Capitolo 1.

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"La luce accesa ancora, i pensieri, in cerchio su di te, sui vetri si frantumano; sono ferma ad un punto inutile. Gira male il mondo, crolla tutto intorno, come me. Brutta cicatrice, non sono felice, non si può fare."
-Un bacio prima di morire, Annalisa.

Fissai il nulla, guardai il vuoto.
E poi ritrovai me stessa in quel vuoto; sarà stato perché anch'io mi sentivo così.
Ma con un cuore a pezzi, come puoi sentirti, se non vuota?
Era una lacuna che non colmi, quella, un vuoto che non t'abbandona.
Continuavo ad illudere me stessa d'essere andata avanti, ma quest'illusione si spegneva, come la luce che credevo d'aver visto per un attimo in quel nulla, in un istante.
Ed io tornavo a vagabondare in quel silenzio in cerca d'una via d'uscita.
Finirà mai questo tormento?
A fare rumore c'erano solo i ricordi, un vociare di sottofondo, fastidioso alla mente.
Emozioni, attimi passati, immagini, profumi, sapori. Tutti un tutt'uno. Un continuo scorrere di momenti che non facevano altro che rimarcare la ferita che avevo sul cuore.
Ricordi che bruciavano sulla pelle, distruggevano il cuore e perforavano i timpani.
Che mi urlavano che un tempo ero stata felice e che, poi, avevo smesso d'esserlo. Come se per me, essere stata felice fosse stato un reato e la pena da scontare era stata questa: il dolore, l'abbandono.
Eppure, avrei preferito mille volte morire, piuttosto che sopportare anche solo un secondo in più quell'agonia.
Ma non mi lasciava andare, mi tormentava, mi soffocava, quell'assenza.
Avrei voluto urlare in cerca d'aiuto, per placare quel tremendo dolore, ma restare in silenzio era stata l'unica cosa che sono riuscita a fare.
Se avessi aperto bocca, mi sarei distrutta, davvero. Se mi fossi mossa, se avessi anche solo provato a combattere quel tormento, ne ero certa, viva non sarei uscita.
Presi un respiro e strinsi la tazza di caffè, ormai freddo, tra le mani.
Se un ricordo bussa alla tua mente, non c'è modo di mandarlo via, resterà lì a tormentarti fino alla fine.
Così, senza accorgermene, m'abbandonai.

