Capitolo 20.

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"She wants somebody to love, to hold her.
She wants somebody to love, in the right way."

La paura.
La paura è scatenata dall'impulso alla sopravvivenza, un altro istinto fondamentale della vita.
La paura si scatena quando ci troviamo davanti situazioni estremamente pericolose, che possono mettere a rischio la nostra sopravvivenza. Allora scappiamo, perché vivere è lo scopo primario.
Ma la paura non è soltanto sopravvivere, non è soltanto trovarsi davanti un pericolo e fuggire, talvolta la paura è non voler rivivere situazioni già vissute e poco gradite, talvolta la paura è la causa di situazioni che hanno determinato il cambiamento della normalità nella nostra vita.
Ed esistono differenti gradi della paura.
C'è il timore, che è lo stato minore, che consiste nella semplice percezione di perdere il bello ed affrontare il brutto.
C'è l'ansia, l'ansia che ogni cosa possa crollare e fare male, perché siamo così spaventati di soffrire ancora.
C'è l'effettiva paura, che è quel contesto dominato o minacciato dal pericolo, che ci porta a fuggire, ad allontanarci, a non farci del male, o almeno a provarci.
C'è il panico, quando la pura diventa travolgente e non vi è razionalità che tenga, si scappa, si corre, alla cieca.
C'è il terrore, dove nemmeno più il panico è paragonabile e l'imputato a scappare è tanto grande, tanto forte da bloccare ogni muscolo, ogni movimento. Ci si sente paralizzati, impossibilitati, rinchiusi in se stessi, perché è quella la via più veloce, più semplice, nel vago tentativo di ridurre quell'agonia, che sia reale, o meno. Quando si dice "paralizzati dalla paura".
E per finire c'è l'orrore, che è il grado più estremo della paura, più grande. Ed è quando qualcosa ci fa tanta paura da apparirci anche ripugnante, crudele sotto ogni aspetto fisico e/o morale.
Ricordo d'averli attraversati tutti questi stati. Ricordo d'aver avuto timore del primo bacio, l'ansia del primo esame all'università, la paura di perdere qualcosa a me caro, il terrore di quella notte di due anni prima, l'orrore di tutte quelle a seguire.
So di provarlo ancora, di tanto in tanto, la notte fonda, quando la notte è più buia ed il cielo fa più paura, perché non ci sono le stelle, non c'è la luna e non ci sei tu.
Ricordo quella notte come fosse ieri, perché quella cicatrice non è mai stata curata, è solo rimasta lì ad infettare la mia vita.
E mentre guardavo quel foglio bianco, in cerca delle giuste parole per un addio, quella cicatrice bruciò perché dire addio ad Harry e farlo per davvero, significava affrontare ciò che ha causato la nostra distruzione.
Ricordo bene quella notte, perché che io lo voglia o meno, non potrò mai cancellarla, ma dovrò conviverci ed imparare a sopportarla, nonostante il peso che consista.

Era tutto iniziato come la banale sera insieme, io ed Harry. In un pub con i nostri amici, a ridere e a scherzare, ad amare e a vivere.
Che eravamo felici, che niente c'avrebbe reso tristi quella notte, o almeno così credevamo. Perché la tempesta, il diluvio, doveva ancora abbattersi.
Il cielo di Londra era grigio, ma a noi nemmeno di questo temporale importava.
Eravamo lì dentro da un po' ormai, ma per andare via era ancora presto, la notte era giovane e noi così vogliosi di vivere senza alcuna regola, così desiderosi di ballare per l'intera notte.
C'erano stati tra me ed Harry già baci bollenti, situazioni scottanti, discorsi taglienti quando qualcuno aveva allungato troppo le mani su di me, o quando qualcuna si era strusciata un po' troppo su Harry, e alla fine c'eravamo uniti agli altri.
Harry aveva una birra in mano e con un braccio stringeva il mio fianco, mentre scherzava animatamente con Liam e Niall; io parlavo tranquillamente con Rose, che a sua volta stringeva la mano di Zayn; poco più in là, seduti al tavolo c'erano Louis e Margaret che si scambiavano piccoli baci e calorosi abbracci.
Eravamo tutti un po' brilli, chi più e chi meno.
