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Quella notte andò a dormire euforica

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Quella notte andò a dormire euforica. Mai, mai era stata più felice di allora, con la certezza che l'amore suo e di Erik avesse un futuro. Quando si svegliò, una cameriera molto giovane - forse della sua età - con le mani consumate dal lavoro e un sorriso gentile, bussò alla sua porta.

«Buongiorno, principessa Cassandra», la salutò inchinandosi. «Il re vi ha affidata a me; da questo momento in poi sarò la vostra cameriera personale.»

«È un piacere conoscervi», le sorrise. Le piaceva già, con i suoi modi cordiali e la sua espressione rassicurante. «Qual è il vostro nome?»

«Samantha, principessa», rispose.

«È un nome splendido. Il re richiede la mia presenza?»

«Sì, vuole che presenziate insieme a lui alla riunione del consiglio di questa mattina.» confermò la ragazza.

«Capisco...» mormorò, un po' nervosa.

Quello che Samantha aveva detto poteva significare una cosa sola: Erik aveva intenzione di presentarla come sua fidanzata, nemmeno come sua sposa - cosa che invece i funzionari aspettavano impazienti - e per di più lei, ritenuta un mostro senza cuore.

Non era impaziente di fare un passo simile, né tantomeno di esporsi, ma era anche stufa di nascondersi. Era la sua occasione di mostrare che non era cattiva, che poteva essere una persona gentile e forse anche apprezzabile.

«Vi aiuto a prepararvi», si offrì Samantha vedendola esitante.

Quella volta non declinò la proposta e lasciò che la cameriera le preparasse un bagno caldo e poi l'aiutasse a scegliere un abito e indossarlo. Mentre Samantha si occupava di lei, Cassandra non poté fare a meno di ricordare che cent'anni prima non le era mai stata affidata una cameriera, perché tutte temevano di avvicinarsi e preferivano preservare la propria sicurezza ed essere licenziate.

Quella ragazza, invece, non sembrava per nulla preoccupata. Poteva essere solo funzione, ma qualcosa le suggeriva che fosse sincera. Qualcosa le suggeriva che Samantha capisse. Quasi si commosse all'idea e non si accorse che la ragazza aveva finito di acconciarle i capelli.

«Vi piacciono?» sfoggiò un altro sorriso, posandole con delicatezza le mani sulle spalle.

Deglutì un paio di volte, sbatté le palpebre e poi annuì, sperando che non si accorgesse di quanto fosse scossa. «Sono splendidi, vi ringrazio.»

Venne accompagnata al piano di sotto, nella sala adibita alle riunioni di quel tipo. Le guardie rimasero fuori, lasciandola procedere sola. Non le era mai stato permesso prima, di entrare in quel luogo, ma non aveva nulla di speciale per cui essere ricordato. Sedie, tavoli, diversi uomini seduti sulle sedie intorno ai tavoli. Erik non era ancora arrivato, ma non era difficile intuire quale fosse il suo posto: uno dei seggi era una specie di trono in miniatura, e al suo fianco ce n'era un altro identico. Avvampò.

The cursed loveWhere stories live. Discover now