Capitolo 33.

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"Viviamo, mia Lesbia, e amiamo
e ogni mormorio perfido dei vecchi
valga per noi la piu' vile moneta.
Il giorno puo' morire e poi risorgere,
ma quando muore il nostro breve giorno,
una notte infinita dormiremo.
Tu dammi mille baci, e quindi cento,
poi dammene altri mille, e quindi cento,
quindi mille continui, e quindi cento.
E quando poi saranno mille e mille
nasconderemo il loro vero numero,
che non getti il malocchio l'invidioso
per un numero di baci cosi' alto."
-Viviamo e amiamo, Catullo.

"Ancora mi chiedo perché lo stiamo facendo."
La voce di Harry calda e bassa vicino le mie labbra.
Il vento leggero colpiva il mio corpo e quello di Harry, ma nessuno dei due sentiva freddo. Il mio corpo pressato contro il suo riscaldava la sua pelle, il suo tocco sul mio volto teneva al caldo la mia di pelle.
Ce ne stavamo in piedi, così vicini, davanti la porta di casa mia e con una valigia ai piedi, un arrivederci sulla punta della lingua e nessuna voglia di pronunciarlo; eppure, eravamo costretti a farlo. Per lui, per me, per noi.
Strinsi le braccia attorno alla sua vita.
"È solo una settimana." Tentai di rassicurare lui, tentai di rassicurare me stessa.
Perché inutile negarlo, ma questo arrivederci, per quanto fosse necessario, un po' mi spaventava.
Avevo già sperimentato la sua assenza e non era stata di certo un'esperienza piacevole. Ma questa volta sarebbe dovuto essere diverso, questa volta lui non sarebbe sparito, questa volta lui ci sarebbe stato; anche se i nostri corpi sarebbero stati lontani, i nostri cuori sarebbero stati così vicini da sentirsi, le menti così vicine da sfiorarsi.
Sfregai il naso sulla sua guancia, in punta di piedi per raggiungere il suo volto. L'odore della sua pelle così inebriante, così piacevole.
"Sarà tremendo." Borbottò.
Spostò la mano dal mio volto, portandola dietro la mia nuca, per stringermi al suo corpo e baciarmi ogni strato di pelle scoperto dai vestiti: il collo, le guance, la fronte, gli zigomi, le labbra.
"Non essere così negativo."
"Mh." Mormorò, continuando a lasciarmi baci sulla guancia destra.
Come a voler lasciare ad ogni costo l'impronta delle sue labbra sulla mia pelle, la sua presenza sul mio corpo.
Ridacchiai quando continuò quel dolce assalto con le labbra, portandole sul mio collo, aggiungendo i denti e stringendovi la mia pelle.
Richiamai il suo nome, sorridendo.
Mi stava marchiando, mi stava segnando, in modo da ricordarlo.
Lui sarebbe stato ovunque io sarei stata.
Avvolse il mio corpo con le braccia, non lasciandomi alcuna via di fuga, ma d'altronde, se fosse stato possibile, avrei rinviato quel momento ogni giorno ed ogni notte fino a mai raggiungerlo.
Appoggiò il mento sulla mia spalla, quando lasciò la mia pelle a raffreddarsi dal suo tocco caldo, dai suoi baci bollenti, dai suoi morsi scottanti; dondolò i nostri corpi.
"Non me ne voglio andare." Sussurrò.
Sfregai la guancia sul suo petto, ascoltando il suo cuore.
Il mio batteva veloce, grazie alle sue parole.
Neanche io voglio che tu vada, il mio cuore ti sta chiedendo di restare.
E mentre mi cullava tra le sue calde ed accoglienti braccia, mi chiedevo se questa lontananza sarebbe stata davvero necessaria, mille dubbi a sorgermi tra i pensieri; ma a ricordare la ragione, a ricordare la paura, capivo e confermavo che era quello di cui entrambi avevamo bisogno. Io per più certezze, lui per più sicurezze.
Quando allentò la presa, afferrò ancora il mio volto tra le sue mani.
E quegli occhi, quegli occhi così belli, così splendidi, quegli occhi che da quando ci conoscevamo erano stati il mio infinito, a guardarmi, ad amarmi.
"Mi mancherai." Sussurrò.
Mi alzai ancora una volta sulle punte dei piedi, poggiando le mani sulle sue sul mio volto, per baciarlo come fosse la prima volta, come se fosse l'ultima, anche se né di prima, né tanto mento di ultima, era.
E anche se adesso prendi questa valigia, sali su questa auto e vai via, io lo so che ci ritroveremo, io ci credo.
