Il tradimento

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Uscita in strada, la donna chiuse gli occhi tenendo la mano sulla maniglia della porta, incerta se rientrare e parlare sinceramente ai due stranieri. Ma fu solo un attimo. Non poteva, c'era troppo in gioco.


Balbor volava basso, controvoglia, sfiorando il terreno con le zampe. Quel villaggio non gli piaceva. Aveva ormai percorso quasi tutte le vie e le aveva trovate semi deserte, nonostante il pomeriggio fosse già inoltrato. E i pochi che aveva visto in giro ciondolavano per strada come sfaccendati. Con i loro volti grigi e i corpi prosciugati di ogni energia, sembravano dei morti che non si sono ancora resi conto d'esser passati a miglior vita.

« Che razza di posto », si disse.

Poi notò la donna bionda. Anche lei, come i suoi compaesani, aveva un aspetto orribile, ma pareva animata da un briciolo di vigore. Stava correndo a perdifiato verso il centro del villaggio.

Il corvo decise di seguirla.


La donna vide l'uccello dallo strano piumaggio color miele che volava sopra di lei, ma non se ne curò. Riusciva già a scorgere la casa dov'era diretta. Questo le diede nuove energie e aumentò il passo.

Raggiunta la piazza del villaggio, si diresse senza indugi verso la dimora del Sindaco. Davanti alla porta, però, la sua determinazione vacillò. Accostò l'orecchio e rimase in ascolto mentre il cuore le tumultuava in petto.

Dall'interno della casa non veniva alcun suono. Prese un bel respiro e bussò. Dopo alcuni istanti sentì un rumore di passi strascicati. Poi la porta si aprì.

La moglie del Sindaco la guardò per un attimo come se non la riconoscesse. « Ludka! », esclamò poi. « Che ci fai qui? ».

« Fammi entrare, presto ».

« Sei pazza? ». La moglie del Sindaco socchiuse la porta. Poi, abbassando la voce, aggiunse: « Ci sono loro, dentro ».

« E' proprio per questo che sono qui. Devo vederli ».

« Perché? », chiese l'altra impaurita.

« Sono arrivati gli stranieri. Sono a casa mia ».

La moglie del Sindaco si portò una mano alla bocca. « Oddio! ».

« Lasciami entrare ».

« Sì, sì, vieni ».


Balbor vide la donna bionda infilarsi nella grande casa. Si abbassò e fece un giro di perlustrazione cercando una finestra aperta. Non la trovò e dovette accontentarsi di rimanere appollaiato su un davanzale e guardare attraverso il vetro.

La donna bionda era in piedi al cospetto di due uomini seduti su poltrone dagli alti schienali. Balbor li vedeva di spalle. Non riusciva a capire nulla della conversazione, ma era evidente che lei era terrorizzata. Qualche istante dopo, uno degli uomini balzò in piedi facendo cadere la sedia. Per un attimo, il corvo pensò che volesse picchiare la donna. Invece, tese un braccio di lato facendole cenno di andare.

Un attimo dopo la donna non era più nella stanza e Balbor udì la porta d'ingresso che si apriva.

"E' lei, sta uscendo", pensò. "Devo seguirla".

Si voltò per spiccare il volo, ma sentì una morsa stringersi intorno al corpo. Un attimo dopo era appeso a testa in giù per le zampe come un pollo a cui stanno per tirare il collo.


« E tu, che razza di uccello saresti? », sibilò una voce.

Balbor roteò la testa per quanto poteva e riuscì a vedere il volto largo del Wrakien che lo aveva catturato. Spiegò le ali e diede un paio di colpi decisi, ma non ottenne alcun risultato. C'era poco da fare. Capovolto e con le zampe bloccate, si trovava alla mercé del suo aguzzino.

Il cerchio dei sogniWhere stories live. Discover now