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Non aveva più alcuna certezza

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Non aveva più alcuna certezza.

Era stato convinto con tutto sé stesso che Cassandra fosse una brutta persona, che fosse cattiva solo per il gusto di fare del male, che non avrebbe mai provato nulla al di fuori del disgusto nei suoi confronti. Ora, invece, era dispiaciuto. Gli dispiaceva per ciò che aveva passato, e sentiva di riuscire in qualche modo a capirla.

«Ma che diavolo sto dicendo?» sbuffò.

Seduto sul suo letto, alzò lo sguardo per osservare il proprio riflesso nell'alto specchio posizionato sulla parete di fronte, la cui cornice d'oro scintillava ai deboli raggi di sole che entravano dalla finestra. Era tutto così assurdo. Era riuscito a gestire la situazione fino a che aveva avuto un obiettivo chiaro: fermare Cassandra, la cattiva che avrebbe distrutto il regno. Ora, però, conosceva la verità su quella ragazza, sapeva quanto aveva sofferto e che non aveva mai voluto fare del male a nessuno. Per un breve momento aveva anche pensato che lei stesse mentendo, ma era sempre stato bravo a capire quando le persone lo facevano, e lei era stata sincera.

Si passò una mano tra i capelli, provando a riordinare i propri pensieri. Che cosa avrebbe dovuto fare? Non aveva avuto il tempo di ragionare su questo. Era certo che Cassandra non potesse essere uccisa, dato il suo destino, e dunque? La scelta più saggia sarebbe stata tenerla nelle segrete fino alla morte, ma gli si stringeva il cuore nel pensare alla ragazza, sola con i suoi pensieri per il tempo che le rimaneva da vivere.

Lo stava facendo di nuovo. Si stava lasciando andare alle emozioni, ma no, non poteva permetterselo. Imprecò e si diresse verso la porta ma, tanto era distratto, andò a sbattere contro Eldon, che stava entrando in quel momento.

«Salve, sire. I ministri vorrebbero avere una riunione con lei per discutere di alcune...» esordì il consigliere.

Erik alzò una mano per zittirlo. «Vi prego, non è davvero il momento.»

L'uomo lo osservò dubbioso. «Cosa vi accade, Maestà?»

«È complicato» sospirò.

«Magari una mente più anziana della sua, con maggiore esperienza, può esservi d'aiuto», suggerì Eldon.

«Il vostro lavoro non richiede che voi vi preoccupiate di me», gli ricordò.

«È vero, Maestà, ma lavoro qui a palazzo da molto tempo, vi ho visto nascere e crescere, e ho imparato a tenere a voi. Vi assicuro che il mio interesse e il mio affetto nei vostri confronti non hanno secondi fini.»

«Tenete a me, ma non avete mai fermato mio padre.»

Pronunciò quella frase senza neanche pensarci, il veleno di quelle parole che gli bruciava in gola.

Il consigliere sembrò molto stupito da quella affermazione. «Sire, se avessi potuto... se avessi potuto avrei fatto qualcosa. Se fosse stato in mio potere, vi avrei protetto. Tuttavia, vostro padre era il mio re, e mi avrebbe condannato a un destino peggiore della morte se avessi osato mancargli di rispetto in tale maniera. Ho scelto di fare la differenza quando sarebbe stato il vostro momento di essere re, guidandovi in strade diverse dall'unica che vi era stata mostrata. Forse è stata la scelta sbagliata, ma noi siamo solo uomini... Ci limitiamo a fare ciò che riteniamo giusto.»

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