Tra le mura di quella stanza rimbombavano le nostre urla, le nostre parole.
Le mura di quel posto respingevano quelle parole, si rifiutavano d'assorbirle perché sapevano, sapevamo anche noi, soprattutto lui, sarebbero state la causa della nostra distruzione prossima.
Così, soprattutto quella stramaledetta frase, mi tormentava. E non avrebbe avuto pace finché non m'avrebbe uccisa definitivamente.
Harry non mi guardava, ma fissava un punto impreciso dietro le mie spalle. Stava in silenzio, come se non fosse minimamente terrorizzato della bomba che aveva appena lanciato.
Quel silenzio era così scomodo, era così diverso dai nostri soliti silenzi, diverso da tutti quelli così belli e complici d'amore.
Diverso, perché allora mi sentivo bene, mentre in quel momento, a guardarlo scivolare via da me, mi sentivo solo fuori posto.
Quel silenzio non era il nostro silenzio. Quel tacere non c'apparteneva.
"T-tu... Non è vero. N-non vuoi rompere con me, giusto?" Balbettai.
Harry scosse la testa e chinò il capo.
"È finita, Juliet, è finita." Sussurrò.
Andai nel panico più totale. Sentii la sua voce rimbombare nella mia testa in modo asfissiante, sentii il cuore battere forte, sentii le gambe tremare.
Harry non mi poteva lasciare. Non poteva.
Pensavo solo a questo in quel momento, che lui non poteva lasciarmi, che io non ce l'avrei fatta a vivere un secondo senza lui.
Corsi da lui, freneticamente, strinsi il suo corpo tra le mie braccia e seppellii la testa nel suo collo.
"Non mi lasciare, ti prego. Ti amo. Possiamo superare questa cosa, possiamo, Harry."
Parlai in modo confuso, sussurrai che lo amavo, scossi la testa e tenni gli occhi serrati.
Il respiro pesante, in bilico tra il cadere ed il restare in piedi. Il cuore assolutamente impreparato alla distruzione.
Speravo con tutta me stessa che cambiasse idea.
Tremavo per la paura.
Cercavo d'aggrapparmi, in tutti i modi possibili, alle certezze che il nostro noi m'avevano dato.
Ma le mie speranze erano inutili, come tutte le mie parole sussurrate, come tutti i miei pianti.
Harry mi afferrò per le spalle e mi lasciò un lungo bacio sulla fronte, poi, con le dita, asciugò le lacrime cadute sul mio viso.
"Ti prometto che starai bene, d'ora in poi." Sussurrò, "ti dimenticherai di me, di quello che è successo ed andrai avanti," continuò, guardandomi dritto negli occhi, "perché tu sei forte ed io t'amerò per sempre."
Poi si alzò e, semplicemente, andò dritto verso la porta, pronto ad andare via, pronto a sparire definitivamente dalla mia vita.
Io lo guardai darmi le spalle e continuai a piangere.
"Non t'azzardare ad uscire da quella porta!" Urlai, "non ci provare nemmeno! Non puoi lasciarmi, non puoi farlo! Io non vivo senza di te, non puoi andare via!"
Strinsi i pugni lungo fianchi ed urlai ancora.
Ma lui sembrò non sentirmi, la mia voce a disperdersi nell'aria.
Aprì la porta ed andò via. Se ne andò come se non fosse mai successo nulla, come se non sapesse che mi aveva appena rotta, così. Uscì da casa mia, senza mai guardarsi indietro.
Ed io caddi in ginocchio, travolta dal dolore che non aspettava altro se non l'arrivo di quel momento.
I nostri attimi davanti agli occhi.
Ogni cosa, ogni istante, ogni parola, ogni sussurro, l'immagine dei nostri corpi a fare l'amore, le lenzuola a fare il suo profumo. Tutto in quel momento mi cadde addosso, crollò su di me.
Come la pioggia cade sulle persone e le bagna, tutto quello cadde su di me e mi ferì.
Ma la certezza alla quale m'ero aggrappata, allora, era tutta un'illusione?
Faticai a respirare.
Ansimi.
Paura.
Dolore.
Il cuore in mille pezzi.

