Il varco

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Quando Gianed Elmud entrò nella stanza dove Arlo e Vanadin dormivano e aprì le ante di legno delle finestre fu la tenue luce della luna a dargli il buongiorno.

« E' ancora notte! », protestò Arlo infilando la testa sotto il cuscino.

« Su, su », lo esortò il Sindaco. « La strada da percorrere per giungere alla dimora del vecchio Ravèl non è poca. E occorre arrivare prima che sorga il sole se si vuol esser certi di trovarlo in casa ».

Dopo una magra colazione, uscirono dal Palazzo. Fuori li attendeva il comandante Antidoclio con quattro cavalli. Montarono tutti in groppa e si avviarono nel freddo della notte non ancora trascorsa.

Lasciato il villaggio, il gruppetto si diresse a ovest, cavalcando ai piedi degli Insormontabili. Arlo aveva un gran sonno e un paio di volte si addormentò rischiando di cadere di sella. Era talmente inebetito dalla stanchezza che non si accorse che la vegetazione si faceva più rada. Se ne avvide solo quando Antidoclio annunciò che si trovavano a due passi dal deserto di Tiros.

Di lì a poco il gruppo si fermò. Erano appena comparsi i primi barlumi del sole nascente.

Il Sindaco Elmud alzò lo sguardo verso il fianco della montagna. Strinse gli occhi, nel chiaro tentativo di mettere a fuoco qualcosa. Dopo qualche istante puntò il dito in alto. « Lassù », disse. « Vedete quel buco nella roccia? ».

Arlo e Vanadin provarono a guardare.

« Io non vedo nulla », rispose il gigante.

« Nemmeno io », disse Arlo.

« Lì », insistette Elmud continuando a indicare.

Arlo scosse la testa.

« Il sole sta sorgendo », disse Vanadin. « Forse andrà meglio con la luce del giorno ».

Elmud sbuffò. Smontò da cavallo e si avvicinò al fianco della montagna. « Qui », disse battendo il palmo della mano contro la parete rocciosa. « Vedete questi fori? ». Una serie di rientranze formava due linee parallele. « Sono stati praticati per scalare la montagna fino alla dimora di Ravèl. Seguite i fori con lo sguardo e riuscirete a individuare l'ingresso della caverna ».

Arlo e Vanadin scesero da cavallo e raggiunsero il Sindaco. Fecero come gli aveva suggerito, osservando le piccole scanalature per mani e piedi che salivano verso l'alto, e finalmente riuscirono a scorgere l'ingresso della caverna, un centinaio di passi più su.

« Bene, bene », disse Elmud. « A questo punto, io e il comandante Antidoclio possiamo tornare indietro ».

« Non ci presentate a Ravèl? », gli chiese Vanadin voltandosi di scatto.

« E' un mago, no? Saprà bene indovinare chi siete », rispose Elmud con una punta d'ironia. « E poi, avete il sigillo dei Savi. Ravèl è un tipo eccentrico, e poco propenso a rispettare le regole necessarie per vivere in comunità, ma nemmeno lui si sottrae all'obbedienza dovuta ai Signori delle Sette Terre ».

« Comunque vi lasceremo i cavalli », aggiunse Antidoclio. « Se col mago non andrà come sperate potrete sempre tornare al villaggio ».


I saluti erano stati molto frettolosi. Sembrava che il Sindaco Elmud e il Comandante Antidoclio non vedessero l'ora di allontanarsi da lì. E lo fecero rapidamente, spingendo i cavalli al galoppo. Ben presto, dei due non si vide altro che una nuvoletta di polvere lasciata indietro dagli zoccoli dei loro animali.

« Sono scappati », osservò Arlo dando un calcio a un sasso.

« Bè, non proprio ».

« Eccome! Guarda, sono già spariti. Non sono sicuro per quanto riguarda il comandante Antidoclio, ma il Sindaco non aveva nessuna voglia di venire in questo posto e ci ha accompagnati solo perché si sentiva in dovere di farlo ».

Il cerchio dei sogniOù les histoires vivent. Découvrez maintenant