2.22

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La fiducia di Mi-sun non era stata mal riposta, dopotutto

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La fiducia di Mi-sun non era stata mal riposta, dopotutto. Shin le aveva inviato un palanchino e una scorta di uomini che la proteggesse durante il suo viaggio di rientro a Hyejie, la capitale di Sunju, che la attendeva brillante come la ricordava.

All'interno della portantina, la principessa strinse Kang-shi al petto e scagliò uno sguardo a Su-jin. La dama le sorrise con dolcezza, come a volerle ricordare che, adesso, non avrebbe dovuto più temere nulla, ma si sbagliava. Mi-sun lo sapeva.

«Siamo arrivati» sussurrò la giovane, accarezzando le guance del figlio. «Guarda, questa sarà la nostra nuova casa.» Gli spiegò, mentre il palanchino si fermava e le porte venivano aperte.

Su-jin scese insieme alle altre dame, che la aiutarono a mettere piede sul viale lastricato dell'ingresso del palazzo, pervaso dal via vai di dame ed eunuchi. Kang-shi, invece, saltò giù dal palanchino e osservò l'ambiente con gli occhi pieni di entusiasmo, osservando i tetti dorati delle dimore.

«Tutto... è tutto luminoso, eomonim!» esclamò il bambino, stringendole la mano.

Mi-sun sorrise nel vedere il figlio così contento, così ingenuo, proprio come lo era stata lei durante i suoi primi anni di vita. «Sì, qui è tutto molto più bello che a Kaewang. Sai, nessuno proverà a farci del male...»

«Se a te piace, eomonim, piacerà anche a me!» esclamò il bambino, incamminandosi con la madre tra i corridoi bianchi. Erano le guardie che li stavano conducendo, lungo una strada che Mi-sun conosceva molto bene.

La principessa serrò le labbra quando si rese conto di essere giunta nei quartieri di Shin, il suo palazzo bianco, dai tetti di giada, lo avrebbe riconosciuto tra mille. Strinse dunque la mano del figlio, voltandosi verso il salice ombroso che dominava il giardino del fratello, di fronte cui si ergeva un tavolino circolare. Era lì che Shin la stava aspettando, insieme a una donna vestita di rosso. Doveva essere la sua famosa favorita, il fatto che una donna di Haruna avesse ottenuto così tanti onori a palazzo era una cosa talmente ambigua come notizia da essere arrivata fino a Kaewang.

Quando Mi-sun incrociò lo sguardo del fratello, lui si mise in piedi facendo frusciare le stoffe immacolate.

«Gongju, credo che il terzo principe desideri discorrere con voi» le suggerì Su-jin, sempre al suo fianco. Le guardie si erano fermate dietro di loro, lasciandole libere.

Mi-sun scosse appena il capo e delle ciocche ribelli si adagiarono sulle sue guance, emaciate. «Speravo di non dover incrociare il suo sguardo, e invece sono costretta a salutarlo. Andiamo da lui.»

«Eomonim!» la chiamò Kang-shi, notando la tristezza comparsa sul volto della madre. «Non voglio più veddetti piangere.» Mi-sun gli sorrise, ma non rispose e, quando furono di fronte al tavolo, anche la donna si alzò e le rivolse un inchino rispettoso. Kang-shi sembrò restare affascinato da lei. «Eomonim, chi sono queste persone?»

Cieli di Sangue - La nuova dinastiaWhere stories live. Discover now