2.16

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Quegli uomini erano tutti così pieni di sé che, alla fine del khurultai, Saran uscì per prima dalla gher

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Quegli uomini erano tutti così pieni di sé che, alla fine del khurultai, Saran uscì per prima dalla gher.

Non aveva intenzione di rimanere lì dentro un momento di più, a subire sguardi che la ammonivano in silenzio, come se la sua parola fosse solo un disturbo, o la sua presenza. Ad ogni modo, era lì per una questione ben più importante: convincere il ragazzo dal deel arancione ad allearsi con la propria tribù e non poteva permettersi di lasciarsi sfuggire una tale occasione. Perciò, lo attese fuori con i pugni stretti, mentre il sole le bruciava la pelle. Non era abituata a vivere di giorno e la stanchezza nel momento in cui solitamente dormiva si fece sentire.

Yul uscì poco dopo, parlando al fianco di un khan dalla lunga barba, entro cui correvano campanelle fastidiose che suonavano ad ogni passo. Non appena la vide, sorrise, e si congedò con un inchino dall'uomo, per andarle incontro con le braccia dietro la schiena.

«Mi spiace annunciarti che dovrò subito correre alla mia tribù e onorare il patto di alleanza con i Taigat, non vorrei mettere mio padre in cattiva luce.»

Saran lo scrutò a fondo, muovendo la coda di capelli. Era indubbiamente affascinante, sicuro di sé, e non vi era traccia di antipatia nel volto. Piuttosto, lo era lei, e verso tutti, così da potersi creare uno scudo.

«Perché non mi porti con te?» sorrise aspramente. «Non ho mai visto il nord del Khusai, so solo che le loro tribù sono più bellicose di noi del sud. Il Biyu è la gemma della tranquillità»

«Il nord è difficile da conquistare, ma se te lo prendi, hai risorse per tutta la vita. Noi siamo stati benedetti dal Cielo Azzurro con quel matrimonio fra mia sorella e il khan dei Taigat, proprio per questo non possiamo venire meno alla sua chiamata» ricambiò il sorriso, dirigendosi verso il grande specchio d'acqua limpida della Grande Oasi, dove altri uomini stavano bevendo. «Vieni, rinfreschiamoci e partiamo. Se ci tieni, ti porterò con me nella spedizione. So che è stato Ogodei khan, della tribù degli Ongirrat, a dichiarare guerra a Tomur Khan. Ne hai mai sentito parlare?»

Saran cominciava a trovare insopportabile quel luogo in cui si sentiva quasi da meno, anche con Yul era così. Quel ragazzo era estremamente informato sulle questioni politiche del Khusai, mentre lei, che non se n'era mai interessata, non sapeva niente. Eppure doveva rimanere determinata, perciò si pose al suo fianco e lo seguì. Non voleva passare per un cane che gli scodinzolava dietro, perciò lo superò e quando arrivò sulle sponde si fermò di scatto.

«So che Ogodei è giovane... come te, l'ho incontrato una volta, si era recato fra gli Shonin a chiedere asilo, per sbaglio oserei dire. Non è troppo per un ragazzo del genere cercare di buttare giù la tribù più grande del Khusai? Io non lo farei, almeno non senza un'alleanza... con qualcuno di forte» Lo fissò di sottecchi.

«Quindi ci reputi forti? Saran, senti, sei davvero carina, ma ci ho pensato e mi dispiace dovertelo dire: sappi che un patto tra le nostre tribù non mi gioverebbe. Non avete nulla da offrire» le spiegò lui, infilando le mani a coppa nell'acqua. «Sarebbe irrispettoso nei confronti di mio padre.»

Cieli di Sangue - La nuova dinastiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora