La Grande Fenditura

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Arlo fu sbalzato dalla groppa di Pièdilampo. Aprì gli occhi, mentre cadeva, ed ebbe il tempo di vedere che al termine di quel volo non lo attendevano le acque scure del Salis, ma il terrapieno. Riuscì in qualche modo a bilanciarsi in modo da toccare il suolo con i piedi. Comunque, l'urto fu piuttosto violento e lo lasciò a terra, senza fiato e con la vista annebbiata.

Quando si riprese, cercò con lo sguardo Vanadin e i lanai. Vide Gigas, oltre l'argine, accovacciato sull'erba come una gigantesca gallina a riposo. Poco più in là c'erano Vanadin e Pièdilampo. Il giovane animale sembrava inferocito e cercava di colpire Vanadin con il becco. Arlo notò con sgomento che Pièdilampo non aveva più la museruola. Il suo becco nudo poteva essere un'arma mortale. Vanadin evitava i colpi semplicemente spostando il busto indietro o di lato. Sembrava tranquillo. Dava l'idea di un lottatore che lascia sfogare l'avversario inesperto per fiaccarlo prima di attaccare a sua volta. E, infatti, dopo l'ennesima beccata a vuoto, con un balzo il gigante arpionò il collo di Pièdilampo con entrambe le braccia e si lasciò cadere trascinando con sé l'animale. Una volta a terra, afferrò le redini che penzolavano dal muso di Pièdilampo e gliele avvolse rapidamente intorno al becco. A quel punto mollò la presa e, mentre Pièdilampo si agitava cercando di liberarsi, gli rifilò un pugno sulla piccola testa. Il lanai si accasciò a terra, tramortito.

Vanadin si rialzò e riprese fiato. « Sei la bestia peggiore che mi sia mai capitata! », gridò, il volto una maschera feroce. Gli sferrò un calcio violento contro il petto.

Arlo si avvicinò con cautela, intimorito dalla furia del gigante. « Ce l'abbiamo fatta », disse con un timido sorriso.

Quando si accorse di lui, Vanadin ebbe una repentina trasformazione. Il piglio brutale si sciolse in un'espressione preoccupata. « Sei ferito? ».

Arlo fece segno di no con la testa. « Ammaccato e dolorante, ma tutto intero ».

« Bene ».

« Cos'è successo? », chiese Arlo indicando il corpo di Pièdilampo.

« Questo stupido, stupido lanai! Ha aggredito Gigas, ferendolo a una zampa, poi se l'è presa con me. Sembrava impazzito ».

« Non ha più la museruola ».

Vanadin alzò le spalle. « Non so come se la sia sfilata. Probabilmente si è allentata quando è finito per terra, dopo il salto ». Si piegò e si mise a perlustrare lì intorno. « Aiutami a trovarla ».

Arlo superò l'argine e cercò attentamente lungo il terreno in discesa, arrivando a pochi passi dalle acque ribollenti del fiume.

« Trovato niente? », gli chiese Vanadin.

« Niente ».

« Torna su, allora, non possiamo perdere altro tempo ».

Arlo risalì a fatica. Arrivato in cima, trovò Vanadin che armeggiava intorno al becco di Gigas. Il grosso lanai emetteva dei brontolii di protesta.

« Gli togli le briglie? », chiese Arlo stupefatto e piuttosto preoccupato.

« Le passo a Pièdilampo. Gigas non darà problemi. Ha un buon carattere e poi è con me da quasi tredici anni. Ormai gli metto la museruola solo per tranquillizzare chi non lo conosce ».

« Non sembra contento di liberarsene ».

« Perché la associa alle nostre scorribande. È come il guinzaglio per un cane ».

Dopo aver stretto le briglie intorno al becco di Pièdilampo, Vanadin gli scrollò la testa bruscamente tirandolo dal morso.

Il giovane lanai si riscosse e, barcollando, si rimise in piedi. Si guardò intorno ciondolando la testa, poi fissò Vanadin con aria inferocita e si mosse deciso verso di lui. Ad alcuni passi dal gigante si bloccò. Si era accorto di avere di nuovo la museruola. Abbassò la testa e iniziò a strofinare furiosamente il becco contro il terreno.

Il cerchio dei sogniWhere stories live. Discover now