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Il principe era mollemente appoggiato al davanzale della propria finestra

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Il principe era mollemente appoggiato al davanzale della propria finestra. I raggi del sole che ormai stava tramontando accarezzavano il suo viso, rendendolo - se possibile - ancora più attraente. Aveva una gamba piegata contro al petto e una distesa nel vuoto, il corpo rivolto a tre quarti verso l'orizzonte. La mano destra, appoggiata sul ginocchio della gamba piegata, stringeva tra le dita una sigaretta, mentre la sinistra era occupata - a intervalli molto brevi - a sistemargli i capelli neri, pettinati in un ciuffo perennemente in disordine.

Il viso rilassato, gli occhi chiusi, le labbra che prima si chiudevano sulla sigaretta, prelevando una generosa quantità di fumo, e poi si aprivano appena, lasciando fluire fuori la nuvola grigia.

Erik si abbandonò contro la fredda superficie del marmo che componeva la facciata del castello. Da dove si trovava aveva una visione stupenda dei giardini Reali, parchi immensi e curati in ogni minimo dettaglio, e delle ville dei nobili. Oltre a esse, Erik lo sapeva, c'erano le case malmesse dei più poveri; da lì, però, non riusciva a scorgerle.

Sentì un groppo in gola al pensiero della povertà cui erano ridotte certe persone. Non poté impedirsi di osservare con disgusto i suoi alloggi: un sontuoso insieme di ricchezza, quando il popolo moriva di fame. Il letto a baldacchino d'oro, con lenzuola bianche di seta, ornate anch'esse d'oro. L'armadio bianco con le rifiniture dello stesso materiale, lo scrittoio antico e la poltrona prodotta a mano appositamente per il suo bisnonno, quando era diventato re. Tutto quello e tanto altro gli sembrava così ingiusto. Ingiusto che i reali godessero di tale ricchezza, lasciando i poveri a morire di fame.

Sospirò, prendendo la sigaretta tra le labbra carnose e inspirando. Sentì il fumo inondargli i polmoni e solo allora espirò lentamente, aggiustandosi ancora una volta i capelli. Era stata una lunga giornata e non vedeva l'ora di potersene dimenticare. Aveva perfino dovuto sopportare alcune corteggiatrici che, impazzite dalla sua bellezza e dai racconti sulla sua intelligenza e la sua capacità nel combattimento e nelle strategie di guerra, non gli avevano lasciato pace. A molti piacevano quel tipo di attenzioni, ma Erik le detestava.

E poi, la cosa peggiore: suo padre. Chiuse gli occhi, ricordando gli eventi di quel giorno.

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The cursed loveWhere stories live. Discover now