Il Prescelto

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Arlo non riusciva ancora a crederci. Aprì la tunica per controllarsi il ventre, ma non trovò nulla, nemmeno una scalfittura. Eppure aveva sentito la lama trafiggerlo. E la stoffa all'altezza del suo stomaco era lacerata, segno che il coltello lo aveva colpito davvero. Si sentì pervadere da una sensazione di potenza. Come se lì, seduto davanti ai Signori delle Sette Terre, non ci fosse più il ragazzo di bottega che tremava se un vaso gli sfuggiva di mano, ma un eroe mitologico. Uno di quei campioni invincibili, come Arechon o Ergol il rosso, di cui narravano le antiche leggende.

Le successive parole di Gabarin, però, mitigarono la sua euforia.

« Non siamo dotati di una nostra volontà », disse il Savio. « Non ce ne rendiamo conto e crediamo che i nostri gesti, i pensieri, le parole che pronunciamo, siano opera nostra. In realtà, tutto si compie perché è Morlòn che lo sogna. Non vi è alcun merito nel fatto che tu sia ancora vivo ». Gabarin scrollò le spalle con rassegnazione. « E' il volere di Morlòn ».

Seguirono alcuni istanti di silenzio, mentre Gabarin scrutava gli occhi di Arlo. « Tu ora credi nella Verità Rivelata », disse infine il Savio con un breve cenno d'assenso. « Ma ciò che conosci è solo quanto ti è stato insegnato fin da bambino e che viene narrato nell'Oniroloquio ». Il vecchio Savio si sporse come se volesse fargli una confidenza. « Le Sette Terre sono le più antiche poiché sono le prime che il Dio Morlòn ha sognato. Ma ne esistono altre che sono sogni recenti. E altre ancora potrebbero essere create in questo stesso istante. I territori oltre i confini delle Sette Terre sono gli incubi del nostro Dio. E spesso sono popolati da mostri ».

Arlo si sentì scuotere il corpo da brividi freddi. Una sensazione simile l'aveva provata l'estate di due anni prima, durante un attacco di febbre nera.

Gabarin dovette intuire il suo disagio. « Mi dispiace », disse. « Sarebbe stato meglio per te rimanere all'oscuro. Sei soltanto un ragazzo. Ma è necessario che tu sappia. Ci sono stati dei segni. Segni che lasciano presagire il peggio. A nord, nelle campagne vicine ai villaggi di Polilpil e Vigarol, sono state rinvenute delle orme gigantesche, che possono appartenere solo a esseri mostruosi. E alcuni cacciatori, che si sono spinti nei boschi ai piedi della Catena degli Insormontabili, hanno riferito di aver trovato diverse carcasse di orsi neri delle montagne su cui erano visibili i segni di un feroce attacco. Ma quale animale delle Sette Terre potrebbe aggredire e sventrare un orso nero delle montagne? »

Arlo non sapeva rispondere. Aveva visto un orso nero delle montagne soltanto una volta. Era imbalsamato e un giostraio ambulante lo teneva sotto un tendone e lo mostrava in cambio di un lazzero di bronzo. L'orso era ritto sulle zampe posteriori mentre quelle anteriori fendevano l'aria. Aveva la bocca chiusa, ma le labbra, tirate in una specie di ringhio, mostravano i lunghi denti ricurvi. Alto più di tre passi, con un corpo poderoso, era un animale che incuteva timore anche da morto.

« Esiste il pericolo che gli esseri che vivono oltre confine invadano le nostre Terre », disse Gabarin. « E, se questo non bastasse, ci sono i wrakien. Vanadin ci ha raccontato che due di loro sono giunti fino a te e hanno tentato di ucciderti ». Il vecchio Savio storse la bocca. « Si stanno spingendo sempre oltre. Fino a un anno fa erano conosciuti solo per i loro fuochi d'artificio. Erano esseri pacifici e nessun uomo aveva mai avuto motivo di lamentarsi. Oggi i wrakien sono guerrieri spietati che usano per scopi nefasti la polvere nera che prima gli serviva soltanto per creare botti e giochi di luce. Come mai, viene da chiedersi? Perchè un tale cambiamento? Conoscevano già il potere distruttivo della polvere, ma non lo avevano mai adoperato per far del male ». Gabarin oscillò la testa in avanti con aria pensierosa. « Temo che i wrakien siano uno dei mezzi con cui il Dio Morlòn manifesta il suo lato maligno ».

