Capitolo XXIX

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Ci accorgemmo troppo tardi che qualcuno ci aveva osservato per tutto il tempo. Vidi Aonung, che ora stava rivolto con la faccia verso il mare, sbiancare. Mi voltai di scatto, pregando e implorando Eywa, la terra, il mare, persino il vecchio Dio di mio padre, che non ci avesse visto nessuno. Nessun dio ascoltò. Tuk se ne stava in piedi sul pontile, le mani in mano, a guardarci con gli occhioni gialli sgranati. Mi divincolai immediatamente dall'abbraccio di Aonung, con un sussulto, e mi voltai verso di lei sforzandomi di sorridere. Aonung, mortificato, mi guardava con le mani alla bocca. Merda. Merda. Merda. Se c'era qualcuno che non avrebbe dovuto vedermi così era Tuk: le avrei potuto spiegare perché ciò che aveva visto dovesse restare segreto, chiederle per favore di non dirlo a nessuno, ma nella sua innocenza non avrebbe capito davvero. Non avrebbe potuto capire perché una cosa che sembrava tanto innocente ai suoi occhi avrebbe rovinato la mia vita, per quanto fosse una bambina intelligente. Mi avvicinai a lei, abbassandomi al suo livello per parlarle. Mi tremavano le mani. "Tuk...Non è come sembra-" Tuk si allargò in un sorriso pacione: "Ecco di cosa parlavate a cena!" Era esaltata, come avesse appena scoperto di un tesoro nascosto sotto il suo materasso. "Tu e lui siete amici in quel senso!" Sapevo che Aonung stava ascoltando ogni singola parola che Tuk pronunciava. Arrossii, sentendo la vergogna appesantirmi lo stomaco. D'istinto le feci cenno di non gridare, guardandomi attorno per verificare non ci fosse nessun altro a guardarci.  "Ci stavamo solo abbracciando, ma è importante che tu-" Provai a dire, ma Tuk non mi lasciò neppure finire: "Non era solo un abbraccio! Ho visto che vi baciavaatee!" Canticchiò l'ultima parola, facendo un giro su sé stessa. Era un bel casino. Le misi una mano sulla spalla e la costrinsi a calmarsi. "Tuk, basta! Non puoi dire a nessuno cos'hai visto." La presi per il braccio, tirandomela più vicino: era in ginocchio davanti a lei, un po' per parlarle meglio, un po' perché la stavo praticamente implorando. Vidi l'espressione di Tuk incupirsi, storpiarsi appena come per il dolore: "Ahia, Teyam, mi fai male!" Si lamentò, appena un sussurro. Almeno aveva capito di non poter urlare. Strinsi ancora un po' la mano, il suo braccio fra le mie dita. Non mi piaceva fare male a mia sorella, ma non potevo rischiare qualcuno di troppo venisse a sapere di quel bacio, quell'abbraccio, di Aonung: avrei perso tutto. Tuk gemette appena. La scossi: "Promettimi che non dirai nulla a nessuno." La mia voce era ferma, autoritaria. A stento la riconobbi. Eppure funzionò: Tuk annuì. "Mi prometti che manterrai il segreto?" Sarebbe stato davvero inutile cercare di spiegarle perché. In più lei non lo stava chiedendo. Tuktirey annuì di nuovo, l'espressione che da dolorante si faceva spaventata: "Te lo prometto! Te lo prometto! Ma lasciami, mi fai male!" Aveva poggiato la mano che aveva libera sulla mia, cercando di alzare le mie dita dal suo braccio nudo. La tenni così ancora per un attimo, cercando di vedere nei suoi occhi larghi qualcosa che mi assicurasse che avrebbe mantenuto la promessa e che non dicesse così solo per essere lasciata andare. Non lo trovavo, e più la scrutavo, più la mia apprensione cresceva: il segreto sarebbe venuto fuori, Aonung ed io avremmo pagato il prezzo. L'esilio, il ripudio, la solitudine permanente.  Non ci sarebbe rimasto nulla. La scossi appena, cercando e cercando, sempre con maggiore frenesia, Tuk che si lamentava, ormai quasi in lacrime. Finché Aonung non mi poggiò una mano sulla spalla. Il mio respiro affannato si calmò di colpo. "Ha capito" Mi sussurrò all'orecchio. Lasciai di colpo la presa su mia sorella, il calore del tocco di Aonung che mi riportava alla ragione. Tuk indietreggiò, si portò subito la mano al braccio, dove l'avevo stretta, massaggiandosi appena. Io mi tirai in piedi, ora mortificato da quello che avevo fatto, dall'espressione sul viso della bambina. Aonung ancora teneva la mano sulla mia spalla, le labbra vicine al mio orecchio: "Non lo dirà a nessuno" Mi bisbigliò. "Tranquillo." Quelle parole, dette con la sua voce, funzionarono: mi calmai del tutto. Tuk mi fissò con gli occhi velati di lacrime. Non sapevo però cosa dirle: chiederle scusa? E rischiare così che andasse a raccontare quello che aveva visto? Mi dispiaceva da morire, ma non pensavo di avere molta scelta. Spiegarle perché non volevo lo dicesse? Sapendo che non avrebbe capito?  "Tuk..." La chiamai, senza sapere esattamente cosa le avrei detto. E i suoi occhi si riempirono solo di ancora più lacrime e la sua mano sul suo braccio strinse solo di più la sua pelle arrossata. Prima che potessi dire altro mi aveva voltato le spalle ed era corsa via. Feci per andarle dietro, ma Aonung mi tenne fermo con la sua mano sulla mia spalla. "Ha capito" Insistette, tirandomi con delicatezza verso di sé. 
Tuk sparì, addentrandosi nella spiaggia e poi nel villaggio. Non avrei dovuto lasciarla sola, malgrado tutto: avrei dovuto seguirla e portarla a casa di persona, visto che neppure Kiri e Lo'ak erano con lei. Era la mia responsabilità, in quanto suo fratello. Il mio dovere. Eppure lasciai che corresse via, sola, in un villaggio che, per quanto amichevole e ospitale, non era ancora nostro com'era stata la foresta. Alla preoccupazione che andasse a spifferare tutto quello che aveva visto per dispetto si aggiunse quella che non tornasse a casa in orario, che si facesse male o le succedesse qualcosa. Mi voltai verso Aonung, cercando conforto, le mani alla bocca mentre già mi mangiavo le unghie. Aonung mi prese fra le sue braccia, lasciò che affondassi il viso nel suo petto mentre mi carezzava la schiena con le mani ruvide. "È una bambina intelligente, penso abbia capito." Mi confortò. Rimanemmo soli ancora qualche minuto, forse mezz'ora, fino a quando non mi resi conto che c'era qualcosa che non andava: perché Tuk era venuta da me così? Sola? Dov'erano Kiri e Rotxo? Perché Lo'ak non era ancora tornato? Tsyreia lo avrebbe già dovuto portare indietro. E se quella testa calda non avesse ascoltato neppure la Na'vi e fosse andato da Payakan per conto suo? Mi alzai di scatto dal fianco di Aonung, su cui ero praticamente sdraiato mentre mi carezzava i capelli. Gli esposi i miei dubbi: "Sarebbero già dovuti tornare!" Aonung mi riprese il viso, lo spinse delicatamente sul suo grembo, da cui lo avevo alzato. "Staranno facendo esattamente quello che stiamo facendo noi, Neteyam..." Scossi la testa con violenza, ma non la alzai da lui. "E Tuk in giro da sola?" Di nuovo Aonung riuscì a calmarmi con una carezza. "Stanno bene" Mi sussurrò. "Sono sicuro che possono badare a loro stessi per qualche ora..." Sospirai. Anche io lo pensavo, ma mio padre non era d'accordo e gli schiaffi li avrei presi io. Mi agitai: "Ho un brutto presentimento" Fu quello il nome che diedi all'ansia corrosiva che ribolliva nel mio esofago. Aonung sorrise: "Sei sempre così preoccupato o è solo che ti sei già stancato di stare con me?" Canzonò. Gli sorrisi, stando al gioco: "Ovviamente mi sono stancato di stare con te. Puzzi anche di pesce" Lo presi in giro fingendo anche di tapparmi il naso. Aonung finse di offendersi, di trasalire con la bocca spalancata. Poi scoppiò a ridere: "Come osi?" Risi anche io, reggendomi la pancia con una mano e rotolandomi appena sulle sue gambe. Aonung mi teneva per la vita. Quando smettemmo di ridere i suoi occhi azzurri erano fissi nei miei. Aveva l'espressione di qualcuno che stava per baciarmi. Continuai a sorridergli, arrossendo appena. Le nostre teste si avvicinarono, le labbra quasi che si sfioravano. Chiusi gli occhi...

