Capitolo 16.

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"L'amore non è una colpa, non è un mistero, non è una scelta, non è un pensiero.
[...]
Lo so, l'amore è spudorato, l'amore è egoista, l'amore è un atto di necessità di te."
-Il diluvio universale, Annalisa.

"L'amore è fatto di attimi."
Spazio brevissimo di tempo in un sentimento così grande, così potente, così feroce.
E sono proprio gli attimi che ci fregano.
Crediamo che se facciamo qualcosa che dura poco tempo, un secondo, un istante, non sarà importante, passerà inosservato. Ma no, ci sbagliamo. Perché non importa in quanto tempo lo facciamo, non importa quanto dura, importa cosa facciamo. Sono le nostre azioni a segnarci, non il tempo.
E sono proprio gli attimi che ci fregano, perché in così poco tempo la nostra mente non realizza, agisce e basta; solo quando tutto è finito, capisce.
Di ogni nostro gesto, di ogni nostro atto, c'è una conseguenza che paghiamo con l'essere felici, o con il non esserlo.
O come me, con l'essere così confusa da rischiare quasi di impazzire.
E non riesco a spiegarla, quella disperata voglia di piangere, o di urlare, da mettermi le mani tra i capelli e volerli tirare fino a strappare.
Ridere un secondo, piangere l'attimo dopo.
Le conseguenze delle mie azioni erano una mente in subbuglio, un cuore palpitante, ma così vuoto.

Appoggiai la tazza di tè caldo sul comodino, guardandomi attorno.
Adesso tu sei qui. Adesso anche questa stanza, questa casa, mi parla di te.
I miei vestiti erano sul pavimento, c'era confusione, c'erano emozioni in ogni singolo angolo.
Eppure quella stanza era così vuota, mancava qualcosa.
Manchi tu e la tua assenza urla nell'aria.
Raccolsi la mia maglietta, piegandola ed appoggiandola sulla sedia della scrivania. Con la mente in confusione, decisi di rifare ordine in camera mia.
Pensai che rimettendo ordine in quella stanza, potessi rimettere in ordine la mia mente. Mi sentivo così confusa e quel disordine non faceva che peggiorare il mio stato. Vedevo tutto quel disordine ed il panico mi avvolgeva, mi scombussolava ancora di più.
Ma ogni cosa era strana, perché un attimo prima tutto andava bene, io stavo bene, mentre quello dopo avevo soltanto voglia di piangere.
Un groppo in gola, un peso addosso.
Ma mi distrasse in un attimo l'immagine di noi due sul mio letto.
E mi mancò il fiato, respirare era diventato difficile.
Lasciai cadere la sua camicia, che tenevo tra le mani, a terra e mi appoggiai alla finestra dietro le mie spalle.
Era un bacio di fuoco, le sue mani stavano tenendomi sulla terra ferma, ma io stavo diventando cenere.
Bruciamo in fretta tra sorrisi e paranoie.
La stanza attorno a me girò.
Non smettevamo, non ci stancavamo, non capivamo.
Le nostre labbra si scontravano continuamente, senza mai nessuna tregua. E non c'era pace per nessuno dei due, entrambi volevamo sempre di più.
E bruciami, bruciami, bruciami.
Erano anni che non mi succedeva di sentirmi in quel modo. Solo con lui era successo e soltanto con lui stava succedendo ancora.
Ci staccammo soltanto per pochi minuti, con il respiro pesante ed i corpi accaldati.
Un battito mancato, un sospiro agitato.
Mi guardava come soltanto lui era in grado di fare, con gli occhi belli e lucenti, con lo sguardo dolce ed ammaliante, desideroso e bruciante.
In quel momento non capii cosa fosse giusto, o cosa fosse sbagliato, non ci pensai, agii.
Allungai il volto verso il suo, sulle punte dei piedi e lasciai un bacio sulle sue labbra. Ma non bastò, perché il secondo dopo ci stavamo baciando ancora e per tutta la notte.