Le persone intorno a noi vivevano la loro serata, proprio come noi, c'era chi parlava, chi rideva, chi ballava, chi si baciava; e l'aria in quel posto era calda, quasi soffocante, la musica ritmata e forte.
Fu quando Louis lanciò un'occhiata seria ad Harry, che l'atmosfera si riempì di tensione. Gli aveva fatto un cenno con gli occhi attenti e severi verso le sue spalle, Harry voltando di poco il capo aveva serrato la mascella e come fosse automatico aveva mollato la presa sul mio fianco, solo per stringere le mie spalle ed incollare di più il suo corpo al mio. Alzai il capo per guardarlo in volto: le sue guance erano arrossate, forse per il caldo, forse per l'alcol che aveva assunto, i capelli in disordine. Sarebbe stato tenero e dolce se non fosse stato per la mascella serrata e gli occhi infuocati di rabbia.
"È tutto okay, amore?" Domandai.
La mia voce era dolce e calma, alta abbastanza da permettergli di sentirmi anche sopra la forte musica.
Accarezzai il suo petto con la mano, cercando di infondergli calma e tranquillità, anche se non sembro funzionare molto.
"Si, tutto okay." Rispose, evidentemente teso.
Aggrottai la fronte, contrariata dalla sua bugia, ma Harry mi strinse la spalla e mi lasciò un bacio sulla fronte, lasciandola distendere, nel suo tentativo di tranquillizzarmi. Tentativo che mi distrasse in pieno, facendomi ritornare a parlare con Rose.
Non passò molto prima che l'atteggiamento di Harry diventasse ancora più testo e fastidiosamente nervoso. Anche mentre tentavo di distrarlo con diversi baci su ogni strato della sua pelle scoperta, anche dopo averlo trascinato fuori per una boccata d'aria, risultava teso ed in ansia, tanto da non prestarmi nemmeno attenzione.
E dopo l'ultimo bacio da parte mia, senza alcuna attenzione in cambio, lasciai scivolare le mani dal suo petto, incrociando le braccia e bagnandomi le labbra con la saliva. Il gusto delle sue labbra sulle mie.
Harry mi guardò, con un sopracciglio alzato, appoggiato al muro e confuso. Ad ogni modo, continuava a guardarsi intorno, quasi avesse timore di qualcosa.
Mi guardai attorno anche io, ma senza notare nulla in giro. Questo mi fece agitare ed arrabbiare ancora di più, non capivo quale fosse il problema se in giro non c'era nulla di cui preoccuparsi, era evidente mi stesse nascondendo qualcosa.
"Mi spieghi che diavolo ti prende?" Domandai, sempre più irritata.
Harry scosse il capo ed allungò una mano per afferrare il mio braccio.
"Niente," borbottò, "vieni qua."
Provò a baciarmi, ma anche da quel gesto sentivo e percepivo la sua menzogna, da quel bacio così distratto e diverso dai suoi soliti. Era più freddo, era meno dolce, meno gentile, non mi piaceva.
Lo spinsi ancora per il petto, infuriandomi.
"Smettila e non toccarmi!" Strillai.
Qualche testa, non troppo lontana da noi che stavamo fermi e appoggiati ad un muro vicino l'entrata del pub, si voltò nella nostra direzione.
"Juliet, che cazzo hai?" Alzò la voce.
"Che ho io?! Che hai tu! Non fai altro che guardarti in giro e sei distratto anche mentre mi baci."
Strinsi i pugni, cercando di calmarmi.
Si guardò ancora in giro, fulminando con lo sguardo il gruppo di ragazzi che prima si erano voltati a guardare.
Strinsi anche i denti, rossa di rabbia.
"Io non ho nulla, Juliet, smettiamola di litigare per qualcosa di inesistente." Sbuffò.
"Stai scherzando? È ovvio che c'è qualcosa! Ma se preferisci possiamo parlare di come quella ragazza si è strusciata addosso a te senza che tu le dicessi niente!" Urlai.
Avevo contenuto la mia rabbia per l'intera serata ed ero riuscita a passarci sopra per divertirmi, ma dal momento in cui stavamo già discutendo e la rabbia mi stava avvolgendo, non avevo motivo di rimandare il discorso.