Scossi la testa ed asciugai freneticamente una lacrima che era scivolata sul mio viso.
Sola, in quel bar, aspettavo che il tempo passasse, mentre pensavo al fatto che adesso non sapevo dove lui fosse, che fine avesse fatto, se stesse bene, o se anche lui si sentisse come mi sentivo io.
Mi chiedevo se si fosse fatto una vita, se fosse andato avanti e se adesso avesse qualcuno da amare.
Magari l'amerà meglio, questa volta.
Pensavo a come avrei solo voluto che lui mi avesse tenuto con se per un istante in più, a come avrei voluto che c'avesse pensato di più a quello che stava per fare, alle conseguenze delle sue azioni, che ancora bruciavano sulla mia pelle e sul mio cuore. Avrei voluto solo che lui fosse stato più coraggioso, che non si fosse limitato a scappare via dai problemi come tutte le altre volte.
Ma lui era sempre stato così, aveva sempre avuto paura, non aveva mai trovato il coraggio di combattere contro i problemi.
E il nostro amore, allora, lo era diventato un problema.
Così Harry, troppo codardo per trovare un rimedio, si convinse che l'unica soluzione fosse quella: andare via.
Però, avrei voluto anche io essere più forte, avrei voluto non lasciarmi trasportare in quel modo dal panico, avrei voluto prendere il suo viso tra le mani e farlo ragionare.
Ma io ero sempre stata fragile. E così, dopo, subivo le conseguenze.
Erano passati due anni da quella sera.
Due anni ed il mio cuore ancora traballava.
E di cose, in quei due anni, ne erano cambiate.
Prima fra tutte, io. Ero caduta, in quei due anni, m'ero rialzata.
Ma ogni caduta lascia una cicatrice ed il nostro corpo quante ferite è in grado di sopportare?
Io sentivo d'essere al limite.
Ma, il mio, forse non era tanto un problema di quantità, ma di dimensioni.
La mia era stata una brutta caduta, in un vuoto così profondo, che ancora faticavo ad uscirne. La cicatrice che avevo, infiammava ancora la mia vita.
E noi, semplici esseri umani, condannati a vivere qui, su quest'inferno che è la terra, siamo in grado di continuare a vivere dopo una ferita che è anche più grande di noi stessi?
Era cambiato il paese, erano cambiate quelle poche conoscenze, erano cambiate le mie abitudini.
La ragazza esuberante che aveva fatto innamorare Harry, s'era spenta.
La mia vita era diventata la monotonia più totale.
Non c'era lui a dare una scossa a tutto.
Ma in quei due anni, ero sopravvissuta, con un piede sempre in mezzo alla fossa e un cuore sempre in bilico all'autodistruzione, ma tiravo avanti.
Il punto però era proprio quello, sopravvivevo, ma non vivevo.
Non più.
Dopo aver perso un anno d'università, avevo ripreso e mi restava l'ultimo.
Dopo aver perso la persona migliore nella mia vita, ne avevo conosciuta una che quel vuoto non lo faceva sparire, ma sapeva come renderlo più leggero.
E anche se mi sentivo costantemente come se presto sarebbe successa qualcosa che avrebbe mandato in frantumi ogni mio progresso, da un momento all'altro, continuavo a svegliarmi la mattina e a convincermi che non c'era nulla di cui aver paura.
Al dolore peggiore sei sopravvissuta, cosa può ucciderti più?
Eppure, tutte le notti, m'addormentavo ripensando a lui, a quello che eravamo stati e a quello che mai saremo più.
Tutte le notti mi ponevo una sola domanda:
Ma io, Harry, lo amo ancora?
E tutte le notti, non rispondevo.
Semplicemente, tacevo, perché lui non c'era e la risposta, che in cuor mio sapevo, mi faceva più paura della sua stessa assenza.

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Hello there!
Stavolta ce l'ho fatta ad iniziare una storia a capitoli haha.
Partiamo dalla frase che ho messo, all'inizio del capitolo, di una canzone (che vi consiglio d'ascoltare assolutamente, se non l'avete ancora fatto) che per me è stata molto d'aiuto, d'ispirazione per quest'inizio! Non solo quella frase, che a parer mio rispecchia molto lo stato d'animo della protagonista, ma la canzone nel complesso.
Adesso, passiamo ad altro.
Non so, vi è piaciuto come inizio?
Non ho voluto fare la solita storia d'amore dove si conoscono e si innamorano e bla bla bla (nulla contro questo genere di storie, che sia chiaro, anzi!), ma io ho preferito scrivere qualcosa che partiva dalla fine di tutto, dalla distruzione.
Infatti, il titolo della storia prende il nome di una delle mie canzoni preferite, nonché punto di riferimento per la storia.
Vi sto trattenendo troppo, non è vero?
Dio, quanto parlo? Hahaha.
È solo che spero vi piaccia, ci tengo davvero e devo dire grazie ad alcune lettrici di "Sheets" e "Fragile", che mi hanno spronata a scrivere una storia.
Se volete, passate pure a leggere le mie due Oneshot, le trovate sul mio profilo.
E se volete farmi felice, o se vi è piaciuto quest'inizio, o se volete che continui, stellinate e commentate pure.
Mi piacerebbe sapere qualche parere, per favore.
Un bacio e, spero, a presto. xxx

Macchiati di nero [HS]Where stories live. Discover now