Capitolo XXI

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Ci volle molto poco prima che effettivamente arrivassero al pontile mio padre e Tonowari, Aonung che si affannava dietro di loro. Incrociai appena lo sguardo di nostro padre, e mi voltai verso Lo'ak, il sangue gelato. Davvero questa volta ebbi l'impressione che non sarei riuscito a salvargli le chiappe. Quando mio fratello vide Tonowari avvicinarsi minaccioso, il suo sorriso appassì. "In piedi." Era la voce di nostro padre, talmente incontestabile che anche Kiri si alzò, Tuk uscì dall'acqua, preoccupata. Tonowari si piazzò davanti a noi, Aonung nascostro dietro di lui. "Spiegatevi." Era un ordine anche quello dell'Olo'eyktan. "Hanno circondato i miei fratelli." Dissi, prima che Lo'ak potesse aprire la bocca. "Gli ho detto di lasciarli stare, ma non hanno-" 
"È stato lui a colpire per primo, padre." Aonung puntò il dito contro Lo'ak, come un bambino. Mi ribollì il sangue. Mi accorsi di essermi istintivamente avvicinato a mio fratello, di essermi posto quasi a scudo, fra lui e gli altri. Lo'ak dalle mie spalle sbottò: "Sono stati loro a tirarmi la coda per primi!" Anche lui parve un bambino. Guardai mio padre, cercando di interpretare la sua reazione, e trovai solo rabbia fumante. Tonowari guardò severo suo figlio, Aonung si strinse nelle spalle: "Ci eravamo fermati, ma lui è tornato indietro per picchiarci." Di nuovo, indicò mio fratello. Alzai gli occhi al cielo. "Eravate quattro contro due!" Lo'ak persisteva. Gli diedi una gomitata fra le costole, nel disperato tentativo di farlo stare zitto mentre vedevo lo sguardo di mio padre incupirsi sempre di più, farsi sempre più minaccioso. Il fatto che loro fossero più numerosi di noi e noi avessimo attaccato per primi sicuramente non ci avrebbe comprato la compassione di nostro padre, anzi, avrebbe aggiunto alla strigliata una ramanzina sulla sconsideratezza e la stupidità di quello che avevamo fatto. "Voi combattevate come demoni!" Il battibecco tra Aonung e Lo'ak non si fermava. "E voi come dei lattanti!"
"Lo'ak!" Lo richiamai fra i denti, ma era troppo tardi: nostro padre scattò, come una molla, ci afferrò per il braccio e prese a tirarci via dal pontile. "Basta. Ho sentito abbastanza." Aveva le orecchie basse, l'espressione esasperata. Lo'ak non oppose resistenza, ed io osai appena: la sua presa sulla nostra pelle bruciava, come un nuovo livido che si prepara a spuntare. "Ci penso io." Assicurò a Tonowari, mentre ci trascinava via, lasciando l'Olo'eyktan e il figlio sul pontile, con le nostre sorelle.