Una ragazza, alta più o meno quanto me, capelli biondo platino e vestito cortissimo rosso fuoco, si era spudoratamente incollata ad Harry con me sotto il naso. Stavamo ballando e lei si era divertita a mettere in mostra le sue intimità senza pudore davanti gli occhi di Harry, che anche se s'era allontanato non aveva proferito parola, ridendo soltanto quando avevo mandato a fanculo in un modo lontanamente fine, la ragazza.
"Oh, andiamo! Chi se ne fotte di quella ragazza, lo sai benissimo che non mi importa, che ci sei solo tu." Gesticolò con le mani.
Provò ancora una volta ad accarezzarmi con la mano, ma io prontamente la schiaffeggiai, allontanandomi di un passo.
"Ti ho detto non toccarmi." Dissi, severa.
Harry sbuffò, spostando gli occhi dal mio corpo al lato della strada. Io continuai a fissarlo.
"Allora? Me lo dici che hai?" A quel punto il mio tono di voce era più calmo, più pacato.
Forse un po' per quello che aveva detto, o per la verità nelle sue parole, sta di fatto che nonostante fossi tremendamente arrabbiata, provai un differente approccio. Pensai fosse l'unico modo per ottenere una risposta che non fosse "non ho niente", che evidentemente non era vero.
Eppure non funzionò, voltò il capo verso di me e rispose. "Te l'ho già detto, non ho niente."
Sospirai allora, avvicinandomi a lui e avvolgendo delicatamente il suo collo con le mie braccia. Harry rimase immobile, continuando a guardare la strada.
I suoi occhi cercavano qualcosa e per quanto provasse a negarlo non ci sarebbe riuscito a convincermi, solo non capivo cosa succedesse e perché non volesse dirmelo.
"Harry, dai." Piagnucolai, al suo orecchio.
Silenzio.
Poi ricordai l'occhiata di Louis, ricordai che l'agitazione di Harry era iniziata appena dopo il loro sguardo.
L'avrei chiesto a Louis stesso, se non se ne fosse già andato per accompagnare Margaret a casa.
"Chi c'era al pub? Che ti ha detto Louis?" Lo guardai negli occhi.
Harry scosse la testa, baciandomi la guancia.
"Amore, perché insisti tanto?"
"Perché se c'è qualcosa che non va voglio saperlo e non sopporto quando mi menti."  Borbottai, con le sopracciglia aggrottate.
Harry carezzò i miei fianchi con le mani, cercando probabilmente di distrarmi, approfittando del mio momento di debolezza causato dal suo tono di voce calmo, dalle sue mani e dai suoi occhi.
"Non ti sto mentendo." Sussurrò.
Allora scossi la testa, allontanandomi ancora.
"Sai che ti dico? Quando vorrai dirmelo, me lo dirai, ma nel frattempo vaffanculo."
Girai le spalle ed iniziai a camminare, lasciandolo fermo dove era, con le labbra aperte e l'irritazione a fior di pelle.
"Dove vai?!"
Non risposi, ma proseguii.
Harry mi raggiunse in un batter d'occhio, strattonandomi per un gomito.
"Juliet, sali in macchina, ti accompagno a casa."
"No, ci vado da sola a casa, tu quando la smetterai di nascondermi le cose vieni a cercarmi." Strappai il mio braccio dalla sua presa e proseguii.
Ricordo d'averlo sentito urlare il mio nome e d'aver imprecato più volte, ma non mi sono mai voltata.
È stato quello l'errore mio più grande, quella notte.
Non avrei mai dovuto lasciare Harry, sarei dovuta salire in macchina con lui e sì, magari restare arrabbiata, non parlargli, o urlargli e mandarlo a fanculo, ma non avrei mai dovuto allontanarmi da lui, perché niente di quello che poi è successo, sarebbe accaduto.
Peccato non si possa tornare indietro.
Era tarda notte, in giro c'erano poche persone, la maggior parte volti inaffidabili, io ero stata un'incosciente e adesso avevo paura.
Avevo provato a chiamare Harry, pentita d'essermene andata, ma non c'era campo e per quanto camminassi veloce, casa mia restava lontana.
In più ero stanca e avrei soltanto voluto andare a dormire ed il giorno dopo chiarire con Harry, mi sentivo uno schifo per essere stata così insistente, così cocciuta e bambina, avrei soltanto dovuto lasciargli il suo spazio, magari lui stesso mi avrebbe poi detto cosa non andava.
