Capitolo XXXVI

240 17 0
                                    

Per quanto potessi essere calmo adesso, non sarei comunque andato con loro, se Lo'ak li avesse seguiti. Aonung mi teneva fermo per le spalle, impediva che mi volessi di nuovo e riprendessi a colpire Lo'ak, che intanto sanguinava fra le braccia di Tsyreia e le cure preoccupate di Kiri. "Non voglio più averlo davanti" Lo dissi in un sussurro, ad Aonung, ma non fu lui a rispondermi.
Kiri lasciò perdere Lo'ak per alzarsi di scatto e piazzarsi davanti a me, spintonando Aonung perché le lasciasse spazio. Aveva il volto sfigurato dalle lacrime, dalla preoccupazione, dalla rabbia, e mi guardava con quegli occhi con cui mi aveva guardato mio padre, quelli che gridavano non ti riconosco più. "Ma che problemi hai?!" Mi aggredì subito, prese a spingermi con la mano aperta sul mio petto, senza riuscire a smuovermi. "È venuto per chiederti scusa!" Ancora la sua voce era dolce per le lacrime: la sua rabbia era più dolore che altro. "E si aspettava anche che lo perdonassi?!" Io risposi urlando. Le mie lacrime non mi addolcivano la voce: il mio non era solo dolore. "Kiri davvero non ti rendi conto della portata di quello che mi ha fatto?" Le sopracciglia di mia sorella si incurvarono verso l'interno, il suo labbro inferiore prese a tremare. Sapeva perfettamente la gravità di quello mi aveva fatto Lo'ak. "Ha fatto a pezzi la nostra famiglia per cattiveria" Quasi lo sputai, su Kiri, il braccio teso alla mia destra, come ad indicare Lo'ak. Kiri si strinse nelle spalle, fece per rispondere qualcosa, ma glielo impedì: "Cazzo non capisco come abbiate fatto voi a perdonarlo!" E nel dirlo indicai anche Tuk, che se ne stava immobile, seduta, le ginocchia rannicchiate al petto, le lacrime che le riempivano gli occhi e il muco che le colava dal naso. Vederla così mi fece contrarre lo stomaco. Riportai gli occhi su Kiri, ma l'espressione sul suo volto mi provocò la stessa sensazione: senso di colpa e dolore mi accartocciavano gli organi, la rabbia li calpestava. "È nostro fratello!" Kiri mi rispose con un gridolino. "Ero vostro fratello anche io!" Gridai di rimando.
Silenzio.
Kiri riuscì solo a singhiozzare, coprendosi la bocca con la mano per non fare troppo rumore.
I secondi erano scanditi solo dalle gocce di sangue che colavano dal naso di Lo'ak sulla sabbia. Solo dai singhiozzi ritmici ora di Tuk, ora di Kiri.
Le mie parole pesavano sulle nostre spalle. E insieme a queste il peso del mio esilio, il peso della mia assenza da casa, dalla famiglia. E forse il peso dell'atteggiamento di mio padre, che doveva essere cambiato completamente, da quando non c'ero più.
"Quindi non sei più nostro fratello?" Fu Tuk a parlare. Un esile sussurro bisbigliato: infranse il silenzio e fece scivolare via qualsiasi rabbia avessi nel petto. La mia sorellina soffriva, era spaventata, era costretta ad affrontare cose orribili: importava solo questo. "Oh, Tuk" Mi costrinsi a voltarmi verso di lei, mi avvicinai al punto dove stava seduta, mi inginocchiai per arrivare a parlare alla sua altezza. E appena fui abbastanza vicino lei mi si gettò al collo, come aveva fatto sempre, nascose il viso nell'incavo della mia spalla e avvinghiò le gambe alla mia vita. Senza neppure doverci pensare mi rimisi in piedi, la tenni in braccio e la strinsi con tutta la forza che avevo nelle braccia. "Sarò sempre tuo fratello, mocciosa" Adesso anche la mia voce era dolce. Cullavo piano la mia sorellina, un terribile senso di colpa che mi attanagliava le viscere. "Mi dispiace da morire, Tuk, mi dispiace." Non mi scesero lacrime, ma mi sentivo morire. "Ti prego, perdonami" Sussurravo nel suo orecchio. Era solo a lei che volevo chiedere scusa, solo lei che volevo proteggere da tutto quel male, perché lei era l'unica davvero innocente: non poteva non perdonare Lo'ak, non poteva non voler perdere me. Kiri quantomeno poteva capire cos'era successo, prendersela con Lo'ak per quello che aveva fatto. E invece non lo faceva.
"Quindi non sei più mio fratello?" La voce di Lo'ak. Sentii il sangue che mi tornava alla testa. Mi costrinsi a non voltarmi: continuai a dargli le spalle per non saltargli addosso di nuovo. Tuk alzò la testa dal mio petto, si mise a guardarmi con gli occhioni gialli pieni di lacrime. E con la coda dell'occhio vidi Kiri con la testa bassa, che mi guardava attraverso le sopracciglia con uno sguardo implorante. Aspettavano una risposta da me, tutti e tre. E io non avevo idea di cosa dire.

THE ELDEST -atwow con gli occhi di Neteyam Sully-Where stories live. Discover now