Arlo si sentiva sempre più sopraffatto dalle notizie che stava ricevendo. Senza rendersene conto, s'era raggomitolato sulla panca. « Morlòn è un Dio malvagio, dunque? », chiese timidamente.

Gabarin scosse il capo. « Convivono in Lui una parte buona e una cattiva. A volte prevale l'una, a volte l'altra. Purtroppo la nostra vita è condizionata da questa alternanza. Ma è ora di affrancarci da un simile destino. Siamo stanchi. Stanchi di essere solo dei burattini. Dobbiamo uscire dal sogno e vivere finalmente una vita nostra ».

Arlo lo guardò a bocca aperta. Vi era dunque la possibilità di essere liberi? « Come? », chiese pieno di speranza.

Gabarin scrollò le spalle. « Se c'è un modo, solo il Prescelto può scoprirlo ».

Arlo corrugò la fronte. « Il Prescelto? ».

Gabarin lo fisso con un sorriso velato di malinconia.

Arlo sgranò gli occhi. « Io? ».

Gabarin annuì.

« Ci dev'essere un errore. Avete sbagliato persona ».

« Non abbiamo sbagliato. Ci attribuisci delle facoltà di cui non siamo dotati. Tu non sei qui per volontà nostra, ma perché il Dio Morlòn ti sta sognando in questo modo. È Lui che ti ha scelto ».

« Ma io non ho la minima idea di ciò che dovrebbe fare un Prescelto ».

« Dovrai percorrere molte leghe. Nemmeno immagini quante. Dovrai raggiungere gli Insormontabili, che segnano il confine nord delle Sette Terre, e superarli. Quello sarà il primo ostacolo serio, perché l'unica via conosciuta è il passo Volk, ma lì, ai piedi dei monti Armon e Decamen, è incuneato il villaggio dei wrakien. Un tempo era quello il passaggio per chi aveva l'ardire di recarsi nelle Terre Ignote. Oggi, provare da lì sarebbe un suicidio ».

« E allora? ».

« Dovrai trovare un'altra strada. Qualcuno c'è già riuscito ». Gabarin allungò il collo per vedere oltre le spalle di Arlo.

Quest'ultimo notò il movimento e, incuriosito, girò la testa. Il gigante era scomparso.

« Tre mesi or sono », riprese Gabarin, « il padre di Vanadin raggiunse la punta più settentrionale delle terre oltre confine. Fu un viaggio tremendo, da cui tornò in fin di vita. Per due giorni Vanadin cercò di curarlo, e fu l'unico ad ascoltarne i racconti confusi. Il terzo giorno suo padre spirò tra le sue braccia ».

« A che servirà spingersi tanto lontano? », chiese Arlo.

« Solo così conoscerai i sogni più reconditi e gli incubi del Dio Morlòn. E poi, quando avrai raggiunto l'estremo Nord, l'ultimo lembo di terra prima del Mar Ignoto, incontrerai il popolo degli urunaki. Sono gli unici uomini in grado di sognare. Gli chiederai di insegnarti. Così capirai cosa significa. Tutto questo ti aiuterà a comprendere il nostro Dio. ». Gabarin scrollò le spalle. « Di più non sappiamo ».

Arlo rimase un attimo pensieroso. Poi chiese: « Il padre di Vanadin era un guerriero? ».

« Alto e forte come suo figlio ».

« Se lui non ce l'ha fatta, perché io dovrei avere maggior fortuna? ».

« Tu sei il Prescelto. È il Dio Morlòn che ti offre questa opportunità. Ricordati, però, che non ce ne saranno altre. Se fallirai, il mondo che conosciamo perirà con te ».

Il cerchio dei sogniWhere stories live. Discover now