Mi strinsi nella mia giacca, camminando veloce.
Ma un rumore mi distrasse: delle voci e dei forti schiamazzi.
Erano degli uomini senza dubbio, così accelerai ancora di più il passo, senza mai guardarmi indietro.
Non so chi fossero, quanti fossero, o quali intenzioni avessero, ma ero certa non fossero buone quando uno di loro parlò.
Io ero tremante di paura, agitata e terribilmente spaventata.
"Ehi, tu!" Urlò qualcuno, "bellezza, dove corri?"
"Cazzo." Sussurrai.
Strinsi il cellulare tra le dita, il mio cuore batteva all'impazzata.
Una sorta di sollievo, mischiato alla paura, si diffuse nel mio corpo quando dopo il secondo squillo, Harry mi rispose.
"Juliet, porca puttana, dove sei?" Rispose agitato.
"Harry, h-ho paura." Sussurrai.
Tremante di paura, mentre gli uomini che avevo dietro continuavano a chiamarmi, sembrando sempre più vicini.
"Che succede?"
"Qualcuno mi sta seguendo, Har-ry, continuano a chiamarmi." Singhiozzai.
"Calma piccola, calma. Dimmi dove sei." La sua voce pacata, ma dalla quale traspariva l'agitazione e la paura.
Mi dispiace così tanto, Harry. Ed ho così paura. Vorrei poterti stringere adesso.
"Sono a qualche isolato da casa mia, vicino la tabaccheria dove Zayn compra sempre le sue sigarette quando viene da me."
Sentii Harry parlare con qualcuno, io respirai affannosamente quando la voce di quell'uomo che richiamava costantemente la mia attenzione divertito, era sempre più vicina.
"Dove corri, tesoro? Tanto ti prendo."
Era uno a chiamarmi, era sempre lo stesso e si stava divertendo. Allora corsi.
"Harry." Piansi al telefono.
"Prendi la principale, piccola, stiamo arrivando."
"Scusa." Piansi ancora.
Lanciai per la prima volta uno sguardo alle mie spalle.
"Sta tranquilla, amore mio, vengo a prenderti -"
La voce dolce e calda di Harry venne strappata via da me, perché nel momento in cui girai il capo, scoprii che quell'uomo non era che a due passi da me.
Afferrò il mio cellulare e se lo portò all'orecchio, mentre un altro ragazzo mi copriva le labbra con la mano e stringeva il mio corpo sotto il suo braccio.
Sgranai gli occhi, mentre il terrore avvolgeva ogni angolo del mio corpo, mentre le lacrime bagnavano il mio volto, incapace di reagire, incapace di scappare, incapace di urlare.
Lontana dall'unico uomo che poteva proteggermi.
"Harry, amico mio." Disse, quell'uomo.
Aveva i capelli biondi, occhi blu ed un viso tanto bello, da non sembrare reale, così crudele.
Perché aveva così tanto l'aspetto di un angelo, ma era così tanto simile al diavolo.
Eppure il diavolo era l'angelo più bello, no?
Non riuscivo a muovermi, chi mi teneva non lo permetteva.
"Oh sì, la tua ragazza è davvero carina. Com'è che si chiama? Juliet?"
Rise.
"Adesso lascia che mi diverta un po' con lei."
Allora lasciò cadere il mio cellulare sull'asfalto, distruggendolo con un piede.
Tremai.
L'uomo che mi teneva lasciò la presa dal mio corpo, solo per lasciare che l'altro mi sbattesse al muro. Strillai per il dolore, ma ricevetti soltanto uno schiaffo in pieno volto come risposta.
"N-non mi toccare." Balbettai.
Ma lui non mi ascoltò.
Posò le sue labbra sulle mie, poi le spostò sulla pelle del mio collo, del mio petto scoperto, del mio volto.
Per quanto piangessi, quell'uomo non si allontanava, ma rideva e mi toccava, mi stringeva, mi picchiava.
Mi strappò il vestito, mi sussurrò all'orecchio volgari e minacciose parole, mi disse che lo stava facendo perché Harry si meritava di soffrire, come aveva sofferto sua sorella. Ma non capivo, piangevo disgustata e terrorizzata.
