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Dormiva poco e male, mangiava e beveva il minimo indispensabile per sopravvivere e, soprattutto, fumava una spropositata quantità di sigarette

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Dormiva poco e male, mangiava e beveva il minimo indispensabile per sopravvivere e, soprattutto, fumava una spropositata quantità di sigarette. Ne consumava una dietro l'altra, inspirando ed espirando il fumo come la più naturale delle azioni quotidiane. Aveva trascorso così le ultime due settimane, o poco più. Era entrato in un circolo di azioni sempre uguali, temendo che se avesse fatto il benché minimo sforzo avrebbe poi vacillato nel mantenere la sua convinzione di stare lontano da Cassandra.

Durante l'ennesimo giorno uguale agli altri, era mollemente sdraiato su uno dei divanetti posti nel giardino e stava fumando. Aveva smesso di contare le sigarette consumate in un giorno quando, la settimana prima, era arrivato a dieci all'ora di pranzo. Faceva caldo per essere maggio, così aveva tolto la tunica, rimanendo con la solita camicia bianca e un paio di comodi calzoni. Portò la sigaretta alle labbra, inspirò lasciandosi inebriare da quella sensazione di pace che solo fumare gli dava, e... Un urlo interruppe la sua tranquillità. Si mise a sedere con ancora la sigaretta tra le labbra, i capelli neri più scompigliati che mai.

Eldon correva sgraziatamente verso di lui, urlando nei brevi momenti in cui riusciva a riprendere fiato, per poi piegarsi per qualche secondo e ripetere la stessa scena più e più volte. Erik, indeciso se ridere o sbuffare, optò per la solita indifferenza, si alzò e lo raggiunse.

«Che succede, Eldon?»

Gli diede una pacca sulla schiena, nel tentativo di aiutarlo a respirare.

«Il re... il re...» ansimò l'uomo, aggrappandosi a lui paonazzo.

«Eldon, che diamine, manda qualche guardia più in forma la prossima volta! Non sei più in grado di correre in questo modo», lo rimproverò bonariamente.

«Voi... non capite», borbottò prima di essere colpito da un violento colpo di tosse. Eldon si sedette a terra e prese lunghi respiri, mentre Erik stava al suo fianco. Era certo che non si trattasse di nulla di così grave, il suo consigliere era solito ad agitarsi per faccende di poca importanza.

«Il re del nord», mormorò l'uomo, essendosi ripreso.

«Che ha fatto quel moccioso?» chiese un po' sorpreso.

Il re del nord, Illak, aveva appena diciassette anni, ed era salito al trono da ormai un anno dopo la morte prematura dello zio, unico famigliare che gli era rimasto. Nel regno del sud giravano molti racconti sul suo governo spietato e tirannico, ma Erik era sicuro che si sarebbe limitato a infastidire i propri cittadini.

«Ha ucciso decine dei nostri soldati in pattuglia al confine», rispose Eldon. «Ha inviato le loro teste a palazzo, sire.»

Lo sgomento gli risalì fino in gola, bloccandogli il respiro e provocandogli un vuoto allo stomaco. Quel ragazzo doveva essere uno psicopatico, non c'era altra alternativa.

«Perchè?» riuscì a domandare, sebbene con voce mozzata.

«Ha già conquistato i regni di Ovest ed Est, sire, ma l'ha fatto in segreto... ha ucciso o schiavizzato ogni abitante, nessuno è riuscito a sfuggire per chiedere aiuto. Ora ha la potenza di tre regni nelle sue mani, e...»

The cursed loveWhere stories live. Discover now