Mi sedetti sul letto, cercando di respirare in modo regolare. Ma il nostro amore mi stava ancora facendo a brandelli.
Perché che fosse stato passionale, o leggero, non sarebbe importato; sarebbe stato il bacio più bello della storia, della storia di due esseri umani perdutamente innamorati, ma troppo spaventati. (cap.12)
Il bacio più bello della storia di due cuori persi e ricongiunti. Quello fu il bacio più bello che avrebbe mai potuto esserci tra di noi. Non c'era mai stato bacio più bello, non avrebbe mai potuto esserci bacio più bello di quello, dal momento in cui quella scossa avrebbe ricomposto i nostri cuori e messo in ordine ogni cosa in vita.
Calai il capo verso le mie mani, sfiorai il mio polso, salii lungo il braccio e tremai perché ricordai le sue mani ed il loro tocco.
Slacciò lentamente i bottoni della camicia che indossavo, uno ad uno, con cura. Io portai le mani sulle sue spalle e sospirai, mentre lasciava diversi baci sul mio collo, uno sulla mascella e un altro ancora sul lobo del mio orecchio.
"Stai tremando." Sussurrò.
Tremavo per amore.
Le sue mani raccolsero le mie ed i suoi occhi si posarono sul mio viso.
Sfregò il pollice sul dorso delle mie mani, poi abbassò gli occhi su di queste e sorrise quando vide l'anello che portavo al dito.
"Mi piace che tu lo porti ancora." Baciò la mia mano.
Ma io non dissi nulla, soltanto strinsi le sue dita e mi avvicinai a lui. Non c'era niente che volessi in quel momento, se non lui. Non era importante se stessi tremando, non era importante se stessi errando.
Si dice che sbagliando si impara e allora permettetemi di rispondere così, banalmente: lasciatemi sbagliare.
A chi importava? A nessuno in quella stanza, o in quella vita.
"Harry." Sussurrai.
E lo guardai, con gli occhi di chi non riesce a vedere da tempo.
Lui era i colori, in una serie di immagini in bianco a nero.
Il suo corpo era l'assoluta perfezione, con il colore della sua pelle in netto contrasto con il nero dei suoi tatuaggi. Ricordavo molti di questi, ma non conoscevo la storia di molti altri. La sua pelle era sempre stata un'opera d'arte, una tela su cui lui aveva deciso di far imprimere la sua vita, ed io amavo ogni singolo strato e goccia d'inchiostro. Era evidente che, durante la nostra lontananza, avesse avuto altro di cui raccontare.
Ad ogni modo amavo soprattutto e ancora il piccolo diamante sul suo petto, al livello del suo cuore, che portava il mio nome. Mi disse "sei un diamante, il mio, prezioso, raro e assolutamente bellissimo diamante", ed io lo guardai incredula ai miei occhi perché non avrei mai voluto nessun altro tipo di diamante da parte sua, nessun anello sfarzoso sarebbe mai stato in grado di eguagliare la grandezza di quelle sue parole; l'unico diamante che volevo se l'era tatuato sulla pelle e sul cuore.
Così tracciai quel diamante con le dita e lui mi sorrise.
"Non dimenticare mai." Sfregò il naso sul mio.
Scossi il capo e mi chinai a lasciare un bacio su quel piccolo, ma così grande di significato, diamante.
Harry afferrò il mio polso, giocando con le mie dita e lasciando una scia di singoli baci che andava dal polso alla mia spalla.
Ricoprì ogni angolo della mia pelle, dei suoi baci.
Poi, lasciando un ultimo e casto bacio sulla mia spalla, abbassò la camicia e la fece scivolare oltre le mie spalle.
Mai più nessuno strato.
