Capitolo 11

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Kenan posò con calma l'orecchino che stava realizzando per poter prendere il suo iPhone e rispondere alla chiamata anche se leggermente confuso.

-Viktoria- disse mente spegneva anche l'iPad notando l'orario che si era fatto e soprattutto chiedendosi come mai Julian non fosse tornato a casa ancora anche se in quel momento era meglio così altrimenti avrebbe scoperto quello che stava facendo.

-dove sei finito?- chiese la ragazza dall'altro capo del telefono leggermente alterata -ti stai vendicando perché le ultime volte non ti ho dato un alibi con tua madre e adesso scompari?-

-mia madre sa perfettamente dove sono in questo momento Viktoria non devi preoccuparti di nulla-

-ma i media...-

-non mi importa di quello che diranno i media sinceramente-

-ma cosa dovrei dire io loro se mi chiedono di te?- domandò ancora la ragazza molto arrabbiata e Kenan lo capiva principalmente dal forte accento britannico che stava uscendo mentre parlavano: Viktoria cercava di non far sentire molto il suo accento quando parlava tranquillamente ma se era nervosa o arrabbiata non aveva un freno.

-che mi sono preso una pausa- rispose ancora Kenan -ed è anche la verità: ho bisogno di un po' di tempo per me e per capire cosa fare della mia vita-

-per capire che essere gay non è la scelta giusta?- domandò Viktoria con finta innocenza.

-quello lo pensa mia madre, per me non c'è nulla di sbagliato nel fatto che sia attratto da qualcuno del mio stesso sesso- parlò a bassissima voce il moro: non voleva dirlo subito a suo padre. Con la madre si era finto sicuro sul fatto che Robert avrebbe accettato tranquillamente il suo essere gay ma quando aveva visto il padre non era riuscito a dirgli la verità. Le parole gli si erano letteralmente bloccate in gola.

-dove ti ha spedito di preciso?-

-e secondo te te lo dico?- domandò a sua volta Kenan riponendo nel cassetto del suo comodino l'orecchino in modo da non lasciarlo in vista -sei troppo pettegola Viktoria ed è già un miracolo secondo mia madre che non ti sei lasciata sfuggire il fatto che io sia gay e che il nostro fidanzamento è solo una copertura- e dopo aver detto quelle parole il moro decise di chiudere la chiamata in faccia alla sua finta fidanzata: non aveva voglia di continuare quella conversazione con la possibilità di farsi uscire qualcosa. Voleva preservare il più possibile suo padre, suo fratello, Corinne e Bea dai paparazzi.

-dov'è Jul?- domandò Kenan facendo capolino in salotto dove suo padre con Corinne stavano guardando un film. In realtà con loro c'era anche Bea solo che la bambina si era addormentata con la testa sulle gambe di Robert.

-credo in giro, è sabato- spiegò proprio Robert tranquillamente -non so se tornerà per dormire- aggiunse poi mentre Kenan annuiva a quelle parole.

-credo che mi andrò a fare un giro anch'io se per voi non ci sono problemi- e Kenan vide Corinne alzarsi velocemente per cercare qualcosa in uno dei cassetti di uno dei mobiletti del soggiorno per poi andare verso di lui e lasciargli un mazzo di chiavi.

-sono quelle di scorta almeno puoi tornare quando vuoi senza preoccuparti di poterci svegliare- spiegò la donna e Kenan le sorrise.

-grazie mille- aggiunse poi salutando i due e uscendo di casa intenzionato a farsi una passeggiata anche per non pensare a Viktoria che lo aveva appena chiamato e perché no cercare di conoscere qualcuno da poter definire amico. Per i primi dieci minuti camminò senza una meta ben precisa osservando i vari gruppi di amici che chiacchieravano tra loro poi decise di entrare in un locale per provare a trovare qualcuno con cui passare la serata, infondo li non doveva stare attento ai paparazzi come a Liverpool quindi poteva muoversi con più tranquillità e senza sembrare troppo furtivo. Una volta dentro quel locale si guardò intorno non solo per vedere quanta gente ci fosse ma anche e soprattutto per poter trovare il bancone per chiedere qualcosa da bere: solo dopo essere però arrivato davanti al bancone si ricordò di non avere ancora ventun anni e che li non poteva bere come era solito fare e si maledisse mentalmente.

-perché quella faccia?- Kenan alzò lo sguardo azzurro per incontrare due occhi verde smeraldo che lo stavano scrutando attentamente.

-non posso prendere da bere- rispose sinceramente il moro e vide l'altro sorridere prima di porgergli il suo bicchiere.

-non ho ancora bevuto puoi prenderlo tu- e senza dare a Kenan il tempo di spiegargli che non voleva prendere un drink gratis e che il problema era l'età si voltò verso il bancone -preparami un altro drink forte-

-non dovevi perché io...-

-andiamo accetta un regalo per un bel ragazzo- ridacchiò il biondo dopo aver preso il suo bicchiere ed essersi avvicinato a lui.

-grazie ma ho vent'anni, non posso bere per quello- spiegò con calma Kenan.

-andiamo per un anno sei così tanto pignolo- ridacchiò ancora il biondo -e poi sembri più grande- aggiunse -mi chiamo Dren e tu?-

-Natan- rispose Kenan usando la falsa identità che si era creato anni prima. Ormai si presentava sempre come Natan quando conosceva qualcuno fuori dal lavoro -fai tanta palestra immagino- aggiunse poi visto che per quanto si era avvicinato a lui aveva chiaramente notato i muscoli che erano risaltati anche dalla maglia aderente che indossava.

-il mio corpo deve essere perfetto- gli confermò Dren con un sorriso a trentadue denti mentre Kenan beveva un sorso del drink che gli aveva offerto il ragazzo conscio perfettamente che l'altro ci stesse provando con lui e la cosa non gli dispiaceva per niente. -tu non mi sembri molto dedito alla palestra-

-non sono il tipo da palestra- confermò Kenan arrivando a metà del suo drink.

-però stai bene- ridacchiò Dren -anche se con i vestiti addosso non so dirti-

-vuoi vedermi senza?- chiese Kenen con un luccichio negli occhi che apparve anche in quelli di Dren subito dopo.

Ritorno alla normalitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora