Franco non rientra dalle ferie

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28 dicembre, lunedì.

Per Pola il lunedì mattina era il momento migliore della settimana. Quel particolare lunedì, tuttavia, era iniziato sotto i peggiori auspici. La causa di quella anomalia aveva un nome e un cognome: Francesco Prinzi.

« Ha chiamato te! Te! Non ha neanche avuto il coraggio di telefonarmi! », urlò Pola uscendo dall'ufficio. Sandra le corse dietro cercando di calmarla, di spiegarle che Franco stava male sul serio, che aveva la febbre già prima di partire.

Ma quest'ultima notizia fu per Pola un'ammissione di colpa: se avesse avuto davvero la febbre non sarebbe andato via. Aveva mentito con quella cretina di Sandra per prepararsi la strada.

Pola diede un'occhiata alle porte chiuse dell'ascensore e, senza perdere tempo, si diresse come una furia verso le scale.

Sandra rinunciò a seguirla. Rientrò in ufficio avvilita pensando che stavolta per Franco si metteva davvero male.


Pola bussò e, senza attendere risposta, aprì la porta dell'ufficio di Marini. Il Dirigente spostò lo sguardo dal computer all'ingresso. Pola abbozzò un sorriso e rimase in attesa finchè Marini le fece cenno di accomodarsi, quindi entrò e richiuse la porta dietro di lei.

« Buongiorno, Dottore ». Si mosse decisa verso la scrivania.

« E' allegra? », chiese Marini guardandola con curiosità.

« Cosa glielo fa pensare? ».

« Non so. Ha sorriso, un attimo fa. Non gliel'avevo mai visto fare ».

Pola si sedette pesantemente. « Non me ne sono neanche resa conto. Dev'essere stato un riflesso nervoso. Comunque, no, non sono allegra. Anzi, proprio il contrario ».

« Che le è successo? ».

Pola appoggiò i gomiti sulla scrivania e unì le mani davanti alla bocca. « Francesco Prinzi non è rientrato », disse. « E' ancora al paesello, giù in Calabria. Sta male, poverino. Influenza. Il suo medico gli ha dato cinque giorni di malattia. Così rimarrà a casa da Natale a Capodanno ».

« Dal suo tono, devo dedurre che lei non crede che si tratti di un virus ».

Pola eruppe in un'esclamazione divertita. Gli raccontò quello che aveva saputo da Sandra. « Se fosse stato male sul serio non sarebbe partito. Non avrebbe affrontato un viaggio in treno di oltre dieci ore con la febbre alta ».

« E' andato in treno? », chiese Marini corrugando la fronte.

Pola annuì. « Aveva programmato tutto. Ecco perché non ha insistito più di tanto quando gli ho negato le ferie. Sapeva di poter giocare la carta della malattia. Altrimenti non avrebbe deciso di spostarsi in treno avendo a disposizione solo tre giorni ».

Marini non poté che darle ragione.

« Crede di essere furbo, il ragazzino. Per fortuna non resterà impunito ». Pola si scostò dalla scrivania rilassandosi contro lo schienale della sedia. « Ora possiamo cacciarlo via a calci in culo. E mi scusi la volgarità ».

Marini tamburellò con le dita sul tavolo, poi prese il telefono e compose un numero interno. « Pronto, Marilù? Filippo Marini. Mi passa il dottor Dorigo, per piacere? ». Mentre attendeva in linea, si rivolse a Pola abbassando la voce. « Voglio informare subito Dorigo ».

Pola approvò socchiudendo gli occhi.

Al termine della telefonata con il Dirigente Generale, Marini storse un po' la bocca.

Pola fu subito in allarme. « Che c'è? Che le ha detto? ».

« No, bene, bene. Si attiva subito per far ricevere a Prinzi la visita fiscale. Gli ho suggerito di mandare il medico verso la fine della settimana, quando meno se lo aspetta ».

« E poi? ».

Marini fece un sospiro e scrollò le spalle. « Nient'altro, per il momento ».

« Come sarebbe? ». Senza volerlo, Pola aveva alzato la voce.

« La visita del medico fiscale è un avvertimento implicito. Prinzi va a casa, se ne combina un'altra. Dorigo è stato chiaro in proposito ».

Pola strinse i denti. Si alzò di scatto e rimase qualche istante immobile, sovrastando Marini. Poi, scuotendo la testa, si voltò e, senza una parola, uscì dalla stanza.

Il cerchio dei sogniWhere stories live. Discover now