake la prese dalle mie braccia, la poggiò sul suo letto: ancora tremava, le convulsioni non le lasciavano un momento di pace, continuava a brillare e spegnersi. 
Appena mi fu tolto il suo peso dalle braccia indietreggiai, mi passai una mano fra i capelli. Jake scosse appena la figlia, si accorse che non serviva a nulla, e si voltò verso di me. A me si rivolse, non a Lo'ak: "Vai a chiamare il laboratorio! Chiama casa e dì a Norm che è un'emergenza" Le mani mi tremavano. D'istinto ubbidii. Presi per il braccio Lo'ak e lo trascinai con me fuori dalla capanna. Gli feci sfilare dal collo il meccanismo di comunicazione radio e me lo infilai rapidamente. Stabilii il contatto con il laboratorio di Norm più in fretta di quanto non avevo pensato possibile. Dall'altra parte la voce dello scienziato rispose con calma stoica alla mia voce quasi isterica, incrinata dal panico e dal terrore che mi riempivano il petto. "Kiri ha perso conoscenza ed è come se avesse le convulsioni, dovete venire subito, mio padre-" Parlai tutto d'un fiato, ma Norm mi capì. "Calmo! Calmo, Neteyam! Possiamo essere lì in venti minuti. Ho bisogno che mi passi tuo padre." Feci come mi era stato detto. Rientrai nella capanna, dissi a Jake di collegarsi alla radio e rimasi in ascolto: "Sollevale le gambe e controlla il suo battito, Jake" Norm dava indicazioni sicure, rapidamente, in sottofondo si sentiva la mobilitazione degli scienziati del laboratorio. Mio padre fece quello che lo scienziato diceva, mi ordinò di portare fuori Tuk e Lo'ak, mentre mia madre andava a chiamare Ronal, la tsahik. 
Presi i miei fratelli e li portai fuori, ma non osai allontanarmi dall'uscio della capanna. Volevo essere a portata d'orecchio per qualsiasi cosa avesse ordinato Jake, essere a portata di mano per qualsiasi cosa avrebbe potuto aiutare Kiri. 
Riuscii a restare fuori qualche minuto, poi mi voltai verso Lo'ak: "Resta con Tuk, tienile la mano" Ordinai. Lo'ak ubbidì ed io rientrai nella capanna. Mi era impossibile restare fuori ad aspettare. 
Jake mi sentì entrare, mi indicò l'uscio con il braccio muscoloso teso a mezz'aria. "Stai sulla porta. Non ti avvicinare." La preoccupazione per Kiri evidentemente non era abbastanza da fargli dimenticare tutto. Obbedii, più per paura che lasciasse perdere Kiri che per paura che me le venisse a suonare.
"Devi spiegarmi esattamente cos'è successo." La sua voce tremava appena. Alzò gli occhi, glaciali, su di me: "Esattamente." Ripeté. "Basta con le cazzate" Annuii alle sue parole, guardandolo dritto negli occhi, malgrado la paura che mi stritolava gli organi. "Siamo andati all'albero delle anime, sott'acqua, e quando Kiri ha legato con Eywa ha cominciato a scuotersi così." Spiegai rapido, Jake che mi aveva già voltato le spalle di nuovo per incurvarsi su sua figlia. Le convulsioni si erano finalmente fermate, ma Kiri non dava alcun segno di vita oltre il respiro flebile e rauco che le usciva tremolante dalle narici. "Avanti, piccola, svegliati" Jake sussurrava appena, la voce così bassa che facevo fatica a distinguere le parole. "Stava annegando" Continuai, nella speranza che quelle informazioni in più che potevo dargli lo aiutassero a far riprendere Kiri. Intanto pregavo Eywa, poco convinto che avrebbe ascoltato. "Non riuscivamo a staccarla dall'albero e le prime volte che l'ho toccata mi ha dato la scossa e-"
"Zitto, Teyam!" Jake gridò. Le pareti della capanna tremarono.
Incassai la testa fra le spalle e mi morsi la lingua. D'improvviso mi resi conto dell'immensa cazzata che avevo fatto: avevo portato Kiri priva di sensi da lui, ammesso che ero stato con lei e con Tuk e con Lo'ak tutto il giorno, implicando che quindi non era la prima volta, e ora avevo ammesso anche la mia incapacità di salvarla. Mi avrebbe ucciso. Aveva promesso che lo avrebbe fatto.
"Chiudi la bocca adesso, ho capito." La voce di Jake tornò calma, per quanto potesse esserlo. Era visibilmente preoccupato, livido di rabbia e teso come una corda di violino, tutto allo stesso tempo. Ed io... Io tremavo, letteralmente.
"Ti avevo detto di stare lontano da loro." Parlava lentamente. Era il ringhio basso di un cane che si avvicina minaccioso, che sta per mordere, saltare alla gola. Riuscii solo a deglutire: mi aveva detto di stare zitto e non ero così stupido da disobbedire proprio ora. Indietreggiai appena, mi schiacciai contro l'uscio. "Ti avevo detto che me l'avresti pagata cara altrimenti" Alzò lo sguardo su di me, un'occhiata gelida. Mi irrigidii appena.
La tensione si tagliava con un coltello, riempiva l'aria.
Dovetti allentare la tensione in qualche modo, altrimenti sentivo che sarei soffocato. Alzai il mento, risposi sfrontato, malgrado la paura. "Se non ci fossi stato io sarebbe annegata, signore." Vidi la mascella di Jake contrarsi, i muscoli delle sue braccia irrigidirsi mentre stringeva i pugni lungo i fianchi. Deglutii di nuovo. "Dovresti essere grato che fossi lì." Infierì, parlando con ancora più arroganza, andando contro il mio stesso istinto. Jake finì di sistemare il cuscino sotto la testa di Kiri, senza guardarmi. 
Poi si alzò di scatto, mi fu davanti in tre falcate. Abbassai la testa: mi sovrastava imponente, le spalle larghe, il viso contratto e la bocca tirata in un ringhio. Gli arrivavo appena alle spalle e mi pareva fosse cresciuto in imponenza nelle settimane in cui non l'avevo visto. Rialzai la testa, cercai disperatamente di sostenere il suo sguardo, ma Jake non disse nulla. Rimase fermo, davanti a me, in piedi, e mi guardò soltanto, gli occhi gialli che tradivano la sua rabbia e, allo stesso tempo, il conflitto dentro di lui. 

THE ELDEST -atwow con gli occhi di Neteyam Sully-Where stories live. Discover now