Arok

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Pola spalancò la porta di casa e corse in bagno. Vomitò nel lavandino perché non ce l'avrebbe fatta a trattenersi fino al water. Dopo essersi liberata, i crampi allo stomaco si acquietarono. La testa, invece, continuò a farle male.

Tornò in ingresso per chiudere la porta e trovò Tommy che la guardava con la testolina piegata da una parte, le orecchie dritte, incuriosito da quel trambusto. Scodinzolando, lo yorkshire mosse qualche passo verso di lei.

« Vai a cuccia », gli ordinò Pola passandogli accanto. Non urlò, perché l'emicrania non glielo consentiva, ma il tono aspro fu sufficiente a far capire alla bestiola che era meglio obbedire.

Pola raggiunse la camera e si gettò sul letto senza spogliarsi. Si tolse le scarpe scalciando. Erano iniziati i brividi. Con un lembo del copriletto si avvolse le gambe. Le dolevano le palpebre, ma non spense la luce. Non voleva addormentarsi. Così si accontentò di coprirsi gli occhi con un braccio.

Pensava di rimanere sdraiata solo una decina di minuti, il tempo di riprendersi un po'. Ma il torpore causato dalla febbre presto la condusse al sonno.


Arlo si strinse le braccia al petto, scosso da un brivido, e aprì gli occhi. Non era più notte, ma la luce del mattino era assai tenue. Alzò la testa guardandosi intorno. Stava piovendo. Per fortuna, i rami penduli del salice formavano un ombrello naturale che non lasciava penetrare le gocce.

« Vanadin? », chiamò dopo aver cercato il gigante accanto a sé.

« Sono qui! ».

Arlo si mise a sedere e fissò il punto da cui era giunta la voce. Ebbe qualche difficoltà a scorgere la figura oltre la cortina di foglie e d'acqua scrosciante.

Vanadin era in piedi sotto la pioggia.

« Che fai lì? », gli chiese Arlo.

Vanadin restò in silenzio per qualche istante. « Mi rinfresco le idee », rispose poi. Un attimo dopo scostò i rami del salice e tornò accanto ad Arlo. Era fradicio. « Stavo valutando se era il caso di portare al riparo la legna che ieri ho lasciato ai piedi della collina. Potremmo averne bisogno. L'aria è più fredda e temo che rinfrescherà ancora. Solo che non so quanto sia utile trasportarla su adesso: i tronchi saranno impregnati d'acqua, ormai, e inservibili per il fuoco. Sono stato uno sciocco. Avrei dovuto essere più previdente ».

« Come avresti potuto? Non c'era neanche una nuvola quando ci siamo coricati ».

« Non dovevo trascurare nessuna eventualità ».

« Ho sbagliato anch'io, se è per questo. Avremmo potuto cercare informazioni da un'altra parte. A quest'ora saremmo al riparo, magari in un letto comodo. Invece, per un mio capriccio, siamo rimasti qui, e l'uomo che attendiamo, con questa pioggia, sicuramente non si farà vedere ».

« Le tue scelte non sono mai sbagliate ».

« Perché? Perché sono il Prescelto? ».

Vanadim annuì. « Se hai preso una decisione, per quanto errata possa sembrare, dev'essere la scelta giusta per portarci più vicino alla meta ».

« Mi piacerebbe avere la tua fiducia ».

Uno sbadiglio rumoroso li spinse ad alzare lo sguardo. Balbor arruffò le penne scuotendosi tutto, quindi si stiracchiò frustando l'aria con un paio di vigorosi colpi d'ala. « Ehi, arriva qualcuno! », esclamò.

Arlo si aprì un varco tra i rami penduli del salice. Una figura discendeva la collina di fronte camminando adagio, ma la pioggia rendeva impossibile distinguerne le fattezze.

Il cerchio dei sogniTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon