Il sogno di Arlo

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5 gennaio, martedì.

Il giorno seguente Pola non si presentò al lavoro. Telefonò direttamente a Marini spiegandogli che quella notte si era sentita male e non aveva dormito, il che, in parte, era vero. Avrebbe preso un giorno di ferie.

Marini tergiversò al telefono per qualche istante, infine si decise a chiederle: « Come facciamo per le lettere di opzione di via Gramsci? ».

Pola si aspettava quella domanda e la attendeva con impazienza. Anche se una parte di lei sperava che, almeno per una volta, il Dirigente si smentisse. Sua sorella Monica gliel'aveva ripetuto fino allo sfinimento: "Non gli importa niente di te. Ti spremerà come un limone finché gli servirai, poi non avrà scrupoli a darti un calcio nel sedere".

« Prinzi le ha già preparate », rispose Pola. « Non ho avuto modo di controllarle, ma credo che si possa star tranquilli ».


Pola si aggirava per casa come un animale in gabbia. Più di una volta si era avvicinata al telefono pensando che stesse squillando. Temeva di ricevere una telefonata da Marini, o da Sandra, o addirittura da Franco, con cui le veniva comunicato che le lettere d'opzione non erano partite, che era successa una cosa strana... Lei non ne sapeva niente, visto che era stata l'ultima a lasciare l'ufficio, il giorno prima? Ma la telefonata non arrivò e, verso mezzogiorno, fu lei a chiamare Sandra al lavoro.

« Come ti senti? », le chiese subito la ragazza.

« Meglio, grazie. Lì com'è andata? Siete sopravvissuti anche senza di me? ».

« Abbiamo trottato parecchio per riuscire a mandar via le lettere, ma ce l'abbiamo fatta. Un paio le abbiamo lasciate da parte, però, perché avevamo delle perplessità ».

Pola provò un tuffo al cuore. « Perplessità? », chiese alzando la voce. Non era in grado di assumere un tono noncurante, così fu abbastanza furba da far credere di essere irritata. « Che genere di perplessità? ».

« Riguardo al titolare del diritto di opzione a cui indirizzare la lettera. Ma sono solo due casi... no tre, in tutto ».

Pola si calmò. « Non importa. Le invieremo in un secondo momento, senza fretta ».

Rassicurò Sandra che sarebbe rientrata il giorno seguente, quindi chiuse la comunicazione.

Bene, le lettere erano partite. Ora bisognava solo attendere.

Si lasciò scivolare sui cuscini del divano. Non c'era più la tensione nervosa a sostenerla e si sentiva svuotata di ogni energia. Non aveva nemmeno appetito. Chiuse gli occhi con l'intento di rimanere sdraiata solo pochi istanti. Giusto il tempo di riprendersi.


Arlo si sedette a tavola senza aver fame e iniziò a mangiare solo per non sembrare scortese. Ben presto, però, i gamberi appena pescati, che Arcaglom aveva cotto arrosto, accompagnati da una polentina di mais selvatico, risvegliarono il suo appetito. Al termine del pasto, Arcaglom portò in tavola due tazze colme di un liquido fumante dal colore ambrato.

« Carkè? », chiese Arlo allungando il collo.

Arcaglom annuì.

Arlo ne annusò il profumo. « Sa di menta », disse.

« Assaggialo ».

Arlo sollevò la tazza e vi accostò appena le labbra. Il liquido era dolce e un po' pungente, come se fosse stato speziato con del peperoncino piccante. « Mmm... Buono ».

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