Verso il Salis

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Il sentiero tagliava per campi di erba medica e granturco, poi si inoltrava in terreni incolti, infestati da cespugli di mirintinni carichi di bacche viola che pendevano a grappoli. I frutti selvatici spandevano un intenso profumo dolciastro.

Arlo si aspettava che, da un momento all'altro, Vanadin gli fornisse dei chiarimenti su quello che era accaduto e su ciò che doveva ancora succedere. Ma il gigante rimaneva in silenzio a scrutare davanti a sé e a lanciare qualche rapida occhiata al terreno. Dopo un po' Arlo ne ebbe abbastanza. Doveva sapere. C'erano alcune domande che andavano poste, così si fece coraggio e ruppe il silenzio. « Perché i Wrakien vogliono uccidermi? », chiese.

Vanadin ci pensò a lungo prima di rispondere. « E' la loro natura », disse infine, scrollando le spalle.

« Non capisco ».

« Il loro istinto li porta a perseguire il male ».

« Ma io cosa centro? ».

« Te lo spiegheranno i Savi », tagliò corto il gigante. Spronò Gigas, aumentando l'andatura.

Viaggiarono per circa tre ore prima di raggiungere l'ulivo centenario che segnava il punto più distante dal villaggio in cui Arlo si era spinto fino ad allora. L'albero era stato colpito da un fulmine che lo aveva aperto in due, anni addietro, ma si ostinava a vivere e a dar frutti. Da lì abbandonarono il sentiero, che piegava a est, verso il Mar Ignifo, e continuarono a dirigersi a nord.

Dopo altre quattro ore il sole iniziò a calare. L'aria della sera era gelida. Arlo tremava, nonostante il pesante mantello di pelliccia in cui era avviluppato.

« Se hai freddo stringiti a Pièdilampo », gli suggerì Vanadin. « Il calore del suo corpo ti riscalderà ».

Arlo si premette contro il collo piumato del lanai e provò un immediato conforto. Ma il freddo non era l'unico nemico. Non ne poteva più di cavalcare.

« Sono stanco », disse.

« Lo sono anch'io, ma non possiamo fermarci adesso. Senti questo brontolio? ».

Ricordava il boato lontano di una mandria in corsa. Arlo aveva iniziato a udirlo ancor prima di lasciare Villnor, ma, scombussolato dagli ultimi eventi, lo aveva lasciato in coda ai suoi pensieri.

« E' la terra. Sono le energie sotterranee che si preparano a esplodere. Manca poco al terremoto che darà vita alla Grande Fenditura ».

Arlo osservò il terreno passare sotto di lui dal lanai in corsa. Si concentrò cercando di scorgere i primi movimenti tellurici.

« Se continuiamo di questo passo, alle prime luci dell'alba avremo superato la zona interessata dalla Grande Fenditura », disse Vanadin. « Questo, però, non ti impedisce di dormire, se vuoi. Legati con le redini a Pièdilampo, per evitare di cadere. Tra breve, anch'io farò altrettanto. I lanai non hanno bisogno della nostra guida per trovare la strada verso la Terra di Solon ».

Non era una soluzione che lo entusiasmava, ma Arlo aveva tanta voglia di chiudere gli occhi che non fece obiezioni. Si legò saldamente al lanai e si addormentò tenendosi abbracciato al suo collo.

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