Ai confini delle Sette Terre

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Alcuni animali si avventuravano negli acquitrini alla ricerca di cibo o per fuggire a un predatore e, il più delle volte, si perdevano. Altri si addormentavano ai margini di quella zona e si risvegliavano avvolti dalla nebbia, che spesso allargava i propri confini. In entrambi i casi, gli sventurati vagavano per giorni senza cibo né acqua fino a che, guidati dall'istinto, raggiungevano il Canale Maggiore, che era l'unica fonte di acqua potabile degli acquitrini. I Draigul lo sapevano e lì tendevano i loro agguati.

« Si nutrono di sangue », spiegò Vanadin. « Lo succhiano alle loro vittime fino a prosciugarle ».

Le carcasse degli animali dissanguati erano disseminate vicino alle sponde del Canale.

« Senti questa puzza? È carne in putrefazione ».

Avrebbero seguito quell'odore nauseabondo, certi, in quel modo, di costeggiare il Canale.

« Non c'è altro sistema », disse Vanadin. « In mezzo a questa nebbia non si può far affidamento sulla vista ».

Arlo se n'era accorto. Non riusciva neanche a vedersi le punte dei piedi. Era come essere ciechi. « Come faremo a evitare che i Draigul ci attacchino? », chiese.

« Sono predatori di taglia ridotta, grandi più o meno come grossi gatti. Anche se attaccano in gruppo, di solito aggrediscono animali in fin di vita ».

Arlo rabbrividì. Si chiedeva come avrebbero fatto, i Draigul, a capire che lui non era ancora allo stremo delle forze. Dovevano avere una vista prodigiosa. Quel pensiero, però, non lo rassicurò affatto. Ebbe l'impressione che decine di piccoli occhi lo spiassero. Si guardò intorno, ma era impossibile scorgere qualcosa. Era come essere dentro una nuvola. A ogni passo non sapeva cosa avrebbe trovato sotto i piedi. C'era anche il rischio di finire nel Canale. E non era pericolo da poco. A sentir Vanadin, le sponde ripide e melmose avrebbero reso quasi impossibile la risalita.

La corda che li teneva uniti si allentò, segno che il gigante si era fermato.

« Che succede? », chiese Arlo allarmato.

« Hai sentito? ».

« No. Cosa? ».

Il gigante non rispose.

Solo allora, cercando di cogliere ogni minimo rumore, Arlo si accorse del silenzio che regnava in quel luogo. Come se ogni forma di vita fosse bandita da lì. Non riuscì a fare a meno di guardarsi intorno. Non scorse nulla, naturalmente, e il movimento gli procurò una fitta al collo e una lieve vertigine. Poi un improvviso bagliore avvampò davanti a lui, facendolo sussultare.

« Tieni », disse Vanadin porgendogli una torcia.

Arlo non capì a cosa potesse servire. La luce non era in grado di rischiarare il loro cammino nella nebbia.

« Come tutti gli animali », gli spiegò Vanadin, « anche i Draigul dovrebbero temere il fuoco ».


I Wrakien avevano ritrovato la traccia. Diverse impronte si sovrapponevano davanti alla parete di roccia, lì dove una cavità di alcuni pollici formava un arco naturale.

« Sono stati qui », disse Vipier, chino sul terreno. « Il gigante e il Prescelto ». Le loro orme confluivano nello stesso punto seguendo traiettorie diverse. « Si erano divisi e qui si sono ritrovati ».

Karnas fece guizzare la lingua sulle labbra. « Sei certo che siano loro? In mezzo a queste pietre mi sembra impossibile che tu riesca a distinguere qualcosa ».

Il cercatore sorrise. Poi annuì con decisione. « Purtroppo, sì ».

« Purtroppo? ».

Vipier annuì nuovamente. « Ora hanno due cavalli ».

Il cerchio dei sogniWhere stories live. Discover now