Spostò i miei capelli oltre le mie spalle, baciando ancora una volta il mio collo e poi posando gli occhi sul tatuaggio che invece io avevo fatto sul cuore, per lui. Mi feci incidere una piccola parola, "breath". Gli dissi "sei il respiro che mi tiene in vita, sei l'ultimo mio respiro prima di morire" e lui quella notte fece di me la sua ragione d'esistenza, mi promise amore, mi promise l'eternità.
Avevo creduto così tanto a quelle promesse.
Lo vidi sorridere, mentre carezzava con il pollice la pelle dove vi era incisa quella parola.
Guardai oltre la finestra in camera mia, ancora noi due riflessi in quella stanza.
Slacciò la cintura dei suoi jeans, mentre io con le mani toccavo la sua pelle. Ed in così poco tempo restammo vestiti di niente.
Con le mani un po' più esitanti, gli occhi un po' più spaventati, mi sfiorò, mi strinse, mi abbracciò.
Mai più nessuna barriera.
Restammo a lungo in quell'arco di tempo ad abbracciarci, fin quando non baciò dapprima la mia guancia sinistra e poi quella destra, sussurrando quanto fossi bella e quanto lo fossi non soltanto per i suoi splendidi occhi, ma quanto lo fossi agli occhi di chiunque, anche per un ceco. Mi disse che la mia bellezza era indiscutibile, era rara, proveniva da ogni angolo del mio coro, partiva dal cuore e arrivava al mio volto, scendeva sul mio corpo. Mi rese una principessa quella notte, ed io mi sentii davvero come tale. Come poche volte in vita mia, mi sentii bella per davvero.
Mai più nessuna esitazione.
Mi alzai dal letto, portando il mio corpo davanti lo specchio, dove mi guardai e dove vidi fare luce negli occhi miei una scintilla che non c'era da tempo.
Poi tirai il colletto della mia maglietta, mostrando un piccolo livido viola.
Mi baciò un'ultima volta sulle labbra prima di passare al mio collo, ancora. E lo baciò, lo marchiò, mi segnò.
"Sei mia." Sussurrò al mio orecchio, "lo sarai sempre."
E no, le sue parole non erano affatto un modo per imporre il suo possesso su di me, perché era la verità, perché il mio cuore era suo e non avrei mai potuto farci niente se non arrendermi a questa verità. Che non sarei mai appartenuta a nessuno, non nel modo in cui appartenevo a lui, con tutta me stessa. Non avrei mai amato nessun altro, perché il mio cuore avrebbe sempre ed inspiegabilmente amato lui.
"E questa notte ti proteggerò, avrò cura di te e di ogni tuo dolore."
Mi mancò il fiato a quelle parole.
Delicatamente mi spinse verso il letto, lasciandomi distendere poi sulle candide lenzuola che l'adornavano. Con le mani tracciò la mia pelle dalle caviglie alle braccia e poi mi sorrise.
"Harry." Sussurrai.
"Mh?" Mormorò in risposta, spostando i capelli dal mio volto.
Ma io non gli risposi, soltanto strinsi le sue spalle, abbracciandolo forte e calorosamente.
Baciò ancora quella piccola macchia viola sul mio collo, mentre mi cullava tra le sue braccia.
Lasciai andare il colletto della mia maglia, ma continuando a fissare la mia immagine allo specchio. Cercai di sfuggire alle immagini che ancora si proiettavano nella mia mente, ma non c'era via di fuga da quell'amore.
Perché quella notte fu così magica, ma fu anche così sbagliata.
Sollevò le lenzuola dal letto, lasciando i nostri corpi intrecciarsi tra di questi.
Non c'era volgarità in quei nostri gesti, non c'era malizia e semplice desiderio. In ogni nostro gesto, quella notte, c'era soltanto puro ed inconscio amore.
E lui era così dolce, così delicato, così magnifico, attento a non farmi mai del male.
Senza giri di parole, facemmo l'amore. Lo facemmo piano, con cura, insieme, corpo ed anima, cuore, battito e respiro.