Ma dei passi scossero il pontile. Pesanti, una corsa. Trasalì, mi tirai in piedi immediatamente. Tsyreia stava in piedi davanti a noi, trafilata per lo sforzo, sola. Dall'apprensione sul suo viso capii immediatamente cos'era venuta a dirci: Lo'ak, nei guai. Merda

N.A. ciao a tutti/e! Innanzitutto volevo ringraziarvi per i commenti dolcissimi che mi lasciate, perché mi fanno davvero moltissimo, moltissimo piacere e mi motivano sempre di più a portare avanti la storia; poi volevo avvisarvi che potrei dilatare un po' i tempi tra un capitolo e l'altro per varie cose che stanno succedendo in questo periodo, nel senso che invece che cercare di pubblicare un capitolo al giorno, o al massimo uno ogni due giorni, cercherò di pubblicarne uno ogni due/tre giorni, massimo quattro, così da essere sicura non siano scritti troppo di fretta! Se poi dovessi riuscire a mantenere il ritmo di adesso (e lo spero vivamente) ovviamente pubblicherò più spesso! Tutto questo per assicurarvi che anche se l'attesa si allunga un po', sicuramente entro qualche giorno un nuovo capitolo esce.
Grazie ancora di tutto il supporto, vi adoro!

THE ELDEST -atwow con gli occhi di Neteyam Sully-Where stories live. Discover now