Avrebbe potuto trascinarci a casa per l'orecchio, per la forza con cui ci strattonò per le braccia. Sentivo Lo'ak, dal fianco opposto di nostro padre, soffocare a fatica i lamenti. Arrivammo alla capanna e mi dimenai, perché lasciasse la presa, e oltrepassai quasi scocciato l'uscio, Lo'ak che veniva quasi lanciato dentro, alle mie spalle. Nostro padre ci diede appena il tempo di girarci: "Qual è l'unica cosa che vi ho chiesto?! L'unica?!" Teneva gli occhi gialli fissi su Lo'ak. Imprecai fra i denti, sapendo di non poter evitare a mio fratello una litigata. La cosa mi infastidiva: sapevo che gli strascichi di una discussione fra Lo'ak e mio padre si sarebbero trascinati per giorni, se non settimane, sapevo che la loro relazione non era esattamente splendida, e che continuava a peggiorare, che Lo'ak faceva tutto ciò che faceva per vincere l'approvazione dell'uomo, che ogni volta che falliva, si sentiva sempre di più in difetto, sapevo che i suoi problemi con papà sarebbero diventati problemi con me. Mio fratello teneva lo sguardo basso: "Di restare fuori dai guai" Mugugnò. "Di restare fuori dai guai!" Nostro padre gli fece appena finire la frase. Era troppo arrabbiato, sarebbe stato troppo severo, Lo'ak sarebbe rimasto scottato. Mi misi fra di loro, tirando indietro mio fratello con il braccio prima che rispondesse nel modo sbagliato: "È colpa mia, signore, mi prendo tutta la responsabilità di-" Cercai di mediare, ma mio padre era più arrabbiato con Lo'ak che con me: aveva creduto a quello che aveva raccontato Aonung. Nella sua mente era stato Lo'ak ad andare a cercare guai, lui a tornare indietro per azzuffarsi con i quattro Na'vi quando la questione sembrava già risolta. Si rivolse a me: "No, no. Non credo proprio" Feci un passo indietro: non c'era nulla che potessi fare per Lo'ak, se non pregare Eywa che ascoltasse quello che gli avevo detto e se ne stesse buono. "Devi smetterla di prenderti la colpa per questa testa dura" Lo disse, tornando a fulminare Lo'ak con lo sguardo. Alzai gli occhi al cielo, mi passai la lingua sul labbro spaccato, assaporando il sangue. "Stavano prendendo in giro Kiri! Le davano del mostro" Mio fratello cercò di giustificarsi. "Non importa!" Sbottò mio padre, esattamente come sapevo avrebbe fatto, come avevo avvisato Lo'ak avrebbe fatto. "Avete preso a pugni il figlio del leader del clan!" Esasperato, mio padre fece una pausa, si passò la mano fra i capelli. "Vai a scusarti con Aonung." Guardai mio fratello, trattenendomi dal sussurragli te l'avevo detto. Lo'ak quasi spalancò la bocca per la sorpresa: "Ma papà-" Cominciò, ma nostro padre non gli diede modo di finire la frase: "Non importa come, ma fai pace." Lo'ak abbassò le orecchie: "Sissignore" Era nervoso, a dir poco. "Vai" Mio fratello ubbidì, uscendo dalla capanna quasi trascinando i piedi. Feci per andargli dietro, ma mio padre mi chiamò. Mi fermai, testa bassa, e mi voltai verso di lui. Ecco il mio turno. Pensai. Alzai appena lo sguardo, timoroso di incrociare quello di mio padre, ma quando lo guardai, la sua espressione non era più di cieca rabbia. In qualche modo, mi rilassai. "Com'erano messi gli altri?" La sua domanda fu completamente inaspettata: aveva un tono particolare, un linguaggio del corpo particolare. Non sembrava né arrabbiato, né deluso, e il suo tono non era più quello di una sgridata, ma aveva ancora le orecchie basse, gli occhi minacciosi. "Peggio di noi." Gli risposi, accennando un sorriso, perché in fondo mi riempiva di fierezza che avessimo vinto con così tanta facilità, che fossero loro quelli coperti di lividi e quelli con la vergogna di averle prese e quelli che non avrebbero più osato alzare un dito sui miei fratelli. Mi gonfiava il petto che solo le mie nocche fossero rimaste sanguinanti, che un solo colpo avesse raggiunto la mia faccia. Uno, e nient'altro. Ero un guerriero, dopotutto. Mio padre annuì. Era un guerriero anche lui. "Bene" Mi allargai in un sorriso. Malgrado tutto quello che aveva detto a Lo'ak, malgrado i guai, approvava quello che avevamo fatto, quello che avevo fatto. Non poteva mostrarlo apertamente, ma era fiero che avessimo difeso Kiri. Mi sentii riempire di gioia. "Molto peggio!" Aggiunsi, le orecchie tese verso l'altro, il sorriso a denti scoperti. Mio padre alzò gli occhi al cielo, costretto a continuare la scena del padre arrabbiato. "Va' via." Mi disse, dileguandomi con un gesto, ma senza riuscire a nascondermi il suo sorriso. Uscii dalla capanna, andando dietro a Lo'ak e tirando un sospiro di sollievo.

Fuori dalla capanna, però, non trovai mio fratello da nessuna parte. Scrollai le spalle, intuendo fosse andato a scusarsi come nostro padre gli aveva detto di fare, e tornai al pontile, dove avevo lasciato Tuk e Kiri. Sapevo che ormai le avrei trovate sole, se non si erano addirittura spostate da lì. Sicuramente Aonung e gli altri le avevano lasciate in pace, quindi, in realtà, il pensiero che stessero sole non mi preoccupava particolarmente. Non mi affrettai: passeggiavo e intanto lanciavo occhiate contente al mare sotto i miei piedi, che si intravedeva nella tela della strada. Era strano, ai miei occhi, che fino ad allora avevano visto sotto i miei piedi solo il sottobosco, solo le timide pozzanghere della pioggia nelle quali si riusciva a vedere solo il fango, occasionalmente qualche insetto o anfibio. Ai miei occhi il mare era sconosciuto, magnetico, attrattivo, profondo. Ai miei occhi il mare era l'azzurro estraneo della pelle dei Metkayina, l'acquamarina dei loro occhi grandi. Ai miei occhi il mare era lui. Aonung. Una parte che sapevo nascosta dentro me e che ciononostante non potevo che pensare estranea a me. Il rifiuto di quello che sapevo essere davvero me. Il mare nella foresta, le pozzanghere nel sottobosco. Un tutt'uno e un'eterna scissione. Mentre camminavo, sospirai.

