Il risveglio

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15 dicembre, martedì.

La radiosveglia si accese. Era sintonizzata su un canale che trasmetteva l'oroscopo del giorno: in quel momento andavano in onda le previsioni per i nati sotto il segno del toro. Pola allungò la mano verso il comodino e pose fine a quello strazio.

Il silenziò durò solo alcuni secondi, poi si sentì grattare sulla porta della camera.

Pola prese fiato. « Tommy! », urlò, spazientita.

Al rimprovero seguì un ticchettio di zampette sulle piastrelle del corridoio. Lo yorkshire stava riguadagnando il suo posto nel cantuccio accanto alla porta d'ingresso.

Pola si mise a sedere sul letto e accese la prima sigaretta della giornata. La fumò tutta prima di posare i piedi sul tappeto. Sollevò la tapparella e guardò fuori. Era ancora buio, ma, dalla nebbiolina che appannava la luce del lampione, si intuiva che sarebbe stata un'altra mattina umida.

Pola scelse dall'armadio i jeans e il pile a collo alto che avrebbe indossato quel giorno, poi uscì dalla camera. Attraversò il corridoio passando accanto a Tommy, accucciato sul suo tappetino di canapa, ma non lo degnò di uno sguardo.

Lo yorkshire rimase immobile, con il musetto tra le zampe, seguendola con gli occhi.

Pola tolse dal frigo una tazzina con il caffè avanzato dal giorno prima. Lo scaldò nel microonde e vi aggiunse del latte freddo e mezzo cucchiaino di zucchero di canna. Poi scartò un pacchetto monodose di biscotti secchi a basso contenuto di grassi.

Terminata la magra colazione, si infilò sotto la doccia. Venti minuti dopo era già vestita. Indossò il giubbotto e prese il guinzaglio appeso nella bacheca portachiavi. A quella vista Tommy drizzò le orecchie. Quando Pola gli disse « andiamo », le corse incontro e iniziò la sua danza della felicità, fatta di saltelli e guaiti.

« Basta! », urlò lei minacciandolo col guinzaglio. Quelle dimostrazioni di gioia mattutine la irritavano.

La passeggiata fu breve, i soliti cinque minuti sufficienti per i bisognini, poi subito a casa, tirando il guinzaglio perché Tommy non voleva saperne di rientrare. Ogni tanto anche qualche strattone improvviso che rischiava di soffocare la povera bestia.

Rinchiuse Tommy nell'appartamento, senza nemmeno accertarsi che avesse un po' d'acqua nella ciotola, poi di corsa alla stazione, a pochi minuti da lì.

Arrivò mentre stavano annunciando il Regionale da Trieste.

I due uomini si riparavano dall'umidità sotto la pensilina della stazione. Il più alto portava un cappello di lana calato sulla fronte e teneva le mani affondate nelle tasche del giubbotto. Si dimenava, infreddolito, e batteva i piedi per terra. All'improvviso si bloccò. Piegò la testa di lato e parlò in fretta all'amico. « Ti dispiace se ci spostiamo verso il parcheggio? ».

All'altro sembrò impossibile che volesse allontanarsi dalla tettoia.

« Ho visto una collega che preferisco evitare », spiegò il tipo alto.

« Dov'è? ».

« Davanti alla fontanella. Quella magra, col giubbotto color cammello ».

L'altro la scrutò senza farsi notare. « Non mi pare di conoscerla ».

« Lavora al Patrimonio ».

« Mmm, non è male, per quel po' che riesco a vedere da qui ».

« Smettila di guardarla, altrimenti se ne accorgerà. Basta, io mi allontano ».

Si spostarono verso il fondo del marciapiede, dalla parte dove sarebbe arrivato il treno, e si fermarono davanti ai bagni pubblici.

Il tipo alto ricominciò a pestare i piedi per terra.

« Mi spieghi che ti ha fatto? Non ti ho mai visto cercare di evitare qualcuno con tanto impegno ».

« E' una iena », disse il tipo alto scoprendo i denti. « Ma lasciamo perdere, non mi va di parlarne. Solo vederla mi ha messo di cattivo umore. Tieni a mente il suo nome, però, casomai dovessi avere a che fare con lei ».

Dall'altoparlante venne annunciato l'arrivo sul primo binario del Regionale da Trieste.

« Ricordati », disse il tipo alto mentre i fari del treno apparivano dopo la curva. « Si chiama Pola. Pola Morlòn ».

Il cerchio dei sogniWhere stories live. Discover now