Afferrò una mia gamba, avvolgendosela al fianco, io mi agitai, tirando pugni sul suo petto.
Ma ero così fragile, così debole, così piccola. Io volevo soltanto il mio Harry.
"Sta ferma, puttana."
L'uomo che poco prima mi aveva tenuta, se ne stava fermo, con un'espressione seria in volto, mentre filmava ogni cosa.
Quell'uomo che mi teneva, si abbassò la cerniera dei suoi pantaloni e poi alzò il mio vestito.
E una parte della mia purezza venne violentata, violata, mi venne strappata. Quell'uomo mi fece del male ed arrivò dove solo Harry fino ad allora era arrivato.
Da quella notte non fui più soltanto di Harry, qualcuno si era preso con la forza ciò che era mio e che avevo dato soltanto all'uomo che amavo.
Un segno che avrei portato per sempre con me e che avrebbe rovinato la mia vita.
Harry non arrivò in tempo.
Ma arrivò quando il danno ormai era stato fatto, quando io ormai non capivo più nulla ed avevo soltanto paura. Non gli do comunque la colpa di ciò che mi è accaduto, so che lui ha fatto di tutto e che io invece non avrei mai dovuto lasciarlo andare quella notte.
Quell'uomo venne strappato via dal mio corpo, io caddi a terra, avvolgendomi in me stessa.
Piansi senza sosta, mentre la voce di Rose tentava di consolarmi, ma io non volevo essere toccata o sfiorata da nessuno.
Sentii delle urla e sapevo fosse Harry, ma non alzai mai il volto, urlai quando qualcuno provò a toccarmi.
Avevo paura, da quel giorno avrei sempre avuto paura.

Strinsi gli occhi, mentre una lacrima rigava il mio volto, che però asciugai subito.
Era questo il mio tormento e non vi era rimedio.
Harry non c'era più, quell'uomo è stato condannato, ma io non ho mai avuto indietro ciò che era mio, non avrei più potuto riaverlo.
E quell'impossibilità aveva rovinato la mia vita.
Nessuno sapeva di quella notte, se non Harry, Rose, Louis e Lucas, nemmeno mio padre.
Avrei soltanto voluto che dopo Harry non m'abbandonasse, nonostante la situazione fosse diventata complicata ed inizialmente ingestibile, considerando che nemmeno da lui mi lasciavo toccare.
Eppure lui l'aveva fatto, era andato via.
Ed io dovevo dirgli addio.
Così scrissi su quel foglio, sporco di lacrime salate, tutto quello che avrei dovuto dirgli da tempo.
Perché il nostro tempo era finito e quella notte, per quanto la odiassi, avrebbe sempre fatto parte della mia vita, dovevo solo imparare a conviverci e ad andare avanti.
Volevo soltanto qualcuno da amare, da stringere.
Volevo soltanto qualcuno da amare nel giusto modo.
E Lucas, era l'unica soluzione per proseguire.

"Bright lights, she's fading,
feels right, she's crazy."
-She, Zayn.

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NUOVA ONESHOT! "Write about you"
Ho scritto una nuova os e mi farebbe molto piacere se passaste a leggerla, la trovate sul mio profilo, l'ho appena pubblicata. Ci tengo davvero in quanto rendo chiare molte cose e vi chiedo di leggerla, note d'autore comprese.
Ma comunque, passiamo alla storia.
Innanzitutto voglio chiarire le due citazioni (quella all'inizio e quella alla fine del capitolo), sono entrambe della canzone che ho citato (che adoro, una delle mie preferite di mind of mine, ve lo dico anche se non vi importa, lo so ahah), ho pensato fosse più carino sistemarle in questo modo, perché erano entrambe perfette per la situazione.
Comunque, avete un po' più chiara la situazione adesso che alcune verità sono state rivelate?
Qualcuno di voi c'avevo pensato a quello che è accaduto a Juliet?
Fatemi sapere nei commenti, vi aspetto là in tanti, sapete che adoro sempre leggerne in tanti ed ho apprezzato tantissimo quelli del precedente capitolo anche se i voti sono stati di meno :( ma so che vi rifarete in questo, ho fiducia in voi! ;)x
Io adesso scappo, ci vediamo presto!
Endless love. xxx

Macchiati di nero [HS]Where stories live. Discover now