Sei sicuro?

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"Sei sicuro di voler partire?" - chiese Gemma un'altra volta. Non si arrendeva al fatto, già compiuto, che il suo fratellino era davvero andato via di casa per inseguire il suo sogno.

"Gems sono già sul treno, ne sono sicuro"

"Nessuno va mai via di qui, tutti stanno bene, perchè tu no?" - continuò imperterrita.

"Non ho niente che mi lega a quel paese, in tutti questi anni ho solo ricevuto - sospirò - offese, per non dire altro" - rispose il ragazzo, cercando di non mostrarsi debole agli occhi, meglio alle orecchie, di sua sorella più grande.

"Harry, però devi promettermi di tornare, non fare come papà, per favore..." - sussurrò piano la ragazza, Harry non ci mise molto a capire che su madre era lì nelle vicinanze. Erano passati due anni da quando suo padre aveva scelto un'altra donna a lei, eppure non c'era giorno in cui Anne - sua madre - non si girasse verso la porta, all'ora di cena, ad aspettarlo.

"Tornerò ogni volta che posso e poi più che voi, a mancarmi sarà il cane!» - scherzò il ragazzo, per svoltare da quella piega di tristezza che la conversazione stava prendendo.

"Promettimi di essere felice Harry..."

"Sarò felice e farò vedere a tutti quanto valgo!" - ed Harry sapeva che lo avrebbe fatto. Manchester era la sua seconda opportunità di vita e si sarebbe fatto valere, con tutti, nessuno questa volta gli avrebbe messo i piedi in testa - "Ho già parlato con l'università, devo solo trovarmi un appartamento e tutto potrà iniziare, questa è la volta buona"

"Buona fortuna fratellino, mettilo in culo a tutti"

"Gems ne abbiamo già parlato, di solito sono gli altri che lo mett-"

"Non lo voglio sapere!" - urlò lei, prima di far schioccare le labbra come un bacio e salutare ancora il fratello minore. Era cresciuto e forse non glie l'avrebbe mai detto, ma era fiera di lui.

Harry si lasciò andare scomposto sul sedile, era troppo alto - sfiorava quasi il metro e ottantacinque - per quei sedili stretti, ma Manchester distava solo poche ore, poteva sopportare. Stava per infilare le cuffie quando una donna sulla settantina richiamò la sua attenzione - "Ehi ragazzo coi capelli ricci! Boccolino parlo a te!"

Harry ci mise qualche secondo a capire che quell'arzilla vecchietta stava parlando proprio con lui - "Ce l'hai fatta a capirmi, mi fa piacere. Io sono Rose Jersey"

"Harry" - rispose con un cenno del capo, sorridendo. Sua madre l'aveva educato bene.

"Non ha un cognome Harry? Sono un'innocente vecchia, sono così tanto vecchia che mi porto una mummia dietro"- disse la signora, indicando un uomo al suo fianco, probabilmente il marito, pensò Harry che nel frattempo non riusciva proprio a smettere di ridere.

"Styles, Harry Styles"

"Non volevo origliare, ma sai è seduto proprio al mio fianco, poi ci sento ancora bene. Sa le mie amiche di chiesa non sentono bene come me, è una fortuna a quest'età...Comunque, ho sentito che cerca casa a Manchester, noi siamo di lì e da anni affittiamo un appartamento a quattro ragazzi, uno di loro è andato via qualche settimana fa e stiamo cercando di rimpiazzarlo"

Destino.

"Io frequenterò la facoltà di legge, dista molto da lì?" - chiese interessato. Harry credeva fortemente nel destino e se quello non era un chiaro segno!

"No, è molto vicino in realtà, se vuole le lascio il numero di uno dei ragazzi così può andare a vedere la casa appena arriva" - Harry non riuscì a dire di no e per questo, senza tante cerimonie, si lasciò dare il numero di uno dei ragazzi.

Forse quella era la fortuna che finalmente iniziava a girare.

"Ah Boccolino, mi sono dimenticata, il ragazzo si chiama Zayn Malik".


Louis' Club || Larry Stylinson AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora