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Si sentiva a dir poco euforico

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Si sentiva a dir poco euforico. Cassandra era la donna della sua vita, racchiudeva nella sua personalità tutto ciò che Erik aveva sempre cercato - senza trovarlo - in ogni donna con cui era entrato in contatto dalla nascita. Era felice come non ricordava di essere mai stato, ed era convinto che nulla potesse minare quella pace.

Si sbagliava.

Seduto nel suo studio con una sigaretta che pendeva dalle labbra, svolgeva delle pratiche a dir poco noiose e fumava, fumava, fumava. Sentì bussare alla porta e borbottò un invito a entrare. Eldon comparve sulla soglia.

«Salve, Maestà» lo salutò, cercando di rimanere dritto e composto. «Posso parlarvi?»

«Entra, entra» rispose Erik, senza però alzare lo sguardo dalle decine di documenti sparsi davanti a sé.

«Altezza, come ben ricorderete vi ho esposto non molto tempo fa le mie preoccupazioni per quanto riguarda il vostro matrimonio...»

«Sì, ma credevo di essere stato chiaro» lo liquidò.

«Altezza, in quanto vostro consigliere ritengo...» Il consigliere deglutì, cercando il coraggio, «è necessario che vi troviate una moglie, sire, e che provvediate quanto prima a generare un erede. So che non credete sia il momento adatto, sire, ma dovreste seriamente pensarci per il bene del vostro popolo. Anche i funzionari di palazzo mi hanno espresso le medesime preoccupazioni, Vostra Maestà.»

Il re sospirò, a lungo. Gli cadde la sigaretta sullo scrittorio. Se lo sarebbe dovuto aspettare, che non sarebbe stato possibile rimandare all'infinito, ma gli sembrava comunque troppo presto. Non voleva dire addio a Cassandra, non voleva smettere di baciarla e averla accanto a sé. La sua vita sarebbe stata di nuovo vuota senza il suo amore.

«È stato richiesto un consiglio immediato sull'argomento», concluse l'uomo. «Vi attenderemo nella sala, Vostra Maestà.»

Senza aggiungere altro, si dileguò. Erik, travolto dalla disperazione, si gettò indietro sulla sedia, finendo quasi a testa in giù. Si prese il volto tra le mani, respirò a fondo due volte, riprese la sigaretta e fece uno, due, cinque, dieci tiri, la finì e schiacciò il mozzicone sotto la suola. Si spettinò i capelli, raccolse il proprio coraggio e uscì.

Quanto sarebbe potuto essere difficile? Aveva passato la sua intera vita a soffocare i sentimenti, fingere che tutto andasse sempre bene. Eppure lo sapeva, quanto le cose fossero cambiate. Tutto per merito di Cassandra, quella ragazza stupenda, dolce, intelligente, premurosa e, sì, anche pericolosa. Il suo amore impossibile.

Quando entrò nella stanza, i quindici uomini già al suo interno si alzarono e fecero un breve inchino per salutarlo. Fece loro un cenno che significava "non c'è bisogno" e si sedette sul seggio più grande, riservato appunto al re.

Si mise comodo, poggiò i gomiti sul tavolo e il viso sulle mani, e guardò uno a uno gli uomini davanti a lui. «Ditemi.»

Gli venne ripetuto - ancora - lo stesso discorso che aveva pronunciato Eldon fin troppe volte. Era così annoiato che non li interruppe neppure, e la fine di quel monologo non sembrava arrivare mai.

The cursed loveOnde histórias criam vida. Descubra agora