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Le dune scorrevano tranquille di fronte gli occhi insonnoliti di Yul. Il ragazzo era cullato dal placido andazzo del cavallo e dal profumo che si sprigionava dai capelli di Saran, racchiusi in una coda alta. Quella piccoletta dall'aria vivace era riuscita a uccidere due uomini con il solo ausilio della sua frusta, mentre lui era rimasto ferito. Saran gli aveva salvato la vita e si era presa cura di lui, donandogli dei favori che Yul non avrebbe dimenticato.

«Attraversa l'ultima duna e vedrai la tribù, allora resterai affascinata» le disse Yul, in un sussurro. Il dolore al braccio si era fatto sopportabile, ma non gli dispiaceva fingersi indebolito.

Saran non rispose inizialmente, ma le bastò sorpassare la duna più alta per osservare un fiume di colori stagliarsi dinnanzi i suoi occhi. Le gher che si innalzavano dal suolo sabbioso erano tinte di rosso, arancione e blu, mentre tutto intorno un gran trambusto si spandeva dai banchi espositivi e dal suono tintinnante del denaro.

«Ne sono affascinata, lo ammetto, ma è più importante che tu venga curato» asserì Saran, scalciando sul cavallo, in modo che raggiungesse in fretta la tribù dei Ghulan.

Yul incurvò le labbra in un sorriso furbesco, lieto che lei non potesse vederlo. «Vorrei che fossi tu a curarmi, se non ti dispiace.»

Saran si lasciò andare a uno sbuffo, tipico di lei. «Lo farò, ma non abituarti alla mia disponibilità. Qui non hai dei servitori?!»

«Ma i servitori non riescono a farmi ridere come te, piccoletta» Yul tirò le redini del cavallo, quando si ritrovarono vicino ai recinti. «Ora aiutami a scendere dalla sella.»

Saran smontò con un balzò e gli porse le mani, aveva un cipiglio di intolleranza sul volto candido. «Non sono così divertente come credi.»

«Finora mi hai fatto divertire con il tuo carattere vivace» replicò Yul, intrecciando le dita al suo polso. Dopo tutto, non aveva niente da perdere e nessuna promessa da onorare. «Ti mostro la mia tenda.»

Un sorriso tiepido si formò sulle labbra sottili della ragazza, che decise di seguirlo senza distaccarsi dalla sua mano. «Pensavo che non tutti fossero adatti al mio carattere... vivace, come lo definisci tu.»

Yul sorriso, introducendosi nel mezzo del mercato. Degli uomini con la testa avvolta da turbanti tiravano fuori dai loro bauli oggetti di qualsiasi tipo e li mostravano ai membri della tribù, che li scambiavano con pelli di animali e ceramiche raffinate.

Ancora una volta, Saran sorrise. «Questo posto è grande quanto una città-oasi!»

«Mio padre sarebbe felice di saperlo. Lui sogna di vedere la tribù farsi sempre più vasta» Yul entrò nella propria tenda, illuminata dai raggi di sole che penetravano dalle finestre. Dai pali che sorreggevano le stoffe pendevano delle campanelle di giada e vetro soffiato, mentre sul pavimento splendevano lunghi tappeti abbelliti da cuscini soffici. Una tinozza di legno era appostata a un lato della gher, riempita da una serva intenta a versarci dentro vari secchi d'acqua. Yul sorrise e si passò una mano sul petto, sentendo il braccio opposto dolere. «Saran, mi aiuteresti a spogliarmi? Il braccio mi fa ancora male, sono limitato nei movimenti.»

Cieli di Sangue - La nuova dinastiaWhere stories live. Discover now