Capitolo 2.

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"Ho combattuto con il silenzio, urlandogli addosso. E levigato la tua assenza, solo con le mie braccia."
-Sere Nere, Tiziano Ferro.

Mi ero sempre chiesta cosa si provasse a non poter vedere nulla, soltanto costantemente il buio. E l'unica conclusione che sono sempre riuscita a trovare è che deve essere terribile. Non potere vedere, conoscere la bellezza delle cose, anche delle più semplici.
In mezzo a tutto quel buio finalmente capivo cosa prova chi la vista non ce l'ha.
Vagavo nel niente, tastavo con le mani l'aria, nel disperato tentativo di toccare qualcosa, ma niente, non c'era niente.
Ed era così brutto, eppure non riuscivo a capire come farla finita.
Il nero come colore m'era sempre piaciuto. Un colore neutro, calmo.
Ma da un po' di anni ormai, avevo iniziato ad odiarlo. Avevo iniziato ad attribuirlo a tutte le cose brutte.
Al silenzio, a quello scomodo, quello che sembra non dire nulla, ma che in realtà ti sta urlando quanto hai fallito nella tua vita.
Al dolore, a quello che ti mangia viva, che ti consuma.
Alla paura, a quella che ti fa tremare la notte, nelle cadute.
Alla noia, a quella che ci tiene sempre lontani dal fare qualcosa.
All'incertezza, a quella che non ci permette di essere felici con noi stessi e con quello che si ha.
Alla perdita, a quella che quando arriva e poi va via, si porta con se una parte di te.
Alla morte, a quella che ti può salvare o che ti può distruggere.
All'inferno, a quello che passavo io allora.
Solo, non capivo cosa avessi fatto per meritarmi di marcire in quel modo.
Forse, ripeto, sono stata troppo felice.
Ma perché un uomo non può esserlo?
Urlai in quel buio, ma la mia voce rimbombò soltanto nel niente.
"C'è nessuno?!" Urlai ancora.
Silenzio. Nessuna risposta.
Respirai affannosamente.
"Vi prego! Odio tutto questo!" Piansi.
Poi un rumore catturò la mia attenzione, un continuo ticchettare non molto lontano.
Erano dei passi. Costanti e sempre più vicini.
"Chi c'è?!" Chiesi.
Una risata fece eco in quel nero, mi fece tremare.
Conoscevo quella risata.
"Oh Juliet, sei sola oggi? Dov'è finito il tuo cagnolino da guardia, Harry?" Rise ancora.
E poi eccolo, apparire dal nulla. Davanti gli occhi miei, più bello e perfido che mai.
Perché aveva così tanto l'aspetto di un angelo, ma era così tanto simile al diavolo.
Eppure il diavolo era l'angelo più bello, no?
E in quel momento mi chiedevo dove fosse il mio vero angelo, il mio Harry.
Amore mio, vienimi a prendere.
Indietreggiai mentre lui si avvicinava sempre di più.
"Sei molto bella, sai? Harry è molto fortunato a poterti scopare quando gli pare."
Dai miei occhi cadevano lacrime salate.
Avrei tanto voluto scappare, ma qualcosa mi teneva ferma, immobile.
Che sensazione terribile, voler fuggire, ma non potere.
"N-non mi toccare." Balbettai.
Era ormai lontani soltanto pochi centimetri da me, la mano allungata verso il mio viso.
E il solo pensiero delle sue mani sul mio corpo, della sua bocca sul mio volto, della sua voce al mio orecchio, mi dava la nausea.
James afferrò il mio polso e mi strattonò, portando poi le mani sui miei fianchi e stringendoli fino a farmi male.
Pregai Dio che qualcuno venisse a salvarmi. Ma se sei all'inferno, Dio non può fare niente. Hai peccato.
Mi dimenai nella sua stretta, causando soltanto lo stringersi della sua presa.
"Sta ferma puttana, voglio solo divertirmi un po' facendo incazzare il tuo ragazzo." Sputò sul mio volto.
A quel punto non mi restava che urlare, e ci provai, ma nemmeno quello sembrava uscire bene.
Ero senza voce, ero senza fiato, con la paura sotto la pelle e la voglia di scappare dalle mani di quel mostro.
Pregai lui di lasciarmi andare, ma ogni volta ricevevo soltanto uno schiaffo come risposta.
"Quel figlio di puttana diventerà matto quando scoprirà che mi sono fottuto la sua ragazza." Un ghigno orrendo sul suo volto.
Le sue mani sul mio corpo, le sue labbra sulla mia pelle.
Tremavo, ma nessuno era lì a salvarmi.
E nemmeno lui c'era.

Macchiati di nero [HS]Where stories live. Discover now