Capitolo 24.

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"E ci sei nei miei occhi,
che si prendono il mondo
nel momento in cui mi accorgo che io vorrei essere con te,
ancora."
-Quello che non sai di me, Annalisa.

La quiete dopo la tempesta.
Il giorno dopo la notte.
Un silenzio vuoto, il battito lento e spento di un cuore, gli occhi chiusi e la mente altrove, un respiro leggero, la voglia matta d'essere ovunque, ma la possibilità d'essere solo in quel letto.
Il mondo che, fuori da quella stanza, scorre e non si ferma mai. Le persone corrono al lavoro, altri rimangono a letto a dormire, i bambini vanno a scuola e la vita di ognuno continua.
Ma io resto dove sono, resto e ti penso.
Mio padre era già uscito, Fiocco era sparito, Harry se n'era andato.
Ed io che resto con gli occhi chiusi, perché non sopporto la tua assenza, allora preferisco non vederla.
Tenevo il volto schiacciato sul cuscino, un braccio sotto di questo e le coperte a coprirmi fino ai capelli, come se potessi sparire per un po', proteggermi e difendermi da quei domani tanto surreali.
Ma lo sento che non ci sei, l'ho capito perché il letto è diventato improvvisamente più freddo e meno accogliente.
Sapevo che il mondo al di fuori di quella casa, continuava a vivere, ma io mi sentivo così spenta quella mattina.
Restavo con gli occhi chiusi, nonostante fossi da un bel pezzo sveglia; restavo immobile ad ascoltare il cinguettio degli uccelli, il fruscio del vento che sbatteva sui vetri delle mie finestre e poi entrava da uno spiraglio di queste, muovendo le tende, giungendo al mio corpo e spostando i miei capelli.
Lo so però che dovrò aprirli questi occhi ed affrontare il fatto che sei andato via.
Ma cerco in ogni modo possibile ed immaginabile di rimandarlo questo momento.
Ricordavo ogni cosa fosse accaduta la notte precedente.
Harry e la sua rabbia, le mie urla e la mia frustrazione, il nostro dolore e quell'addio mancato.
E poi Harry e la sua rabbia ancora, che ha distrutto ogni cosa nel salotto di casa mia, che mi ha fatta spaventare perché mai in vita mia Harry era stato così arrabbiato, ma anche così spaventato.
Ed infine il suo dolore, che mi ha distrutta, mi ha lacerata, ha trasformato ogni mia convinzione, ogni mia decisione, in dubbi e finzione; era stato devastante per lui, tanto quanto per me. Non mi ero preparata a tale crollo da parte sua, vederlo cadere in ginocchio e supplicare disperatamente il mio perdono, non era stato un vantaggio.
Perché se prima ero certa, o quanto meno, convinta di un futuro con Lucas e senza Harry, dopo quello che era accaduto quella notte, non lo ero più.
Non immaginavo potesse straziarlo in quel modo. E l'idea di essere capace di fargli così male, mi spaventava e al tempo stesso mi uccideva. Io non volevo essere così letale per lui e non avevo mai davvero capito quanto anche Harry dipendesse da me e dalle mie scelte, fino a quella notte.
Mi ci erano voluti due anni di dolore ed una notte di disperazione per comprendere le scelte passate di Harry.
A cosa serviva fingere? L'avrei amato sempre e comunque. Tanto valeva guardare in faccia la realtà ed affrontare ogni problema con coraggio e sincerità.
Quella notte poi, noi due abbracciati in quel modo, come se entrambe le nostre vite dipendessero da quel contatto così nostro e così intimo.
L'ho sentito come mi ha stretta quella notte: era disperato, era innamorato e me lo stava urlando con quel contatto.
Il ricordo del suo volto rilassato e dormiente, appoggiato al mio petto, mentre il battito del mio cuore cullava la sua notte ed accompagnava i suoi sogni.
"Juliet, tu mi ami?"
Ricordo quanto fosse bello e quanto ho pensato d'essere ancora innamorata di lui. L'ho sentito quell'amore, tutta la notte e l'avrei sentito per tutta la vita.
Ho cullato il suo corpo e non l'ho mai lasciato perché lui stesse bene.
Le sue parole, le sue suppliche, i suoi ti amo.
Non mi è importato nemmeno quando mio padre è rientrato in casa, ha visto il disastro in salotto e poi ha visto me ed Harry stretti sul mio letto. Mi ha guardata e so che ha capito che non c'è via di fuga, che non c'è ragione che tenga, che io avrei sempre amato Harry senza confini. Per questo ha semplicemente annuito ed ha accennato un leggero, quasi invisibile, sorriso in mia direzione e poi è andato via.
Ma la mattina dopo mi sono svegliata sola, senza sapere perché Harry avesse deciso di abbandonare quel letto.
Speravo comparisse da un momento all'altro, dimostrando che era soltanto andato in bagno, o magari a comprare la colazione. E forse è anche per questo che sono rimasta così tanto con gli occhi chiusi ad aspettare ciò che in realtà non è mai arrivato.
Se n'era andato.
È stato quando ho aperto gli occhi che ho accettato l'idea che non si sarebbe presentato, perché accanto a me sul letto non c'era più il suo corpo, ma c'era la stessa fotografia che lui la notte prima aveva lanciato per terra: io e Lucas ci abbracciavamo.
È stato a quel punto che ho capito che tutto era sbagliato, che tutto era ingiusto e che non avrei dovuto lasciare correre.
Rimasi ancora un po' tra quelle lenzuola, ad annusarle e a stringerle perché profumavano ancora così tanto di lui.
Mi mancava già.
Ma poi mi alzai ed inevitabile affrontai il mondo.

Macchiati di nero [HS]Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt