Capitolo 5.

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"Non volevi starmi lontano,
ma nemmeno troppo vicino."
-Massimo Bisotti

Le strade vuote, il silenzio intorno a me.
Camminavo sull'asfalto cercando un volto, cercando un paio d'occhi, cercando delle mani, che solo ad una persona appartenevano.
Lo cercavo per le strade, tra le vie, ma di lui il niente.
Vagabondavo nel niente, come ormai facevo da un paio d'anni.
Stavo per diventarne parte di quel niente.
E tutta la convinzione e determinazione con cui ero partita la mattina si stava lentamente spegnendo.
I pensieri caotici stavano riprendendo lentamente ad affollare la mia mente, come se le mie urla di poco prima per farle zittire con ricordi più dolci, non fossero servite a molto. Avevo combattuto con la dolcezza di alcuni momenti per distruggere l'amarezza di altri. Ma avevo combattuto in netto svantaggio, da quando il dolore aveva preso le parti della mia distruzione.
Non vinciamo contro chi lotta di intuito, contro chi ci colpisce con le nostre debolezze, contro chi sa chi siamo e cosa vogliamo, o cosa abbiamo bisogno.
Un po' come con Harry: non avrei mai vinto contro di lui.
Se tra di noi fosse iniziata una battaglia, senza dubbio, ne sarei uscita finita. E lo sapevo, lo sapevo benissimo, che se l'avessi incontrato avremo lottato. Perché eravamo io e lui, perché eravamo noi, e non potevamo fare a meno di farci del male.
Ma tra me e lui, era sempre stato lui ad avere la meglio.
Non vinciamo contro chi sa come colpirci, quando farlo e come farlo.
Non scappiamo da chi non ci ha mai davvero trattenuti, perché anche senza capirlo, siamo noi stessi a restargli attaccati.
Siamo tutti così fragili, a volte.
Eppure, in quell'attimo, guardando quella foto, avevo creduto che trovarlo e, forse anche solo, guardarlo, era la cosa giusta da fare, nonostante sembrasse la più sbagliata.
Non scappiamo da chi ci ha abbandonati.
Il vento soffiava leggero, io mi strinsi nel mio giaccone e sotterrai le mani nelle tasche. Tra le dita, al riparo, quella foto.
Ma quella mattina il fato decise che per me non era ancora arrivato il momento di rivederlo, non lui almeno, poiché fu un'altra persona che incontrai.
"Juliet?"
Quella voce alta, squillante, a volte fastidiosa.
La conoscevo bene, le sue urla da ragazzino fastidioso facevano rumore ancora tra i miei ricordi.
Mi voltai di scatto.
Un paio d'occhi azzurri fissi sul mio corpo, dei capelli castani, un tempo portati sulla fronte, adesso alzati e portati in modo ordinato in un ciuffo.
Le mani dentro le tasche del suo giubbotto di jeans, skinny jeans a fasciargli le gambe e semplici Vans ai piedi.
"Louis?" Domandai sorpresa di trovarlo lì.
In un lampo, nella mente, mi apparve il suo volto da ragazzino, quando con Harry, passava il suo tempo a fare stupide battute o a ridere.
Louis era quel genere di persona che se sei giù di morale, lui in un modo o nell'altro riesce a farti sorridere.
Non la trovi tutti i giorni una persona così, comunque.
Mi sorrise ed annuì, il sorriso quello di sempre.
"Che ci fai qui?" Domandai ancora, avvicinandomi a lui.
Sorrise ancora, ma questa volta fu preso alla sprovvista da quella domanda, perché deglutì, il sorriso tirato, finto.
Evidentemente qualcosa in quella domanda lo metteva in difficoltà.
Poi capii.
Harry.
Per chi o per cosa poteva essere lì, se non per lui?
Annuii deglutendo anch'io.
Lui capì ed accennò ancora un leggero sorriso tirato.
"Mi sposo." Disse infine.