Raggiunsi il molo e vi trovai le mie sorelle, che mi saltarono letteralmente addosso blaterando qualcosa sul controllare le mie ferite. Mi costrinsero a sedermi sul pontile e pazientare mentre applicavano le loro cure. Kiri studiava il mio labbro spaccato, decretava che sarebbe bastato usare questa o quella cosa, e di Kiri non dubitavo un secondo: nella foresta era stata più abile di nostra nonna. Intanto però Tuk mi aveva preso le mani e se le rigirava fra le sue manine, premendo ogni volta con più forza sulle mie nocche completamente spellate. Di Tuk, per tutto il bene che le volessi, mi fidavo meno. Imprecai un paio di volte: "Tuk, attenta a toccare lì" Le chiedevo, la voce che a fatica conteneva il fremito di nervosismo. E di nuovo mia sorella schiacciava un altro foro nella mia pelle, Kiri non la fermava: pensava solo ad alta voce a tutte le possibili piante che avrebbe potuto usare e come questa sarebbe stata meglio di quell'altra. Avevo le nocche in fiamme, timbrate dalle impronte di Tuk. "Tuk, per favore non li: mi fai male." Cercavo di essere dolce con Tuk, perché sapevo che sarebbe bastato un niente per farla scoppiare in lacrime. In più ero suo fratello maggiore e avevo anche il compito di mostrarle come meritava di essere trattata. Ma le mani mi facevano veramente male. Imprecai ad alta voce, sbottando: "Basta! Basta!" Tirai lontano le mani, strappandole da quelle di Tuk e agitandole nell'aria come per scuotere via il dolore. Poi risi: "Menomale che non sarai Tsahik" Le dissi, cercando di alleggerire l'atmosfera. Tuk mi guardò offesa: "Potrei!" Ribatté, quasi pestando i piedi. Anche Kiri rise: "Si, se io morissi..." Un brivido mi corse lungo la schiena al pensiero. La mia mente tornò in un balzo alla sera dell'attacco alla roulotte, agli Avatar che ci avevano attaccato, al mio coltello che si faceva strada nella loro pelle, a Spider che veniva portato via. Kiri scherzava, ma il rischio c'era stato davvero. Tuk alzò gli occhi al cielo: "Se tu ti rifiutassi!" Protestò, stizzita dalla presa in giro. "Se fossimo a casa" Le parole mi sfuggirono dalle labbra, brusche, si schiantarono sulla risata di Kiri, fecero stringere Tuk nelle spalle. La foresta. Mancava a tutti. E con lei la promessa di diventare Olo'eyktan, Tsahik, Na'vi di rilievo per il popolo. Tutto era svanito, perso nella grazia dell'uturu. E alla fine uturu ci sembrava una maledizione. Mi sembrava una maledizione. Kiri scrollò le spalle: "Ci sarà sicuramente bisogno di noi, in qualche modo." Nella sua voce, il tono della menzogna detta per il bene di Tuk, a cui né io né Kiri stessa potevamo credere davvero. Tuktirey sorrise: "Potrei diventare più importante di voi!" Si era di nuovo esaltata. Mi sciolsi in un sorriso anch'io, a vederla tranquillizzarsi: a lei la foresta sarebbe sempre mancata meno che a noi, sarebbe riuscita a vivere anche qui, perché la foresta non aveva avuto tutto il tempo che aveva avuto con noi  per entrare dentro di lei. La felicità di una forse poteva bastare a quella di tutti. "Magari si" Le dissi, scompigliandole i capelli sciolti. Kiri mi guardò, con lo sguardo tinto di amarezza. 
"Allora!" Quasi gridai, cercando di ritirare su il morale anche a lei. "Vogliamo fare un giro in ilu?" Mi sporsi dal pontile sul mare, chiamando con i versi che Aonung mi aveva insegnato. Il mio ilu arrivò, Tuk saltellava dalla gioia alle mie spalle, anche Kiri sorrideva. Salii in groppa all'animale, immergendomi in acqua fino alla vita, e legai con lei. "Sicura di riuscire a respirare abbastanza bene, Tuk?" La stuzzicai, Tuk alzò solo gli occhi al cielo, mi fece la linguaccia. Kiri rise. Anche i loro animali ci raggiunsero, le mie sorelle salirono sui loro dorsi, e ci allontanammo dal pontile per esplorare il reef. 

N.A.
Ciao a tutti/e! Spero la storia vi stia piacendo anche se i capitoli si stanno allungando un po'... :)
Domani parto e non so quanta connessione riuscirò ad avere quindi può essere che fino a venerdì sera non esca nessun capitolo nuovo, ma venerdì sicuramente qualcosa pubblico! Grazie mille di aver letto la mia storia, spero continuiate e che continui a piacervi (anche se ci vorrà un po' di pazienza) <3 <3

THE ELDEST -atwow con gli occhi di Neteyam Sully-Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt