Capitolo XXVIII

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Estasi.
Mi pervase ogni vena, ogni capillare, mi riempì la testa e fece sì cominciasse a galleggiare, come inebriata dall'alcol. Le sue labbra che si piegavano a formare quelle parole, la sua voce, bassa, grave, che tremava nel vuoto fra di noi per pronunciare i miei pensieri. Riuscii solo a sgranare gli occhi nei suoi. Io ti vedo. E nel suo sguardo quelle parole si facevano realtà. Lui mi vedeva davvero. Ed io lui. Malgrado non potevamo vederci. Malgrado Eywa non ci consentiva di amarci. Mi sentii arrossire.

E di colpo mi scrollai dal viso le sue mani, quasi spingendolo via. Di colpo con il suo tocco mi corrompeva, mi contagiava e riempiva del marcio di cui era fatto, del peccato che con quelle parole pronunciate aveva commesso. Io le avevo solo pensate, solo sentite nel profondo del cuore. Lui aveva avuto l'arroganza di dirle. Di dirle e pensare non sarebbe successo nulla di conseguenza.
Arrancai all'indietro e scattai in piedi, guardando Aonung dall'alto. Vidi i suoi occhi pieni di lacrime e sapevo i miei allo stesso modo, perché vedevo l'orizzonte e il mare e la baia tutti di un unico colore sfumato insieme come sciolto in acqua. Piangevo. Vedevo Aonung e sapevo di vederlo, lui vedeva me, ma non era concesso.
Gli sguardi di mio padre erano stati chiari. Era il mio amore per Aonung o la mia famiglia. Al tempo mi parve di non avere scelta. "Non toccarmi!" Strillai questo ad Aonung, in lacrime, sotto di me. "Tu non puoi vedermi! Tu-io- siamo maschi entrambi non-" Balbettavo, non riuscivo bene ad articolare le frasi, a spiegare quello che il mio cuore gridava.
"E allora perché mi hai baciato?"
Lo chiese con un singhiozzo. Dentro di me fu il silenzio.
Era proprio quello il problema per me: l'avevo baciato. Mi si annodava lo stomaco senza che riuscissi a spiegarmi perché, al solo pensiero: mi disgustava averlo baciato, mi metteva in subbuglio le viscere e rovesciava lo stomaco, e mi eccitava, e mi emozionava. Perché lo avevo baciato? Perché provavo tutto questo per lui? Fra tutte le Na'vi del mondo?
Rimasi impalato come uno stoccafisso, senza trovare niente di abbastanza intelligente da rispondere. Perché la risposta non la sapevo neppure io. 

Aonung si tirò in piedi, si avvicinò a me con una falcata sicura. D'istinto indietreggiai. "Perché mi hai baciato, Neteyam?!" Fu quasi un grido il suo. Mi voltai di scatto, controllando se qualcuno ci potesse aver sentito. La voce di Aonung tremava. Ed io con lei. "Non strillare!" Sbottai. Capii cosa mi stava attanagliando lo stomaco: era terrore. Puro e semplice terrore che qualcuno ci vedesse, che qualcuno ci sentisse, mi vedesse toccarlo, sorridergli, parlargli. Aonung allungò lo sguardo oltre le mie spalle, lo riportò su di me. "Io so perché ti ho baciato." La sua voce tornò un sussurro, un caldo, mieloso sussurro nel mio orecchio teso.  Fece un altro passo verso di me, mi afferrò per l'avanbraccio, tirandomi a sé, prima che potessi indietreggiare di nuovo. "Non c'è nessuno che possa sentirci" Mi rassicurò. Gettai un'ultima occhiata nervosa alle mie spalle e quando vidi che non c'era davvero nessuno il mio respiro un po' si calmò. Mi resi conto di essere andato quasi in iperventilazione. Aonung vide che mi calmavo, fece un altro passo verso di me, più breve questa volta. Si fece così vicino che dovetti alzare la testa per guardarlo negli occhi. Quei dannati occhi azzurri. Sapevo di amarlo e non poterlo amare. Tempesta infuriava dentro di me- adrenalina- come quando ti lasci cadere da una scogliera, le rocce alla fine della caduta, senza la certezza che il tuo ikran ti raggiunga in tempo. Amore o morte. Aonung mi prese di nuovo il viso fra le mani, in una carezza. Sussultai appena. Estasi. Adrenalina. Come fuggire da un Thanator in carica completamente disarmati. "So perché ti ho baciato e so che lo rifarei e perché lo rifarei." Sembrava essersi calmato anche lui. D'istinto presi le sue mani, poggiando i miei palmi sulle sue dita poggiate sulle mie guance. La sua voce era un sospiro, un sussulto del vento, della brezza del mare. La luce danzava sui suoi lineamenti, in ombra solo dove il sole era schermato dai suoi ricci.  "So che ti vedo." Mi scosse appena, dicendolo. "Non so se mi sia concesso, ma è così. Che Eywa lo voglia o no, che mio padre, il mio clan, l'intero pianeta lo vogliano o no. Non so se posso amarti, ma ti amo. Cazzo se ti amo." E a quel punto le lacrime mi rigavano le guance. E a quel punto non c'era nessuna menzogna che avrei potuto continuare a dire, né a me stesso, né a lui. Mi sciolsi fra le sue braccia, in un bacio. 