Forse in un tentativo di sviare il discorso, non ancora iniziato, ma con una brutta piega.
Non posso fuggire, né da lui, né dal dolore in ogni caso.
Sgranai gli occhi e le labbra, sorridendo non appena realizzai quello che lui aveva detto.
Louis Tomlinson, il ragazzo ribelle, si sposava.
Non potei fare a meno di chiedermi se fosse Margaret la sua futura moglie, o se nel corso di quei due anni le cose fossero cambiate anche per lui e per gli altri.
Sapevo che Zayn e Rose stavano insieme, ancora, soltanto perché lei era mia cugina e mantenevo un contatto, anche se non frequente, con la rossa.
Ma Liam? Niall? Anche Louis stesso. Di loro non sapevo assolutamente più nulla.
Ogni contatto era andato perso insieme alla mia storia con Harry.
"Louis, ma è meraviglioso!" Sorrisi, "Margaret?" Chiedi infine, vita dalla curiosità.
Lui sorrise ed annuì vigorosamente.
"E con chi altrimenti? Mi tiene attaccato con le catene!" Scherzò.
Risi e scossi la testa.
Louis e Margaret erano, forse, una delle coppie più belle che avessi mai visto.
Erano complici, felici, innamorati. Litigavano, ma sapevano fare pace. Si guardavano come si guarda un tramonto, come si guarda il mare, come si guarda la neve o la pioggia; i loro occhi brillavano. C'era amore in ogni loro atteggiamento, sguardo, strato di pelle.
Harry e Zayn c'avevano scommesso che non si sarebbero mai lasciati.
Avevano scommesso anche sul nostro amore, su quello mio e di Harry, sulla nostra storia che non sarebbe mai finita, ma la mia aveva avuto una fine invece, nonostante per me non fosse mai realmente finita.
"Grandioso! Come sta?"
"Oh, beh, è un po' incinta." Ridacchiò.
Con le mani mi coprii le labbra e sgranai ancora gli occhi.
Louis, il ragazzo pieno di sorprese. C'era da ridere come le cose non fossero per niente cambiate.
Una luce brillò nei suoi occhi, era felice.
Mi domandai se anche Harry lo fosse.
Vidi Louis sorridere timidamente e grattarsi il collo in un gesto imbarazzato.
"Dio, Louis." Sussurrai, avvicinandomi a lui.
Lo strinsi in un goffo abbraccio, ridendo poi quando lui inciampò nei suoi stessi piedi quando ci staccammo.
Le cose erano davvero cambiate, forse anche Harry stesso era cambiato e forse l'unica ad essere rimasta indietro con il tempo, anche se apparentemente non sembrava, ero io.
Cadde tra di noi un silenzio scomodo ed imbarazzante. Louis fuggiva dai miei occhi e si limitava a torturarsi i capelli con le dita, guardandosi i piedi.
Io tenevo le braccia incrociate al petto.
Era come se entrambi aspettassimo qualcosa dall'altro, come se ancora ci fosse qualcosa da dire. E per certo il nostro argomento silenzioso era Harry.
Sapevo che lui, essendo il suo migliore amico, sapesse qualcosa di quel ragazzo dagli occhi verdi, ma nessuno dei due sembrava avere il coraggio di parlare per primo.
Quel suo atteggiamento mi portò a pensare che forse Harry era andato avanti, che magari anche lui avesse conosciuto qualcuno, o addirittura si fosse già sposato. Quindi, pensai, Louis non volesse sbattermi tutto in faccia. Sapeva quanto la situazione tra me ed Harry fosse delicata.
Ma io volevo saperlo, non mi importava, ero uscita a cercarlo e se mai un giorno l'avrei rivisto per dirci davvero addio una volta per tutte, volevo essere pronta a qualsiasi verità mi si sarebbe presentata davanti.
Parlai allora io per prima.
"Come sta?" Non era necessario dicessi chi.
Louis alzò di scatto il capo, rivolgendomi uno sguardo dapprima confuso, ma poi consapevole.