Con un elastico legai i miei capelli in una coda disordinata, ma non staccando mai gli occhi dal mio riflesso allo specchio.
"Mi sei mancata, piccola." Sussurrò al mio orecchio, mentre con me compiva l'atto più puro ed intimo che può esserci tra due persone.
Presi un lungo respiro e spostai gli occhi al letto dietro le mie spalle. Le lenzuola ancora fuori posto.
È come se sentissi il tuo profumo ancora addosso.
"Mi sei mancata così tanto, che adesso fatico a respirare." Sussurrò ancora.
Il fiato corto, il respiro pesante e caldo.
Quella notte eravamo due fuochi ed una sola luce, due corpi ed una sola anima, due cuori ed un solo battito.
Non so, forse stavo diventando matta, matta da legare, ma per quanto provassi a smettere di pensare a quell'attimo infinito, era come se non ci riuscissi, come se non lo volessi.
"Sei reale? Cristo," sospirò, "sei davvero tu?" La voce tremante.
Annuii freneticamente.
Il mio cuore ormai non reggeva più, presto avrei perso anche l'ultima minuscola parte della mia mente che ancora ragionava in modo razionale.
Vidi le stelle e poi il nero.
Mi coprii il volto con le mani, soffocando un urlo.
Mi avvicinai freneticamente al letto, tirai via le lenzuola, lanciando il cuscino a terra.
Ma quell'attimo lì, urlava così forte nella mia testa, quasi da farla scoppiare, da farmi completamente impazzire. E non mi restava che chiudere gli occhi e lasciare che la consapevolezza delle mie azioni mi avvolgesse, insieme al ricordo di ciò che avevamo fatto la notte prima io ed Harry.
Che infondo al cuore era soltanto quello che in due anni della sua assenza, avevo ardentemente desiderato, dopo il costante desiderio di poterlo anche solo rivedere ed abbracciare.
Accadde tutto così in fretta, ed è vero che è un attimo. Ma quello era il nostro attimo, c'apparteneva, non sarebbe mai stato di nessun altro se non nostro. Il nostro attimo prezioso, ricco d'amore, che entrambi avremo poi protetto così gelosamente dalle malelingue, dal giudizio di chi in realtà della verità non sapeva assolutamente nulla.
Mi baciò un'ultima volta sulle labbra ed io sorrisi.
Anime vaganti in questo amore disastroso.
Ridacchiò, sfregando il naso contro il mio. Il suo corpo caldo e sudato, torreggiava ancora sul mio, tenendomi al sicuro e al riparo da ogni paura e da ogni realtà distruttiva. Non avremmo mai permesso a niente e nessuno di rovinare quel piccolo momento.
Allungai il volto verso il suo, baciando la punta del suo naso; lui sorrise ancora, baciando poi le mie labbra, le mie guance, i miei zigomi, le palpebre dei mie occhi, la mascella ed ogni piccola parte del mio viso. Io risi, spingendolo con le mani. In ogni caso, la sua forza nettamente superiore alla mia, bloccò le mie mani e morse le mie dita. Ridacchiai, facendogli la linguaccia.
Era così bello poter scherzare con lui in quel modo, dopo aver fatto l'amore, tra le lenzuola di un letto così caldo e così accogliente, adesso che vi era anche la sua presenza.
Pressò le nostre labbra insieme, mentre io cercavo di smettere di ridere.
"Scema." Rise anche lui.
Liberai le mani dalla sua presa, solo per tirarlo in un abbraccio. E lo strinsi forte al petto, con i cuori in sincronia, veloci e follemente innamorati.
Lui nascose il volto nell'incavo del mio collo, ricambiando altrettanto forte quell'abbraccio.
Mi aggiustò il cuore.
