Prologo

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Il dolore la trafiggeva come una lama affilata, impedendole di respirare. Annaspò, continuando a singhiozzare e a correre.

Sentiva i piedi urlare negli stivali troppo stretti con cui stava procedendo in fretta, e il frusciare dell'abito insanguinato sulle sue membra. Cercò, senza fermarsi, di allentare il corsetto che la stringeva in una morsa ma, quando fu chiaro che sarebbe stato impossibile, lasciò perdere. Si premurò di allontanarsi quanto più velocemente le era possibile da palazzo, provando così a lasciarsi alle spalle la tragedia.

Non riusciva a ignorare il ricordo delle urla di orrore e paura, il sangue che schizzava ovunque, i corpi che cadevano a terra...

Le lacrime le annebbiavano la vista, rendendole difficile capire dove stava andando. Miracolosamente, trovò il piccolo sentiero che la condusse in breve tempo all'entrata della Foresta Incantata. Gli alberi rilucevano argentei, i loro riflessi ampliati ancora di più dai raggi della luna. Li guardò con un poco di soggezione, sapendo bene che erano per natura dei guardiani del bene e che lei, ora macchiata in modo irrimediabile da un crimine orribile, sarebbe stata vista come una minaccia.

Deglutì e strinse con forza i pugni. Non era più in grado di controllare sé stessa e il proprio potere; era diventata un pericolo e sapeva che sarebbe stato meglio per tutti se avesse smesso di esistere. Tuttavia, gli avvertimenti di sua madre che l'avevano accompagnata per tutta l'infanzia erano difficili da dimenticare: un giorno, lei sarebbe stata un elemento fondamentale per portare in salvo il regno. L'unica cosa che poteva fare, quindi, era chiedere aiuto a Nardini, l'Albero Supremo, per fermare la sua forza fino a che non sarebbe stata in grado di controllarla.

Prese un respiro tremante e fece un primo passo, inoltrandosi nella foresta. Gli alberi riconobbero subito l'indelebile segno che un'azione orribile come la sua lascia addosso e la attaccarono: le graffiarono il viso e ogni porzione di pelle libera dall'abito; le strapparono la gonna e le maniche del prezioso vestito.

Non si fermò, nonostante il dolore fisico ed emotivo che la opprimeva. Seguitò a correre a perdifiato, impedendo ai ricordi di raggiungerla e prestando invece attenzione a non inciampare sulle radici e gli arbusti. Procedette senza dare spazio ai pensieri e alle emozioni fino a raggiungere la radura che stava cercando.

Sembrava quasi un luogo da favola: gli alberi argentei che contornavano quel luogo non le si ribellarono, ma rimasero immobili in tutto il loro splendore. L'erba riluceva, permeante di magia. Al centro della radura, sfiorato dolcemente dai raggi di luna, vi era una quercia dallo splendore leggendario: i rami nodosi e molto ampi sembravano le braccia forti di un nonno pronto a stringere i nipoti, il tronco spesso era attraversato da venature che assomigliavano a rughe. Le foglie erano di un verde rigoglioso e fremevano appena alla debole brezza di quella sera.

La principessa Cassandra crollò a terra, in ginocchio, e congiunse le mani in preghiera.
«Vi prego, Nardini, porgetemi il vostro aiuto», supplicò, cercando di darsi un contegno e pettinarsi i capelli, raggomitolati in un'acconciatura ormai disfatta.

Dopo qualche secondo di silenzio, sul tronco dell'albero comparve qualcosa di simile a una bocca. «Principessa» pronunciò la quercia con voce vibrante. «Non posso dire di essere sorpreso di vedervi qui.»

«Immagino di no», convenne lei. «Ho bisogno del vostro aiuto, Nardini.»

«Temete i vostri poteri», affermò la quercia.
Nardini era conosciuto come la quercia leggendaria forgiata da un potente mago per prestare servizio alla famiglia reale; aveva una propria anima e immensi poteri, oltre che una saggezza sconfinata.

«Non sono pronta a portare un fardello tanto pesante», spiegò con calma. «Dopo ciò che è accaduto stasera... dopo ciò che ho fatto... sono troppo pericolosa, perché ancora non sono in grado di controllare il mio potere. Ho bisogno che mi aiutiate».

«Voi sapete che siete destinata...»

«Sì», lo interruppe con gentilezza. «Ma confido che quando arriverà il momento mi risveglierò e sarò in grado di controllare il potere che ho in me.»

«Se questa è la sua scelta definitiva...» concesse Nardini.

Cassandra, seppur terrorizzata, chiuse gli occhi, arrendevole. Era la cosa giusta da fare. L'unica che avesse senso. Con il tempo, sperava, sarebbe stata in grado di avere la meglio sulla propria Dote.

Sentì la familiare sensazione della magia che la solleticava, come una brezza calda che avvolgeva il suo corpo. Serrò i denti, consapevole che il dolore stava per arrivare. Le sue membra si fecero rigide, si immobilizzarono con un processo doloroso. Un concerto di scricchiolii si levò mentre le sue ossa si spezzavano e riformavano. Urlò e la sua voce risuonò nella foresta, si contorse, incapace di sfuggire al supplizio che lei stessa aveva richiesto.

Il suo grido venne soffocato, mentre la principessa Cassandra che il popolo conosceva si trasformava in una quercia.
Calò il silenzio, mentre un ciondolo a forma di cuore cadeva a terra.

The cursed loveWhere stories live. Discover now