Il cuore mi battè forte al pensiero di un'imminente, possibilmente, distruttiva verità.
Morsi con forza il mio labbro inferiore.
"Come vuoi che stia?" Domandò di rimando.
Il suo tono tremendamente serio.
Quella sua risposta fu inaspettata. Credevo mi avrebbe detto che stava alla grande, che era felice, ma mai un'altra domanda come risposta che lasciava intendere tutto tranne che la tranquillità.
"I-io non lo so." Balbettai.
Louis sospirò.
Il mio cuore battè ancora più forte.
È possibile che anche dopo due anni, ancora, al tuo pensiero il mio cuore batte così forte?
Deglutii in attesa.
"Non sta. Non sta più, ormai."
Mi allarmai.
Immagini di situazioni tragiche mi attraversarono gli occhi: incidenti, ospedali, pianti, addii.
Pensai che in quell'arco di tempo in cui non c'eravamo visti, in quella settimana, gli fosse successo qualcosa. Pensai d'essere arrivata troppo tardi.
"Cosa vuoi dire? Louis, cos'è successo?" La mia voce tremante.
Avrei potuto piangere.
"Cos'è successo? È successo che Harry è un idiota, continua a cercare di convincere tutti e se stesso che lasciarti è stata la decisione giusta." Era arrabbiato.
Mi guardava con le mani sospese in aria.
Io trattenni il respiro, incredula.
"Non capisce che si sta soltanto distruggendo, che ogni giorno che passa è sempre più uno schifo." Sospirò.
Io scossi la testa sempre più diffidente alle sue parole, contrastanti alla situazione alla quale ero stata sottoposta in due anni.
Ho creduto per tutto quel tempo che ad Harry non importasse nulla, che forse mi aveva lasciata perché non m'amava più, che pensava non fossimo adatti l'uno per l'altra.
Ma mai avrei pensato che lui ci stesse male almeno quasi quanto ci stavo io.
Il mio dolore non sapevo fosse anche il suo.
Louis d'altronde, suo migliore amico, risultava arrabbiato perché non sopportasse l'idea di veder soffrire Harry.
Ma non capivo comunque. Quella situazione era assurda.
"I-io... Louis, io non capisco." Balbettai.
Louis sospirò un'ennesima volta.
"Gli manchi, ma è solo troppo codardo per dirtelo." Disse infine.
Scossi la testa vigorosamente, cercando in tutti i modi di mandare giù il nodo che avevo in gola, le lacrime ad un battito di ciglia.
Se avessi pianto non l'avrei fatto per Harry e per la sua situazione emotiva, se l'avessi fatto era per me, per me che avevo passato due anni ad aspettare qualcuno che nonostante tutto continuava a sostenere la sua decisione folle per entrambi, a quanto pare.
"E ormai è troppo tardi, giusto?" Chiese conferma Louis.
Capii si riferisse alla mia relazione con Lucas, come lui ne fosse a conoscenza non lo sapevo, ma non diedi molta importanza a ciò in quel momento.
Presi un lungo respiro e mi portai i capelli dietro le spalle.
"Voglio vederlo." Dissi.
Sicurezza nella mia voce.
"Come?" Louis spalancò gli occhi.
"Se lo vedi, devi dirgli che voglio vederlo."
Louis deglutì e poi annuì.
Restammo in silenzio.
Io con i miei pensieri, lui con la sua confusione.
Poi andai via per la mia strada, lui per la sua, senza troppe storie, solo con un saluto.
E in strada per il ritorno a casa, non potei fare a meno di chiedermi, se anche Harry volesse vedermi.
Speravo di si, perché allora meritavo una spiegazione ed un addio vero e proprio.
Ero stanca di vivere nel passato, ero decisa ad iniziare a vivere nel presente e nel mio possibile futuro, ma per farlo dovevo dire addio al passato, che mi aveva intrappolata, una volta per tutti.

Macchiati di nero [HS]Where stories live. Discover now