Com'era successo la prima volta le nostre labbra si sfiorarono, si carezzarono appena. E nel mio petto, nel mio ventre, in ogni fibra del mio corpo sentii un calore frizzante pervadermi. Una scossa elettrica. E continuai a baciarlo, senza riuscire a staccarmi, senza volere staccarmi. Le sue mani mi costringevano severe contro le sue labbra, mi sfioravano il collo, i capelli. La sua lingua si forzava fra le mie labbra serrate. Sentii spingere, aprii appena la bocca per accoglierlo, e il calore della sua saliva mi riempì la bocca, con la sua lingua ruvida, che subito incontrò la mia. I suoi fluidi si mischiarono con i miei: saliva, lacrime, sudore freddo. 
Parve che il resto del pontile, della spiaggia, del villaggio intero fosse sparito. Parve perfino Eywa ci avesse lasciato soli. E d'improvviso non mi parve sbagliato baciarlo, non mi fece paura quello che provavo: eravamo solo io e Aonung, nessuna morale, nessuna legge, nessuna natura ad impedirci di essere uno. Mi parve l'unica decisione buona della mia vita. 
Dopo un'eternità, passata in un attimo, Aonung si staccò da me. Mi guardò, il sorriso sulle labbra appannato appena per le lacrime: "Questo che mi fai provare, Neteyam, tutto questo- io-" Scosse la testa. Neppure io sarei riuscito a parlare, se ci avessi provato, adesso. Riuscivo a malapena a pensare. "Penso tu mi abbia stregato, Neteyam Sully". Ricorderò per il resto della vita il tono con cui lo disse, il suo sguardo, il suo tocco sulla mia guancia. Mi sentii arrossire e cercai di nasconderlo con un sorriso. "Penso sia stata interamente opera tua, Aonung." Finalmente, anche con il naso ad un centimetro dal suo, la mia bocca riuscì ad articolare una frase di senso compiuto, il tono quasi calmo. Il cuore mi batteva comunque all'impazzata, ma almeno riuscivo a respirare. Aonung rise, scuotendo di nuovo la testa. "No, no. Sei stato tu a venire qua dalla foresta e corrompermi per bene" Teneva ancora il mio viso fra le mani. Mi sorrideva. Risi. E mi parve fossero passati anni dall'ultima volta che lo avevo fatto. Aonung mi baciò di nuovo. Lo accolsi di nuovo. Quando si staccò da me, con un sospiro, il mio tono tornò serio, basso: "Anche io ti vedo." La mia voce appena uno spiffero di vento che passa da sotto la porta. Aonung si sciolse in un sorriso. Le sue mani carezzarono il mio corpo nudo, scesero fino a che le sue braccia non cinsero completamente al mia vita: le dita che afferravano i suoi gomiti. Mi strinse a sé, mi sollevò appena da terra e mi fece roteare. Non mi era mai parso di essere così leggero, così piccolo, così al sicuro. Fu una sensazione così estranea, così familiare allo stesso tempo, che non potei fare a meno di sorridergli. Mi rimise a terra, questa volta rivolto alla spiaggia, sconfinata dietro le spalle di Aonung. Il villaggio ci giudicava da lontano, ma ancora non c'era nessun Na'vi in vista. Aonung notò che il mio sguardo aveva superato le sue spalle larghe ed era tornato a scrutare con apprensione il villaggio. Mi sciolse dall'abbraccio e mi prese il mento con le dita di una mano, costringendomi a guardarlo: "Non devi preoccuparti di nulla." Mi disse. "Qualunque cosa diranno, Eywa sa che quello che facciamo è giusto." Allentai un po' della tensione che mi aveva preso i muscoli con un sospiro, scuotendo la testa: "Eywa sarà la prima a giudicarci" Lasciai liberi i miei pensieri quasi senza accorgermene, forse perché il calore di Aonung era ancora fisso sulla mia vita. Mi carezzò la pelle nuda con il pollice. "è stata Eywa a farci così, Neteyam" Mi rispose con un sorriso debole. E dai suoi occhi capii che non ci credeva davvero neppure lui. Con un sospiro poggiai la fronte contro la sua. Aonung chiuse gli occhi per assaporare il contatto. "Non devi avere paura di nulla:" Una nuova carezza, sulla guancia. Non alzai gli occhi per guardarlo. "Ci sono qui io."  Era proprio quello il problema. Proprio quello la soluzione. 

THE ELDEST -atwow con gli occhi di Neteyam Sully-Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz