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Dier non aveva avuto modo di riappacificarsi con Areum

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Dier non aveva avuto modo di riappacificarsi con Areum. E avrebbe voluto farlo, più di ogni altra cosa. Perché vederla allontanarsi in quel modo, con le lacrime agli occhi la sera prima, l'aveva fatto sentire un mostro. E lui non era questo.

Dannazione, l'aveva portata nel Khusai per aiutarla a ricomporre i pezzi della sua vita. Invece, l'aveva distrutta ancora di più. E, quel che peggio era che la vedeva così vicina ad altri.

Così vicina a suo zio. Dier non era stupido, la sera prima l'aveva cercata, in lungo e in largo, e lei e Tomur erano stati gli unici a scomparire alla fine del rito propiziatorio. Qualcuno aveva parlato. Qualche voce aveva cominciato a girare. La situazione si era fatta ambigua e un sottile timore aveva cominciato a farsi spazio nel petto del giovane.

Dier ricadde al suolo e affondò la spada sul petto di uno dei nemici, in un tripudio di terriccio e sangue. Digrignò i denti e si rialzò in piedi, mollando l'elsa e incoccando lesto una freccia che scagliò in direzione di un secondo soldato, colpendolo in pieno petto.

La battaglia andava avanti dalle prime luci dell'alba. Areum si era gettata all'interno di essa in groppa al suo cavallo e Dier l'aveva persa di vista a nemmeno pochi minuti dall'inizio della guerriglia.

Dier afferrò altre due frecce e le incoccò a destra, colpendo due uomini, per poi risalire in groppa al suo cavallo e calciare sui fianchi. Scorgeva Tomur in lontananza, intento a confrontarsi con Ogodei. Suo zio non aveva occhi che per il suo nemico, non gli permetteva nemmeno di scappare, come un lupo che cercava di spingere la sua preda con le spalle contro il muro, negandogli ogni via di fuga.

Dier sapeva cosa stava facendo.

Se cadeva il khan cadeva la tribù, e i Taigat avevano bisogno di prendere tempo. Ore. Affinché il padre di Delger arrivasse in fretta. I membri della tribù delle montagne si trovavano all'altezza della cascata dell'Orkhoj. Ci sarebbe voluto almeno mezza giornata di cammino prima di raggiungerli al passo Gangwon.

Dier non ebbe il tempo di correre in difesa dello zio, che era stato appena accerchiato da altri due uomini, che una donna agile salì sul cavallo di Dier. Con un urlo disumano, la donna avvolse una corda tagliente intorno al suo collo che gli fece mancare l'aria.

Il giovane ricadde lontano dalla sella, perdendo il suo cavallo, mentre la ragazza avvolgeva le gambe intorno alle sue spalle e spingeva con forza la corda tesa sul suo collo.

«Muori, bastardo Taigat» sibilò la giovane, mentre Dier si dimenava come un animale.

Non poteva morire. Non quel giorno. Non in maniera tanto triste... Il ragazzo urlò, ritrovando l'aria nei polmoni nel momento in cui la donna venne allontanata di forza dal suo corpo. Dier sgranò gli occhi e si mise a scarponi, pronto a reagire, quando vide la sua avversaria venire scaraventata con brutalità su di un masso da Areum.

La cugina aveva le mani e la gonna del deel sporca di sangue, lo stesso che colava dal naso fin sulla bocca. Dier incrociò il suo sguardo, solo per un istante, prima che Areum gli facessi un cenno con il capo e incoccasse una freccia. La principessa lasciò la corda dell'arco e la freccia sfrecciò verso di lui, che si scostò, facendo in modo che l'arma colpisse l'ennesimo nemico dietro di lui.

Cieli di Sangue - La nuova dinastiaWo Geschichten leben. Entdecke jetzt