Mi lasciai cadere sulle lenzuola, sospirando. Il mio cuore batteva forte al solo ricordo, che tra noi non era assolutamente cambiato nulla. Eravamo quei due ragazzi d'un tempo follemente innamorati, soltanto, adesso, con un cuore da ricomporre.
Ma i pezzi di cuore eravamo noi, lui era i miei, io ero i suoi. Non c'era modo di riparare i nostri cuori, se non stando insieme.
Ci staccammo da quell'abbraccio dopo un po', lui mi sorrise prima di stendersi ed attirarmi al suo corpo. Io annuii quando mi domandò se stavo bene, poggiando la testa sul suo petto e chiudendo gli occhi.
Con la melodia del battito del suo cuore, mischiato al suono del suo respiro, chiusi gli occhi e sospirai.
La mia vita era lì, tra quelle braccia.
Carezzò i miei capelli, giocando con alcune ciocche di questi.
"Mi è mancato tutto questo, davvero. Non so come ho fatto a vivere in questi due anni, senza di te." Mormorò, con le labbra poggiate sulla mia fronte.
Fissai il soffitto per un tempo indeterminato mentre ricordavo quelle sue dolci ed amare parole. Perché aveva ripetuto per tutta la sera quanto gli fossi mancata, ma mai aveva accennato alla sua assenza, o al suo fuggire via come un codardo.
Eppure mi importò poco, ma abbandonai il mio corpo al suo.
Alzai il volto, rivolgendomi a lui, che mi guardava senza più proferire parola. I nostri occhi a urlarsi tante di quelle cose.
Poggiai una mano sulla sua guancia, strofinando leggermente le punte delle dita sulle sue guance, mentre lui invece disegnava simboli astratti sulla mia schiena, che s'inondò di brividi.
"Come sei bello." Sussurrai, spostando dal suo volto una ciocca di capelli.
Non rispose, soltanto si chinò sul mio volto, baciandomi dolcemente, con calma. Respirammo insieme, vivemmo ancora.
Solo quando quel bacio terminò e ci guardammo negli occhi, realizzai quanto fossi senza via di fuga.
Riaprii gli occhi e mi guardai attorno. Passai quel giorno a ricordare la magnificenza travolgente di quel nostro amore spietato.

Scorre il tempo, tu passi, io passo, noi passiamo.
E non restiamo, fuggiamo, corriamo, scappiamo.
Non è questa la vita che vogliamo, non è questa la storia che ci aspettiamo.
Tornerai ed io sarò qui ad aspettarti, ma non ti voglio.
Ho paura, stai lontano, andrai ancora via, mi lascerai con le mani in mano.
Un cuore rotto, distrutto.
Un vuoto non colmato.
Non sono pronta.
Ho paura, ancora.
Ma tu resta, perché poi ti voglio.
E cullami, anche quando ti dirò non farlo.
E baciami, anche quando ti urlerò di starmi lontano.
E sorprendimi, anche quando ti rinfaccerò quello che mi hai fatto.
E prendimi, anche quando ti respingerò.
Non lasciarmi, non farlo, non più.
Che non è vero, perché io t'amo.
Non abbandonarmi, che non vivo.

__________
Eccomi qui!
Andiamo dritti al capitolo, su!
Da premettere che per quanto riguarda ciò che si racconta, non ho voluto spingermi ed usare termini troppo spinti perché non penso di essere pronta per scrivere qualcosa del genere in maniera più dettagliata, anche perché rischiavo di risultare volgare e come avrete potuto leggere da ciò che ho scritto volevo assolutamente evitare questo.
Ho voluto, o almeno, c'ho provato, dare un'aria più dolce, più tranquilla.
Ma comunque, voi che mi dite? Pensavate fosse terminato tutto con un bacio? Eeeh no!
E ora cosa succederà? Ed Harry?
Non voglio anticiparvi nulla, provate ad immaginare ;)
Vi aspetto nei commenti e a presto!
Endless love. xxx

Macchiati di nero [HS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora