La città di pietra

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21 dicembre, lunedì.

Il geometra Rubelli bussò alle 18.05. Esattamente cinque minuti dopo che Pola era rientrata a casa. La aspettava, evidentemente.

« Sono venuto per la delega », fu la prima cosa che disse, quando Pola aprì la porta, dimenticandosi anche di salutare. Aveva il fiatone perchè era salito a piedi. Abitava al piano di sotto, ma aveva fatto le scale troppo in fretta per i suoi ottantaquattro anni.

« Buonasera Geometra ». A Pola quell'ometto piaceva. Però tenne la porta socchiusa perché capisse che non voleva lasciarlo entrare.

« Buonasera, buonasera », tagliò corto lui. « Sono venuto a ritirare la delega. Sa, stasera c'è l'assemblea ». Era certo che a Pola fosse passato di mente.

Rubelli era un fanatico delle riunioni di condominio. Le trovava una valida alternativa alle serate trascorse da solo davanti alla TV. E poi, esercitare il suo piccolo potere decisionale, anche se si trattava semplicemente di scegliere il colore delle pareti del vano scale, gli dava la sensazione di contare ancora qualcosa. Di solito, Pola gli cedeva volentieri il proprio diritto di voto – per quello che le importava – ma per la riunione di quella sera aveva intenzione di fare uno strappo alla regola.

« Non mi sono dimenticata. Vede? ». Gli mostrò un foglio che teneva a portata di mano sulla mensola dell'ingresso.

Rubelli era senza occhiali e dovette fare un passo avanti per riuscire a distinguere qualcosa. « E' la lettera di convocazione dell'amministratore? ».

Pola sorrise. « Esatto ».

Rubelli ebbe un attimo di esitazione, poi tornò alla carica: « E la delega? Me l'ha già preparata? ».

Pola scosse la testa.

« Me la fa adesso? ».

Pola tornò a scuotere la testa. « Stasera voglio partecipare personalmente ».

« Come sarebbe? ».

« Che c'è di strano? Sono proprietaria come lei. Ho ricevuto la convocazione e voglio intervenire all'assemblea ».

« Sì, ma ... ».

« Ora devo lasciarla, Geometra. Mi raccomando, per stasera, dobbiamo mostrarci decisi, soprattutto quando si discuterà il secondo punto all'ordine del giorno ». Lentamente, chiuse la porta lasciando ammutolito il povero Rubelli.


La riunione di condominio si teneva in una saletta al piano interrato dove i muri puzzavano di muffa e gli angoli del soffitto erano segnati da chiazze nere di umidità.

Pola si accomodò in ultima fila, vicino alla parete di fondo, su una sedia traballante.

Durante tutta la prima mezz'ora si estraniò dall'assemblea. L'argomento in discussione era il rinnovo del contratto semestrale alla ditta di pulizie Galfo s.n.c. e per lei era irrilevante chi avrebbe lavato i vetri e spazzato le scale per i prossimi sei mesi.

Dopo la votazione, l'amministratore passò al secondo punto all'ordine del giorno e lo introdusse con una breve premessa.

« Il signor Mocuba, del secondo piano, ha avuto alcuni problemi familiari nel suo Paese di origine », spiegò. « Per questo motivo non ha ancora potuto saldare l'ultima rata dei lavori di rifacimento della facciata eseguiti a settembre dello scorso anno ».

Pola non aspettava altro. « E dovremmo accollarci noi la sua quota? », disse senza chiedere la parola.

« Suddivisa tra tutti i condomini non sarebbe una gran cifra », replicò l'amministratore. « Ma non è questo l'argomento in discussione ».

Il cerchio dei sogniWhere stories live. Discover now