Capitolo 22.

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"Credo nell'amore quando lacera.
Ciò che non ti uccide, ti fortifica.
Tutte le cose finite a metà, tornano continuamente."
-Coltiverò l'amore, Annalisa.

C'ho pensato tante volte a come sarebbe stata la mia vita.
Da bambina, milioni di volte mi sono seduta sulle gambe di mio padre a farmi raccontare di quelle tanto belle principesse di mondi inesistenti, soltanto perché mi piaceva poter pensare di essere una di queste, con il mio principe azzurro che presto sarebbe arrivato su di un cavallo bianco, per sposarmi ed amarmi, insieme con il nostro "per sempre felici e contenti". E guardavo la bambola che avevo tra le braccia, le pettinavo i capelli, le davo il mio nome aggiungendole il titolo di principessa, le facevo vivere la vita che io sognavo ed ero felice. Mi bastava così poco, anche un'illusione, per esserlo.
Milioni di volte, d'adolescente, mi sono seduta sul letto a leggere sui libri di quelle storie d'amore ancora più belle di tutte quelle fiabe e di tutte quelle favole, dove tutto sembrava un tantino più reale, nonostante si avvicinasse più comunque alla finzione.
E guardavo tanti di quei film, mi calavo nella parte dei protagonisti, vivevo al pieno ogni loro emozione, ogni loro storia d'amore.
Mio padre mi chiedeva sempre cosa ci trovassi di tanto bello nel vedere centinaia di volte gli stessi film, sapendo già come andavano a finire; ma io adoravo potermi perdere sempre tra gli stessi amori, tra quelli che mi avevano fatta sentire più viva.
Lo facevo perché cercavo negli altri qualcuno che mi facesse sentire in questo  stesso modo.
Cercavo ovunque io andassi, chiunque incontrassi, qualsiasi cosa facessi, la mia storia, come chiunque a quell'età faceva.
Quando ho conosciuto Harry avevo soltanto diciassette anni, ero ancora così giovane, ma l'ho amato, l'ho fatto davvero, con tutta me stessa.
Ogni istante che passavo con lui era raro, era prezioso, era indimenticabile.
Quando ho conosciuto Harry ho trovato quel qualcuno che mi facesse sentire come mai nessuno fino a quel punto c'era riuscito. Perché lui mi faceva sentire viva, spietata, senza confini; non c'erano limiti, né per lui, né per me e nemmeno per noi. Con lui il domani non faceva paura.
Il mio domani era lui.
Ma se lui non c'era, il domani cos'era?
Il mio domani erano i suoi baci e i suoi sorrisi.
Ma se i suoi sorrisi non c'erano, se i suoi baci non c'erano, il domani cos'era?
Il mio domani era svegliarmi accanto a lui e guardarlo dormire.
Ma se lui accanto a me non lo era, il domani cos'era?
Il mio domani erano i suoi ti amo.
Ma se lui a dirmeli non c'era, il domani cos'era?
Il domani e tutti i domani a seguirlo, cos'erano?
Solo giorni, solo ore, solo secondi, senza vita.
Ho passato tanti giorni di questi, perché due anni sono tante ore, sono interminabili secondi.
Ma mai in nessuno di questi ho creduto che avrei sposato un uomo, amandone un altro.
E nel mio futuro, nel mio domani sarei forse stata felice, ma non lo sarei mai stata abbastanza da vivere.

Avete presente quando ti svegli e senti che qualcosa non va? Ti senti fuori luogo, ti senti triste, come se il mondo intero potrebbe crollarti addosso o abbattersi su di te da un momento all'altro, come se assolutamente niente potrebbe tirarti su di morare, se non chi o cosa ti ha reso e fatta sentire così.
E ti senti così vuota, così vulnerabile, ti guardi in giro e cerchi un appiglio, ma non lo trovi e sospiri delusa perché in realtà sapevi non ci sarebbe stato, ma c'avevi sperato lo stesso, soltanto perché avresti voluto poter finalmente respirare. Avete presente?
Come se avessi un peso sulle spalle che ti impedisce di camminare, un buco allo stomaco che ti fa sentire vuota, un nodo alla gola che ti rende impossibile urlare, un pensiero fisso, costante ed asfissiante che ti fa impazzire, e non c'è tempo per fuggire perché la vita ti sta sfuggendo dalle mani e tu sei così stanca di rincorrerla che la lasci scorrere, anche se ti distrugge, anche se non lo fa, perché tanto ormai non t'importa più. Avete presente?
Io sì, perché quello era un giorno così.
Ogni domani stava diventando realtà e finzione, perché erano reali, ma non i miei.
Fissavo le parole sul libro che tenevo in mano, ma lo sguardo era vuoto.
La mia mente correva per fuggire dalla flotta di pensieri che disturbava la mia quiete. Ed un milione di domande facevano eco.
Dove sei? Cosa fai? Hai letto la mia lettera? Stai bene? Mi risponderai?
Ma per ottenere risposte avrei dovuto aspettare.
Harry era imprevedibile, non avrei mai potuto sapere cosa avrebbe fatto, non finché lui non avrebbe agito. E questo mi dava ancora più da pensare.
Non l'ammettevo, ma infondo avevo paura, una tremenda paura che lui non combattesse, che lui andasse finalmente avanti, come gli avevo chiesto. Ero così tanto egoista che avrei voluto continuasse ad amarmi. In fin dei conti, io l'avrei sempre amato, anche se nel modo sbagliato.
Chiusi il libro, ma i miei occhi si posarono sull'anello di fidanzamento che portavo al dito.
Sentii quel nodo alla gola restringersi, il peso sulle spalle aumentare ed il buco allo stomaco allargarsi.
Guardai poi l'altra mia mano, quella dove fino a poco tempo prima avevo portato l'anello del mio Harry e la vidi così vuota. L'avevo tolto e togliendolo era stato come se avessi tolto una parte della mia vita, ancora.
Non ci sarebbe mai stata quiete nei miei domani, non più.
"Juliet Donovan, mio tesoro e mia vita, vuoi diventare mia moglie?"
Ma si può vivere così?
Presi un lungo respiro.
La decisione era stata presa: io avrei sposato Lucas e tra me ed Harry non sarebbe rimasto più di un ricordo di un domani sbiadito dietro la parola addio.
"Juls, stai bene?"
Mio padre mi distrasse dai miei pensieri, entrando in salotto, con in mano un giornale e sopra il braccio la giacca grigia del suo vestito.
Gli sorrisi, "sì, stavo solo pensando al... Matrimonio."
Mi alzai, avvicinandomi a mio padre, che aveva aperto le braccia per me.
"Sei contenta?" Mormorò, appoggiando il mento sulla mia testa.
Annuii con il capo.
"Sono contenta." Confermai.
Senza un domani, ma fingerò di esserlo.
Strinse le mie spalle, prima di lasciarmi un bacio sulla fronte e tirarsi indietro.
"Devo andare."
Annuii, lui andò via ed io rimasi sola con i miei pensieri.

Macchiati di nero [HS]Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon