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Le terre del Khusai erano divise dal piacevole tepore del giorno e dal gelo della notte

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Le terre del Khusai erano divise dal piacevole tepore del giorno e dal gelo della notte. I Taigat abitavano sulle montagne, insieme ai lupi stanziati sulle alture e alle bufere che di tanto in tanto avvolgevano le gher di neve. Non era certo un luogo sicuro, dove una principessa sarebbe dovuta stare, ma Areum ci aveva messo poco ad abituarsi.

Grazie alla presenza di Dier, la ragazza era riuscita a superare il timore del silenzio e della solitudine. Le paure che erano solite tormentarla si stavano dissipando, seppur con fatica, e lo doveva solo a lui. A quella persona che Areum aveva cominciato a conoscere davvero. Un uomo totalmente diverso dal principe balbettante e impaurito che aveva visto più di una volta vagare per il palazzo, senza meta.

Dier era molto più coraggioso di quanto pensasse e molto più veloce di quanto si aspettasse. Era difficile riuscire a colpirlo quando si allenavano, Areum non riusciva neanche a sfiorarlo, come stava accadendo in quell'istante. Nonostante la giovane sollevasse gambe e braccia, i suoi pugni non andavano mai a segno.

«Migliori ogni giorno di più, Areum. Stai pensando di rimanere per sempre fra i Taigat?» si complimentò il cugino, sorridendole prima di slanciarsi verso la sua spalla, per provare a colpirla. La principessa si piegò all'indietro e riuscì a evitare quel colpo, per poi drizzare la schiena.

«Sì, stavo pensando all'eventualità» mugugnò Areum, soffocando i sentimenti di vergogna sotto strati di polvere. Il palazzo era pieno di brutti ricordi, e lei non voleva farci ritorno. «Qui mi sento libera, non ho paura come un tempo.»

Dier allargò le braccia, come a invitarla a colpirlo, e un soffio di vento gelido gli scompigliò i capelli castani che scivolavano morbidi fin sui fianchi. «Quindi non ci sono altri motivi che ti tengono lontana dalla tua casa?»

Areum sentì la gola secca e provò a sollevare una gamba, per colpirlo al fianco destro. Come poteva ammettere che l'unico motivo per cui non volesse allontanarsi fosse lui? Dier la faceva sentire al sicuro, nessuno sarebbe mai riuscito a darle tranquillità come il cugino era in grado di fare.

«No, io... amo questo posto!» esclamò Areum, mentre Dier bloccava la sua gamba e la spingeva senza violenza verso terra. L'aveva parata, di nuovo. «E le persone che lo abitano.»

«Come mio zio?» ridacchiò Dier, schivando un nuovo pugno. Le girò attorno, in attesa di riceverne altri. «O forse sei adirata perché tuo fratello non ti manda più delle lettere?»

Areum si morse la lingua, per sopprimere un gemito. Con Tomur non faceva altro che battibeccare, e pensare a Yong la faceva sentire in colpa. Ricordava ancora ciò che gli aveva fatto e la sofferenza che gli aveva provocato, e si sentiva colpevole.

«A dire il vero, mi chiedo se mio fratello lui provi ancora dell'affetto nei miei confronti» mormorò Areum, ma rendendosi conto di aver lasciato intendere troppo, sollevò la gamba destra per colpirlo al fianco sinistro. Non aveva mai confessato a Dier ciò che aveva fatto a Kaewang.

Cieli di Sangue - La nuova dinastiaWhere stories live. Discover now