E poi ci baceremo, ci baceremo tutta la notte, altri mille baci di questo, altre mille carezze di queste.
Io ne sono più che certa che tra me e te non ci sarà mai un ultimo bacio.
Portò le mani poco sotto il mio fondoschiena, stringendo le mie cosce e sollevandomi sui suoi fianchi. Strinsi le gambe attorno la sua vita, le braccia attorno al suo collo, altri cento baci ci scambiammo.
Quando le nostre labbra si separarono sfiorai con la punta del naso la sua guancia sinistra, restando stretta al suo corpo.
Lo sapevamo, lo sapevamo entrambi che non sarebbe stato facile, sin dal momento in cui c'eravamo ritrovati, sapevamo che questo ritrovo non sarebbe stato semplice.
Perché eravamo noi, perché era il nostro amore, perché avevamo sofferto troppo entrambi per poter permettere di lasciare che tutto tornasse come anni fa in soli pochi giorni. Ci voleva tempo, ci volevano altro dolore ed altre sofferenze, milioni di insicurezze da curare, certezze da chiarire, prima di riuscire a guardarci negli occhi e smettere di fingere che ogni cosa va bene, ma pensare che ogni cosa va bene sul serio, senza nessuna finzione.
Eppure mentre ci abbracciavamo era difficile anche solo pensare di stare lontani.
Tante volte entrambi avremo preferito continuare a soffrire piuttosto che lasciarci andare.
Harry avanzò fino a far aderire la mia schiena sulla fiancata della sua grande auto nera, con una mano accarezzò il mio viso.
"Ti chiamo appena arrivo."
Annuii, passando le dita tra i suoi capelli e spingendoli all'indietro, comprensiva.
Mi concessi minuti per guardarlo e studiare ogni suo cambiamento, ogni sua espressione.
Il suo viso più maturo, più delineato, segnato da tanta stanchezza, il mento e la mascella incorniciati da un pizzico di barba, le labbra sempre screpolate, gli occhi meno vivaci, più comprensivi.
A guardarlo, anche dai dettagli del suo aspetto si definiva la sua mancanza, la nostra lontananza, il suo dolore.
Poggiai la bocca sul suo zigomo destro, sentendo la sua pelle calda e morbida sotto le mie labbra.
Sospirò piano, mentre lo schiocco del mio bacio echeggiava in quel silenzio.
"Io soltanto so quanto ti amo, Harry. Potrei perdere il fiato cercando di spiegarlo." Sussurrai sulla sua pelle, "ti amo, angelo mio."
Il mio angelo, dai bei capelli e dai begli occhi, colui che mi aveva salvata, colui che comunque mi aveva amata.
Non l'avevo mai chiamato in quel modo, ma sempre l'avevo ritenuto tale. Ed anche se durante la nostra lontananza avevo dubitato fosse davvero esistito questo bellissimo angelo dagli occhi verdi e con la pelle tatuata, mentre mi stringeva tra le sue forti e muscolosi braccia rimangiavo ogni pensiero negativo nei suoi confronti, lo perdonavo e lo amavo più di prima, perché era comunque tornato a salvarmi.
E lo farai sempre. Me l'hai promesso, me l'hai giurato ed io c'ho creduto.
Ed io ci credo, che questa volta tornerai, che questa volta ci sarai.
Lo ripeterò finché avrò fiato, che tu non mi lascerai, che noi non ci lasceremo. Mai.
Harry sospirò, abbracciandomi più di prima.
Come se quello fosse un addio e nessuno dei due volesse abbandonare la presa, come quando sei in bilico tra il cadere nel vuoto o resistere e stringere la presa sull'unico appiglio che ti resta. Io ed Harry stringevamo questa presa, per non cadere; ma se nessuno ti salva, non importa quanto tu stringa, prima o poi cadrai. Ed io dovevo salvare Harry, lui doveva salvare me, lasciandoci andare. Solo allora avremo potuto risalire e vivere, ed amare, nello stesso istante in cui ci saremo ritrovati.
"Ti amo, amore mio." Sussurrò a sua volta, "ti amo."
Ci abbracciammo e ci baciammo un ultima volta prima che lui andasse via, salisse su quell'auto ed in soli pochi minuti scomparisse dalla mia vista.
Non si guardò mai indietro.
Ancora una volta era andato via senza mai voltare le spalle.

Macchiati di nero [HS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora